Era passata una settimana da quella cena a casa degli Smith. Ovviamente mia madre quella sera non mi disse nulla e neanche nei giorni successivi. Si limitò a lanciarmi quelle sue stupide occhiate da 'aspetto delle spiegazioni' ma come potevo spiegarle cosa era successo se non lo sapevo nemmeno io?! Avevo provato più volte a parlare con Michael, e non faceva altro che staccarmi il telefono. Quando chiamavo a casa i suoi mi dicevano sempre che non c'era o che stava dormendo. Nessuno di loro aveva il coraggio di dirmi che Michael non voleva più parlarmi, compreso lui. Io però ne avevo bisogno. Cercavo di fermarlo per i corridoi della scuola ma, mi evitava ogni singola volta. Se mi sentivo in colpa? Beh un po' si, ero stata abbastanza dura con lui però, continuava a insistere, senza ragionare su ciò che faceva o diceva, proprio come i bambini o forse proprio come me. Anche io ragionavo così, mi buttavo senza pensare alle conseguenze. Negli ultimi tempi, questo mio modo di fare mi aveva portato solo guai e stavo cominciando a pensare che questa cosa del cogliere l'attimo non andava più bene, non per me almeno.
Ero sdraiata sul letto, immersa da mille pensieri mentre aspettavo Calum. Sarebbe venuto di qui a poco. Neanche con lui andava bene. La scorsa settimana si era comportato in modo abbastanza strano e non capivo il perché. Sembrava proprio che l'arrivo di Micheal non aveva portato altro che problemi. Stare su questo letto mi stava facendo venire un sonno pazzesco e per fortuna nell'istante in cui i miei occhi stavano per chiudersi, il clacson dell'auto di Calum mi fece alzare di scatto. Oggi era la solita giornata fredda, settembre era appena arrivato e già aveva cacciato via il caldo di agosto. Non avevo voglia di vestirmi di tutto punto. Avevo una felpa pesante e dei jeans stretti con le mie solite Nike. Misi il cappellino di lana e il giubbotto pesante, presi lo zaino e scesi. "Mamma io sto uscendo." Nessuna risposta. Me lo aspettavo. Chiusi la porta e corsi in macchina.
Il tragitto era stato piuttosto imbarazzante. Lui era distante e io troppo infreddolita e piena di pensieri per poter uscire qualche argomento. Avevamo lezioni diverse ed eravamo anche in ritardo. Di corsa entrammo a scuola e andammo nelle aule.
"Signorina Carter mi dispiace ma è troppo tardi, le chiedo gentilmente di uscire dall'aula. Qui siamo in una scuola, non può pensare di arrivare quando vuole." La professoressa Hill, una vecchia e scorbutica zitella di sessant'anni il cui unico scopo era tormentarci e rendere le sue lezioni e anche se stessa la cosa più odiosa al mondo. "Mi scusi.." Non avevo voglia di obiettare, in questi giorni non avevo voglia di far nulla così, mi limitai a scusarmi e uscire dalla classe. Gli studenti non potrebbero stare in giro per i corridoi durante l'orario di lezione, dovrebbero andare a casa e tornare l'ora successiva ma, con questo tempo non ne avevo alcuna intenzione. Con gli anni avevo capito che nella scuola, la cosa più importante non era farsi amici i ragazzi giusti o i professori ma i bidelli. Nel loro piccolo avevano un certo potere. Il mio preferito era il signor Cox. Preferiva essere chiamato per cognome perché diceva che il suo nome non gli piaceva granché. Così quello era diventato il suo secondo nome, più o meno. La mia unica fortuna era quella di essere buttata fuori dalle lezioni quando Cox era di servizio.
Il pavimento era ghiacciato, e la cosa migliore era scendere al primo piano e infilarmi nella segreteria o dalla consulente scolastica, anche lei mia amica. Uno dei miei corsi si trovava al terzo piano e la cosa più brutta era fare quella lunga scalinata di prima mattina con il freddo, lo zaino che pesava e la testa nel mondo dei sogni. L'ascensore era 'in manutenzione' ma in realtà il preside era solo molto tirchio e non gli andava di spendere soldi per farlo aggiustare. Mi alzai da quelle mattonelle e senza farmi vedere scesi sotto. Come previsto Cox era di servizio e stava seduto a leggere uno dei suoi soliti giornali di moto. C'era davvero freddo così aumentai il passo. "Ehi Cox." Alzai la mano e lui mi sorrise. "Noelle, vieni qui, c'è la stufa." Mi misi accanto a lui e il calore che emanava quella piccola stufetta mi faceva sentire meglio. "Professoressa Hill eh.." Non mi capitava spesso di essere mandata fuori dall'aula e quelle poche volte era sempre con quella vecchia bisbetica. Ormai Cox lo sapeva. Se io ero in giro per i corridoi c'era la Hill in classe. "Eh già, in ritardo." Risi io. "Sei fortunata che abbia trovato questa stufa." Disse scherzando. "Quelle mattonelle sono troppo fredde!!" Esclamai ed entrambi ridemmo.
La campanella stava per suonare ed ero in bagno perché stavo per scoppiare. Per ora ero così presa da tutti questi problemi che dimenticavo di fare anche le cose più futili, più ordinarie, come ad esempio andare in bagno prima di uscire da casa. Mentre lavavo le mani, sentii suonare la campanella e corsi subito fuori, non potevo perdere anche quest'altra lezione. Appena uscii tutti i ragazzi erano fuori dalle classi e correvano per andare al prossimo corso. Mi feci largo tra la folla, mi girai per salutare velocemente Cox e in pochi secondi finii per cadere a terra. Ovviamente avevo scelto il giorno sbagliato per mettere gli occhiali da vista ma stamattina non avevo voglia di mettere le lentine. C'era tantissima confusione e io non vedevo nulla. Ero messa carponi a cercare gli occhiali quando sentii una mano prendere il mio braccio e tirarmi su. "Ecco, sta più attenta la prossima volta." Un ragazzo mai visto a scuola, mi aiutò a rimettermi in piedi e mi porse gli occhiali. "Ehm, grazie." Per fortuna non si erano rotti. "Prego." Fece un accenno di sorriso e andò via.
Avevo passato le ore di lezione a pensare a quel ragazzo. Aveva degli occhi azzurri, ma non come tutti gli altri, no. Erano un miscuglio di colori meravigliosi. Erano azzurri con delle sfumature verdi, occhi meravigliosi da fare invidia persino all'oceano. Non so per quale motivo ma, non riuscivo a togliermeli dalla mente. Erano l'unica cosa che mi era rimasta impressa di lui ed erano una meraviglia. Basta! Ero fidanzata. E quel ragazzo non lo conoscevo nemmeno, poteva avere molti più anni di me. Scrollai i suoi occhi dai miei pensieri e mi diressi verso la mensa.
"Ehi ragazzi." Sorrisi sedendomi al tavolo. "Sapete dov'è Calum?" Tutti si guardano in faccia e poi Jake fece un cenno con la testa. Calum era appena entrato e stava venendo verso di noi. "Amoree." Lo abbracciai baciandolo e lui sembrò distante. "Possiamo parlare un attimo?" No, quelle parole. Un brivido percorse il mio corpo e le mie mani cominciarono a sudare. "Si.." Mi prese la mano e mi trascinò in corridoio.
"Allora, cosa devi dirmi?" Cercai di stare tranquilla ma stavo impazzendo. "Sai, nel nuovo corso che sto facendo, c'è quel ragazzo nuovo. Com'è che si chiamava? Ah si, Josh o forse sarebbe meglio Michael." Rimasi immobile. Non avevo pensato che questo prima o poi sarebbe successo. In questa settimana ho avuto tante di quelle cose a cui pensare che avevo completamente dimenticato della bugia detta a Calum. "Io ti posso spiegare.." Cercai di rimediare. "Spiegare cosa? Che la scorsa settimana eri abbracciata a quel coglione di Michael Smith? Josh.." Ridacchiò nervosamente. "..mi aveva detto che si chiamava Josh ed era nuovo e tu sei stata al gioco. Non hai avuto il coraggio di dirmi la verità." Era deluso. "Io avevo paura, non ero a conoscenza del loro ritorno. Non lo avevo nemmeno riconosciuto." In realtà era vero. Non stavo mentendo. "Balle, sempre balle quando si tratta di quello lì." Disse alzando un po' il tono di voce. "Calum io amo te e nessun altro. Te lo avrei detto." Risposi. "E perché non lo hai fatto prima?" Non potevo dirgli della sera a casa degli Smith, avrei peggiorato le cose. "Avevo paura di perderti." Dissi subito. "Beh indovina un po', così hai fatto peggio. Se avevi paura di perdermi, sappi che adesso lo hai fatto." Non mi diede il tempo di rispondere che girò le spalle e andò via. E tutto per me diventò un buco oscuro. Niente aveva più senso se lui non c'era. Avevo fatto un casino. Avevo rovinato tutto quanto. In una settimana avevo perso tre persone importanti: Calum, Michael e me stessa.
N.A.
Per gli eventuali errori, correggerò il prima possibile :*
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Just a moment || Louis Tomlinson (In revisione)
FanfictionSpesso si crede che il primo amore sia il più bello, il migliore. Si dice che non si scordi mai e che si porti sempre nel cuore la prima persona della quale ci si è follemente innamorati. Ma non sempre è vero. Chiunque può entrarti nel cuore e spazz...