Capitolo 14

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Certe volte la nostra mente elabora concetti troppo complicati anche per il più intelligente degli uomini. Altre volte lascia a noi stessi il compito di generare nuove convinzioni. Spesso ci induce in inganno facendoci credere che è quella la strada giusta da prendere e forse noi siamo troppo sciocchi nel fidarci ma, è una cosa istintiva, un impulso irrefrenabile, d'altronde è il nostro cervello a darci le indicazioni da seguire, eppure, il più delle volte, ci fa solo del male. Il problema è che non ne siamo totalmente coscienti, ci facciamo ingannare, tirare giù in un vortice di oscurità e la cosa peggiore è che siamo noi stessi a spingerci sempre di più verso il fondo.

Louis Tomlinson era il mio buco nero. Quello nel quale mi ero gettata da sola e non a mia insaputa. Ogni minuto, ogni ora passata a pensarlo mi avevano alla fine indotto a rimanerne in un certo senso, come affascinata, o meglio, ipnotizzata da lui. Mi sentivo così debole e sciocca, come avevo potuto fare questo? Come avevo potuto permettere a me stessa di farmi tutto questo male? Lo meritavo? Non credo, ero sempre stata buona con tutti, più o meno. Ma lui, lui com'era arrivato a farmi questo effetto? Com'era arrivato dal non essere influente su di me o sulle mie emozioni al punto di farmi così male con un solo messaggio? Avevo lasciato che Louis prendesse il controllo totale del mio cervello e soprattutto dei miei sentimenti.

Presi il telefono per rispondere di tutto tono a quel messaggio ma, non avevo alcun argomento ragionevole con il quale potessi controbattere. Avrei solo fatto la figura della cretina e mi sarei messa ancora più in luce facendo sì che ogni sua parola, ogni suo gesto, mi facessero sempre più male.

La notte era stata davvero dura, prendere sonno nelle mie condizioni non era facile, per niente. Al mio risveglio nello schermo del mio telefono c'era solo l'orario e la data, niente di più. Nessun messaggio o chiamata persa da mia madre e nessuna traccia di lui...

Feci colazione con un sorriso da deficiente piantato in faccia giusto per non far star male mio papà che, stava solo cercando di portare avanti questa famiglia scapestrata e piena di ferite da ricucire.

"Noe, ti va se stamattina ti accompagno io a scuola?" Chiese mio padre. Voleva parlarmi? Aveva notato che stavo solo fingendo? O forse voleva solo passare del tempo con me?! "Ma no papà, figurati, sono solo pochi isolati ed in più non puoi lasciare loro due da soli." Dissi indicando i miei fratellini. "Oh no, adesso viene la nonna e li porta a casa sua, allora, ti va?" Certo che mi andava, passare del tempo con l'uomo che più amo su questa dannata terra era la cosa più bella. "Scusa ma è già tardi, sarà per la prossima volta." Lo lasciai lì, in piedi nella cucina con una faccia sconvolta e un sacchetto del pranzo in mano.

Continuavo a chiudermi in me stessa, a non permettere alla gente di starmi vicino e supportarmi. Ma d'altronde ero fatta così, non mi andava di esternare il mio dolore, era una cosa mia e basta, nessuno mi avrebbe compresa a sufficienza.

"Oggi la prof porta i risultati del test, non sei nervosa?" Abby mi salutò così. "Buongiorno anche a te." Accennai una risata. "Sei così tranquilla? Questo test vale tutto lo sai? Se va male siamo rovinate. Io sono rovinata. Oddio non voglio sapere nulla." La mia amica aveva l'abitudine di impazzire, non riusciva proprio a reggere o controllare l'agitazione. "Abby sta calma." Urlai sfinita. "Se ti agiti è peggio! Sei brava e brillante, spiegami perché il test dovrebbe essere un disastro.." Lei sbarrò gli occhi. "Allora mi sentivi, cioè non stavi solo facendo finta di ascoltare." Rispose subito dopo. "Certo che ti stavo ascoltando! Adesso velocizziamo il passo o non faremo in tempo ad entrare in classe."

Non mi ero mai agitata per un voto, avevo sempre studiato perciò non avevo tutta questa paura ma, ad ogni ticchettio della lancetta il mio cuore faceva un balzo. Non volevo dimostrarlo ma ero davvero terrorizzata, quel voto avrebbe davvero potuto cambiare la mia vita. Da quel risultato dipendeva il mio futuro.

"Ecco a lei signorina Carter, complimenti." Alle parole della professoressa Martin feci un respiro di sollievo. Avevo avuto il massimo del punteggio. Felice mi girai verso Abby e il suo sguardo era sconvolto. "Com'è andata?" Chiesi, ma lei si limitò a fare un cenno di no con la testa.

Appena uscite dalla lezione rincorsi Abby. "Ehi dove vai?" Le presi il braccio. "A nascondermi in bagno. Ho avuto un punteggio deludente." Era davvero vergognata per quel voto, lo avevo notato dal modo in cui i suoi occhi guardavano sempre il pavimento. Guardai il suo compito e feci un doppio sospiro di sollievo nel vedere che, anche se il suo punteggio non faceva faville, era ugualmente passata. "Noe, non è possibile, non sono andata così male. Io non ricordavo di aver sbagliato così tante domande.." Stavo per risponderle quando la sua voce mi interruppe.
"Noelle, come ti è andato il test?" Calum sorrideva alle mie spalle. Mi girai e lo guardai. "Abbastanza bene." Dissi schiarendo il tono di voce. "A te?" Lui fece un sorrisetto compiaciuto. "Anche." Si avvicinò di più. "Allora, il tuo amico è arrabbiato? Probabilmente vedere la ragazza che gli piace abbracciata al suo ex deve far male, molto male." Cosa? "Scusa ma tu cosa ne sai? Cioè come fai a sapere che ci ha visti?" Scosse la testa. "Noelle, cara e dolce Noelle, ne hai di strada da fare." Rispose, fece poi l'occhiolino e andò via.

A cosa si riferisse non lo sapevo per certo ma qualcosa mi puzzava e Calum doveva dirmi tutta la verità o sarebbe finita male.

"Ehi Cox, devo chiederti una cosa importante." Dissi sedendomi accanto a lui. "Cosa vuoi sapere Noelle?" Mi guardò, lo stavo per fare davvero?! "Louis ti parla mai di una ragazza che ha conosciuto?" La sua smorfia fu epica. "Perché lo vuoi sapere, ti piace mio nipote?" Chiese scoppiando a ridere. "Oh no, assolutamente no, è che una mia amica mi ha chiesto di parlarti dato che abbiamo un buon rapporto." Cercai di portarlo fuori strada con la classica e banale scusa dell'amica. "Oh beh una ragazza c'è, mi ha detto che è molto bella e che gli piacerebbe davvero conoscerla meglio ma lei è molto complicata.." Complicata? "In che senso? Cioè fa la difficile?" Chiesi. "Non lo so sinceramente.." Fece spallucce. "E secondo te com'è?" La mia curiosità era segno di interesse?! "Beh a primo impatto mi è sembrata socievole ma, stasera la porterà alla festa di famiglia, sai sua nonna fa il compleanno." Parlava di me? "Magari le ragazze del college fossero tutte simpatiche come te, sai saresti perfetta per lui, peccato che Louis abbia la testa altrove." Ammiccò e io sprofondai ancora una volta. Louis aveva una ragazza ed io non esistevo davvero più.

Just a moment || Louis Tomlinson (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora