Capitolo 20

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RIECCOCI QUI CON IL CAPITOLO 20. PERDONATEMI SE SONO SCOMPARSA MA NON HO AVUTO DAVVERO IL TEMPO MATERIALE PER SCRIVERE IL CAPITOLO. SPERO VI PIACCIA xx

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Erano passati due giorni da quando mi avevano dimessa. Ero tornata nella mia camera, a dormire nel mio letto e a mangiare cibo, cibo vero, non quelle specie di poltiglie che mi servivano in ospedale. Pian piano mi stavo riprendendo e i ricordi riaffioravano fino a diventare sempre più lucidi. 'Ci vorrà del tempo per rimetterti del tutto in forma, ma sei forte, non temere.' Queste furono le ultime parole del dottor Kelly, prima di dimettermi e farmi tornare alla mia vita, al mondo reale, quello che per ora detestavo più di qualsiasi altra cosa. Ovviamente nulla poteva andare del tutto bene, non si poteva mai essere felici completamente, solo a metà. Nonostante i miei fossero separati ed io non avessi un buon rapporto con mia madre, in questi due giorni era passata più volte per vedermi e per sapere come stavo e come andava il mio rientro a casa ma ogni singola volta mi rifiutavo di vederla. Di questo ne soffrivo, e tanto anche, ma non per lei ma per mio padre. Sapevo quanto lo facesse stare male, lui la amava ancora e averla a pochi metri ma saperla così distante lo faceva soffrire davvero. Non potevo nascondere che da un lato mi sarebbe piaciuto conoscere questo fatidico uomo che aveva rubato il cuore di mia madre mesi fa ma nessuno di noi aveva ancora avuto questo "onore". Sapevo solo che viveva in condizione abbastanza agiate. Non che a noi mancassero i soldi ma evidentemente il nuovo compagno di mia madre doveva possederne molti di più. Lei non era mai stata una di quelle donne affascinate dal denaro e dal potere ma nella vita non si può mai essere certi di nulla. Il continuo passare del tempo portava via con sé le stagioni facendole cambiare e alternare con una tale facilità, figuriamoci una persona. Ma probabilmente, l'unica vera cosa che mi turbava e della quale non ero ancora riuscita a venirne a capo ero ciò che Louis aveva così tanto bisogno di dirmi quel giorno. Nessuna chiamata, neanche l'ombra di un messaggio o quantomeno una visita, niente, era scomparso, come se quelle parole, come se quel giorno, non fossero mai esistiti.

"Noelle, papà ha preparato la cena e vuole sapere se te la senti di venire sotto e mangiare insieme a noi.." Chiese Tyler entrando nella mia stanza. "Uhm...ringrazialo e digli che mi dispiace ma non me la sento di scendere, ho un po' di mal di testa." In realtà non mi sentivo male ma non avevo voglia di scendere e sedermi a tavola, facendo finta di essere tornata alla normalità quando invece tutto attorno a me si stagliava un muro di pietre che mi teneva rinchiusa in un limbo fra il mondo esterno e il mio mondo. "Ti va di parlare? Magari dopo cena, per non far insospettire papà o quantomeno per non farlo preoccupare ancora di più. Sai, io me ne accorgo e me ne sono accorto anche l'altro giorno in ospedale. Quel ragazzo farebbe di tutto per te, forse dovresti dargli, non dico la tua fiducia, ma il beneficio del dubbio, non è mai una cattiva idea." Lo fissai stranita. Lui lo aveva visto, Tyler aveva visto Louis e magari ci aveva anche parlato, forse Louis gli aveva raccontato qualcosa. "Più tardi salgo qui da te, intanto rilassati e fingiti malata, papà probabilmente verrà a dare un'occhiata." Detto questo, mio fratello chiuse la porta dietro di sé.

Come previsto mio padre salì per chiedermi come stavo e per portarmi un piatto con del pollo e patate, alla vista di quella delizia mi venne un certo languorino. Lui tornò sotto ed io decisi di mangiare e guardare un bel film, il mio preferito. Presi il computer e cominciai a guardare 'LOL: pazza del mio miglior amico.'

Non avendo cuffie riuscivo a sentire i rumori provenire da sotto. Avevano finito di mangiare e poco dopo sentii dei passi avvicinarsi alla mia stanza. Qualcuno bussò alla porta. "Tyler sei tu?" Nessuna risposta. "Se sei tu entra, non devi mica state impalato lì davanti finché non ti do il permesso." Non entrò. Mi stava prendendo in giro? "Devi proprio farmi alzare? Mi sembrava impossibile che tu fossi così disponibile con me, stupido ragazzino!" Si, spesso ero davvero scontrosa ma lui cercava in tutti i modi di farmi perdere la pazienza. "Ascolta, se speri che io, tutta dolorante, mi alzi da questo letto per aprirti e darti corda in questi tuoi stupidi giochini da bambino, sappi che non lo farò." Non ricevendo neanche questa volta una risposta o un segno che davvero ci fosse qualcuno dietro quella porta e non fosse solo una mia allucinazione, tornai al mio film.

Ero arrivata a metà del film quando sentii bussare alla porta. Questa volta ne ero certa e se Tyler si trovava lì dietro lo avrei colpito con una scarpa. Con le poche forze che avevo in corpo, mi alzai dal letto e andai dritto verso la porta. "Adesso basta ragazzino, mi hai davvero stuf..." Con una scarpa in mano e la porta quasi aperta, vidi lui. Era fermo, immobile davanti alla mia camera. "Wow, quella lì si che ti dà l'aria da vera dura. Sembri ancora più minacciosa del solito." Ridacchiò indicando la scarpa e facendo un passo verso di me. "Louis, che ci fai qui? E soprattutto, come sei entrato?" Chiesi cercando di capire. "Ciao anche a te, è davvero un piacere vederti e sapere che stai meglio." Commentò sarcasticamente. "Comunque a quanto ne so io, di solito le persone entrano dalla porta dopo aver suonato il campanello, tu come fai?" Un sorrisetto apparve sul suo volto. "Sei davvero spiritoso, intendevo dire.." La sua voce si sovrappose alla mia. "So benissimo cosa intendevi, volevo solo farti sorridere ma data la tua reazione credo di aver fallito ancora.." Fece il broncio chinando la testa. "È stato Tyler o mio papà?" Chiesi schietta. "È così che accogli sempre i tuoi amici?" Amici. Amici. Beh in realtà non mi ero comportata bene. Da quando era arrivato non avevo fatto altro che fargli domande stupide senza nemmeno salutarlo. "Io..ehm, scusa.." Borbottai goffamente. "Tranquilla, è tutto apposto. È stato tuo papà se proprio ti interessa. Sai, dopo che non sei venuta ad aprirmi la prima volta, sono tornato al piano di sotto e ci ho fatto due chiacchiere, è un tipo forte." Allora era lui. "Perché non sei entrato subito? Volevi fare un'entrata trionfale?" Chiesi. "Più o meno." Rispose sorridendo. "Adesso posso sapere cosa ci fai qui?" Cercavo di essere fredda ma allo stesso tempo sbrigativa, la testa cominciava a girarmi. "Allora?" Dissi toccandola. "Stai bene?" Chiese lui allungando una mano e toccandomi il braccio, io di istinto lo ritrassi. "Mai stata meglio." Risposi continuando a fissarlo in attesa di una risposta. "Volevo vederti, sapere come stavi. Non ho avuto modo di venire in ospedale per diversi motivi.." Questa era la stessa cosa che mi aveva accennato quel giorno il che, mi rassicurava. Era un altro punto a mio favore che non mi facesse credere di essermi immaginata quello che mi aveva detto in ospedale. "Oh beh, come vedi sto abbastanza bene." Mentii. La testa girava sempre di più e pochi secondi dopo tutto diventò nero attorno a me.

"Sei sempre la solita." Commentò sorridendo. "Cos'è successo?" Chiesi sperando che non mi dicesse che ero svenuta davanti a lui come una pera cotta. "Sei svenuta ma per tua fortuna le mie braccia ti hanno presa in tempo." Fece un occhiolino e ricordai che non era la prima volta, diventando così tutta rossa in viso. Con Louis avevo fatto tantissime figure di merda, eppure non mi importava e probabilmente neanche a lui, però si divertiva a ricordarmele quando poteva e vedere l'espressione sul mio viso cambiare in un istante, a parer mio, lo faceva sbellicare dalle risate ma non lo dava a vedere. "Tuo papà è passato poco fa, adesso vado a dirgli che ti senti meglio, era preoccupato." Quando si alzò per scendere al piano di sotto, presi il suo braccio: "Poi torni vero?" La mia voce fu così sottile che per un attimo pensai di aver detto quelle parole  nella mia mente. "Certo!" Affermò sorridendo per poi uscire dalla stanza.

Just a moment || Louis Tomlinson (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora