Capitolo 23

255 19 1
                                    

Il viaggio di ritorno era stato imbarazzante, anche più di quello d'andata.
Quando finalmente avevo la mia occasione di parlare con Louis, di spiegargli cosa stesse succedendo nella mia vita da quando era piombato lui, così, senza preavviso, lo squillo del telefono mi interruppe.
Era mio padre. Voleva che arrivassi prima a casa perché il viaggio per andare al ristorante era un po' lungo e non voleva trovare la solita confusione.
Dopo quella chiamata non potevo continuare un discorso con Louis. Non sarebbe stata la stessa cosa. Avrei dovuto saltare diverse parti e spiegare tutto il più velocemente possibile.
"Puoi lasciarmi anche qui." Dissi con voce sottile.
"Perché? Non vuoi che tuo padre mi veda? Gli sto simpatico." Esordì continuando a fissare la strada. Non risposi.
"Non gli hai detto che eri con me. D'accordo, allora ti lascio qui." Fermò la macchina a pochi metri da casa mia e mi fece scendere liquidandomi con un cenno del capo. "Louis, io e te abbiamo un discorso a metà, se così si può dire. Ho davvero bisogno di parlarti." Dissi appoggiandomi allo sportello dell'auto.
"Siete tutta l'allegra famigliola." Il suo tono era acido. Notai che stava guardando attraverso lo specchietto. Mi girai e vidi mio padre già in macchina e affiancata a loro l'auto dei genitori di Michael. "Io...io non ne sapevo niente." Risposi, ed era la verità. Dovevamo essere solo io e la mia famiglia.
"Devo andare Noelle." Si allungò verso la portiera, la chiuse e andò via.

"Avevi promesso che saremmo stati solo noi." Ero arrabbiata con mio padre. Mi sentivo a disagio a pranzare con Michael e i suoi.
"Mi è sembrata una cosa carina. Insomma, tu e Michael siete amici da una vita e anche io con i suoi genitori. Perché devi essere sempre così scontrosa?" Replicò mio padre.
"Perché si papà. Perché se solo ti fossi interessato minimante alla mia vita, sapresti che io e lui non abbiamo più lo stesso rapporto di un tempo. Anzi, sono più che sicura che lui mi detesti." Ero furiosa. Aveva cominciato a interessarsi di me da quando mamma era andata via. Non che prima non lo facesse ma non come ora. Non sapeva niente di quello che c'era stato fra noi.
"Perché dovrebbe odiarti?" La sua domanda fu strana. Non aveva ribattuto sul fatto del non essere stato presente, gli interessava solo sapere il perché di quest'odio nei miei confronti da parte di quello che era stato il mio migliore amico. "È una lunga storia. Non ho il tempo di raccontartela qui in macchina." Risposi freddamente.
"E Louis invece?" Domandò ed io sbiancai in viso.
"Cosa c'entra Louis adesso?" Feci finta di non capire.
"Eri insieme a lui stamattina. Credi davvero che non ti abbia vista? Non sono così stupido." Disse ridacchiando. "Mi sta simpatico e se a te piace non devi nascondermelo, però non devi nasconderlo neanche a te stessa." La tranquillità nella sua voce mi fece paura. Cosa poteva capirne lui? Cosa ne poteva sapere? Non aveva idea di quello che Louis aveva combinato nella mia vita.
"Sai Noelle, Calum mi stava simpatico ma c'era qualcosa in lui che non mi è mai andato giù. Ovviamente non ti ho detto niente, si vedeva che lo amavi, perché distruggere tutto quello che avevate creato? Ma adesso lui non è più al tuo fianco e mi sono accorto quanto ti abbia fatto star male questo. Perciò, voglio che tu vada avanti. Non dico che devi fidanzarti con il primo che passa, voglio solo che tu sia felice e che lasci un po' di posto nella tua vita alle persone che vogliono, non dico migliorartela, ma rendertela più facile e felice. So che sono successe un sacco di cose in questi ultimi mesi e per una ragazza come te non so se sia stato facile o difficile, non sono mai risuscito a capirti realmente e questo mi ha sempre fatto star male, ma adesso voglio che tu cominci a realizzare tutti i sogni che hai sempre tenuto chiusi in quel cassetto, in fondo al tuo cuore. Non voglio più vederti così Noelle, la sentirei come una sconfitta personale." Persino i miei fratelli, che fino a pochi minuti prima facevano confusione, adesso erano in silenzio. Sentire parlare così papà doveva averli sconvolti, lui non lo faceva mai.
"Forse hai ragione.." Riuscii a far uscire solo questo dalla mia bocca.
"Spero che tu abbia capito cosa volevo dirti." Mi sorrise. "Oh, comunque siamo arrivati." Disse con un sorriso posteggiando l'auto.
Mi sono sempre chiesta come facesse a trovare posto così facilmente, io dovevo girare per ore per trovare un misero parcheggio, lui no, arrivava e parcheggiava.

Scendemmo dalla macchina aspettando Michael e i suoi. "Se vuoi puoi chiamarlo, non me la prenderò. So che non ti fa star bene stare qui con tutti noi." Mi sussurrò mio padre all'orecchio.
"Ne sei sicuro? Cioè non ci rimani male?" Non mi sembrava vero.
"Se è questo ciò che vuoi e se quel ragazzo ti rende felice allora no, non ci rimango male, posso solo essere contento. Rivoglio la mia Noelle."

Avevamo già il primo in tavola e avevo chiamato Louis più e più volte ma si attaccava sempre la segreteria. Perciò ero passata ai messaggi ed ovviamente nemmeno a quelli ci fu una risposta. Mio padre mi guardò interdetto. "Tutto apposto?" Mimò con la bocca ed io feci cenno di no con il capo. Il suo viso si fece cupo e mi sentii stringere lo stomaco così feci spallucce, cercando di fargli capire che alla fine non faceva niente.
Nel frattempo parlavo con Abby per messaggi. 'Oggi pomeriggio ti va di uscire? Mi annoio stare sola a casa.' Avrei voluto tanto dirle di sì ma non ne avevo voglia. 'Oggi sono con tutta l'allegra brigata..magari se riesco a liberarmi ti chiamo xx.' Inviai il messaggio e cominciai a mangiare.

Quando finalmente arrivammo al dolce mi sentii meglio. I genitori di Michael mi avevano chiesto dove volessi andare dopo il liceo, così spiegai che il mio sogno era quello di andare alla Stanford e mi ero impegnata duramente in questi anni per avere buoni voti, che presto avrei fatto un colloquio e le solite cose che si dicono riguardo al college. Poi l'argomento si era spostato su Michael, lui non aveva ancora deciso e i suoi erano un po' scontenti di questa cosa, sono sempre state persone fissate con la scuola, i voti e tutto. E quando credevo che finalmente la tortura sarebbe finita, ecco che arrivò la domanda fatale: "Noelle ma cosa ci puoi dire su nostro figlio? È sempre così riservato, sappiamo che era fidanzato ma ora non ne siamo più così certi." Sua madre è sempre stata così gentile e disponibile ma quando si trattava di ficcanasare nelle vite altrui non perdeva l'occasione e prendeva la palla al balzo. "Beh personalmente credo che queste cose dobbiate chiederle a lui, non sono affari miei, con tutto il rispetto." Risposi cercando di non sembrare maleducata e sul volto di sua madre scomparve quell'aria tutta felice.
Notai che il telefono non prendeva bene quando cercai di inviare un messaggio a Louis. "Vi dispiace se esco un minuto fuori, devo fare una chiamata." Sorrisi.
"Tranquilla, va pure." Rispose mio padre.

Fuori faceva davvero freddo ma almeno c'era segnale. 'Per favore, non ignorarmi, rispondimi..' Stavo per premere il tasto di invio quando una voce risuonò alle mie spalle. "Comunque grazie, per prima intendo. Credevo non vedessi l'ora di rendere pubblica la mia vita davanti ai miei." Era Michael.
"Non devi ringraziarmi, non l'avrei mai fatto, non sono affari miei." Risposi freddamente.
"Scusa per stamattina, per il fatto della torta, non volevo." Disse subito dopo.
"Fa niente." Feci spallucce.
"Noelle, va tutto bene? Oggi sei così strana. Anzi, lo sei da un bel po'." Perché adesso si interessava alla mia vita?
"Si Michael, va tutto bene, adesso potresti lasciarmi sola?" So che potevo risultare cattiva ma lui non si era comportato bene con me.
"Uhm..d'accordo." Senza replicare entró di nuovo nel ristorante e finalmente potei inviare il messaggio.

Aspettai altri cinque minuti in attesa di una risposta ma Louis continuava ad ignorarmi così decisi di rientrare.

Mi misi seduta a tavola dove tutti gli altri stavano ancora parlando e scherzando. "Abbiamo ordinato il caffè, lo vuoi anche tu tesoro?" Chiese mio padre sorridendo.
"No grazie, sto bene così." Feci anche io un piccolo sorriso e poco dopo il telefono vibrò. Louis! Ne ero certa. Sbloccai lo schermo e lessi il messaggio: 'Stai bene?' Rimasi un po' delusa quando notai il mittente. 'Papá mi stupisci, sei sempre più tecnologico.' Alzai gli occhi e notai che, non appena letto il mio messaggio, ridacchiò. 'C'è qualcuno qui che ti sta cercando.' Cosa? Di chi stava parlando?
'Ma stai diventando pazzo?' Sembravamo due scemi, a pochi centimetri di distanza invece di parlare, ci mandavamo messaggi.
'Voltati.' Mi girai e lo vidi. Era appena entrato dalla porta e stava lì, immobile a guardarsi intorno. 'Sta cercando te, alzati e vai da lui, veloce.' Non me lo feci ripetere due volte. Senza neanche chiedere il permesso mi alzai dal tavolo, presi le stampelle e cercai di fare il più veloce possibile per saltare fra le braccia di Louis. Non so perché e non so neanche cosa mi era passato per la testa ma sentivo il bisogno di farlo. Per un attimo lui rimase fermo, poi sentii le sue braccia avvolgermi e mi sarebbe piaciuto rimanere così per sempre. E giuro, non avevo mai sentito il bisogno di qualcuno che mi stringesse così, come lo sentivo in quel momento.

-----

Per gli eventuali errori correggerò fra poco. Se oltre ad una stellina potete lasciare anche un commento mi fareste davvero felice ❤️

Just a moment || Louis Tomlinson (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora