Capitolo 28

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"Tuo padre. Ho sentito dire a lui il suo nome quando ero a casa tua, ricordi?" Rispose Louis stringendo la presa sul volante. Questo poteva anche essere vero ma non spiegava il motivo per il quale conoscesse anche il cognome di mia madre.
"Ed il cognome? Come fai a sapere che è il suo?" Chiesi ancora più incuriosita di prima.
"Sul campanello e sulla cassetta della posta di casa tua c'è scritto questo cognome. Ho semplicemente fatto due più due." Dalla sua voce non trapelava nemmeno una nota di incertezza o insicurezza il che voleva dire che non mentiva.
"Oh, giusto. Che stupida." Risposi sentendomi un po' in imbarazzo. "Comunque, dove mi porti di bello?" Chiesi successivamente.
"Se vuoi essere la mia ragazza, te l'ho già detto, devi abituarti al mistero." Disse guardandomi con quei suoi meravigliosi occhi.
La mia ragazza... Quelle parole mi facevano sentire strana. Non avrei mai pensato che sarebbe stato proprio lui. Louis era una delle ragioni per cui io ed il mio ex ragazzo ci eravamo lasciati ed ora era una delle mie ragioni più importanti. Sembrava strano dirlo ma era così. Tutto il tempo passato ad odiarlo, a detestarlo con tutta me stessa, respingendolo  ogni volta che facevamo un passo avanti verso un qualcosa di diverso dal disgusto, tutto questo mi aveva permesso, senza nemmeno saperlo, di avvicinarmi a lui in un modo così intenso e profondo. Tutti quegli sguardi, quelle discussioni, quelle verità urlate in faccia solo per metà, quei sensi di vuoto quando si allontanava e quei momenti di paura quando mi era vicino. Quei baci, quegli abbracci, quelle risate. Tutto.
"A cosa pensi?" Chiese interrompendo i miei pensieri.
Mi staccai dal finestrino per guardarlo. "Niente di importante." Risposi con un leggero sorriso.
"Ci siamo quasi, chiudi gli occhi. Non voglio che ti rovini la sorpresa." Disse posteggiando l'auto e scendendo. Mi raggiunse dall'altro lato aprendomi lo sportello e aiutandomi a camminare. Tenevo gli occhi chiusi ma la voglia di sbirciare era davvero tanta.

Avevamo camminato per un paio di minuti, forse dieci, quindici, non avrei saputo dirlo con esattezza ma eravamo in centro, ne ero sicura, sentivo il rumore del traffico. Nessun posto sperduto nel nulla.
"Eccoci qui, ora puoi aprire gli occhi." Lo feci. E davanti a me si innalzava l'Empire State Building. "Vieni con me." Appoggiò una mano sulla mia schiena e mi portò all'interno della struttura.
Prenotammo l'ascensore e poco dopo arrivò e salimmo. C'erano tanti, troppi piani e Louis pigiò il pulsante con il numero 86.
"Ero fortemente indeciso fra Central Park, Battery Park e qui. Alla fine ho pensato che questo fosse il posto meno scontato però ora non ne sono poi così certo." Rise nervosamente. Forse era preoccupato che ne rimanessi delusa. Non avevo ancora aperto bocca.
"Perché lo credi?" Chiesi subito dopo.
"Perchè queste sono state le tue prime parole da quando siamo scesi dall'auto e stavo pensando che qui ci sarai stata un milione di volte." Rispose lui.
"E se ti dicessi che non sono mai stata qui come ti sentiresti a riguardo?" Era proprio vero. In diciotto anni non ero mai entrata qui, mai.
"Non dici sul serio, è impossibile!" Esclamò e sul suo viso notai una leggera smorfia di felicità.
"Ed invece è proprio vero. Non ci sono mai venuta, non so perché, semplicemente non l'ho fatto." Risposi ed in quel momento di aprirono le porte dell'ascensore.
"Beh, allora lascia che io sia il primo a portartici." Mi guardò, sorrise ed uscimmo.

(Da qui vi consiglio di leggere ascoltando Nuvole bianche di Einaudi)

Entrammo in una stanza enorme con delle pareti di vetro. Fuori c'era quella leggera luce del pomeriggio e fu uno spettacolo meraviglioso. "Spero tu non soffra di vertigini." Poggiò una mano sulla mia schiena.
"Questa volta sei stato fortunato." Risposi sorridendo. "È magnifico.." Dissi poco dopo.
"Questo è uno dei due osservatori, l'altro si trova al centoduesimo piano, magari ci andremo quando avremo più tempo." Ridacchiò. "Sei una delle poche, se non delle uniche newyorkesi a non essere stata qui almeno una volta." Commentò successivamente ricevendo un leggero colpo al braccio.
"So di non essere una cittadina modello ma sono una persona molto impegnata, dovresti saperlo." Risposi ed entrambi scoppiammo a ridere.
"Per tua fortuna hai me qui." Aggiunse smettendo di ridere. "A quanto pare, quando le giornate sono limpide, perciò non oggi, dicono sia possibile vedere i territori dei quattro stati confinanti." Chissà quante volte era stato qui.
"E tu li hai mai visti?" Chiesi continuando a fissare fuori. Era così bello, sembrava tutto più piccolo ma allo stesso così grande e maestoso. Faceva quasi paura.
"No, mai. Ma alcuni miei amici hanno detto che è una cosa figa." Rispose sollevando le spalle. "Ti starai ancora chiedendo per quale motivo ti ho portata qui." In effetti si, doveva esserci un motivo se aveva scelto proprio questo posto. "Mi è capitato poche volte di venire qui, non è una cosa che faccio tutti i giorni." Rise. "La prima volta che venni,  fu quando avevo circa 12 anni. Era estate. I miei genitori non facevano altro che litigare in quel periodo ed io preferivo fuggire dai problemi degli adulti e del mondo reale. Quel pomeriggio avevano avuto una brutta lite, urlavano come dei matti ed io avevo paura, ero solo e non sapevo cosa fare. Cercai di mettermi fra loro gridando forte e piangendo, pregandolo di smetterla e mio padre mi diede un ceffone. Sentii il mio viso andare in fiamme così uscii di casa, fu una cosa istintiva, scappai, cominciai a correre  girovagando senza una meta quando passai proprio qui sotto. Alzai gli occhi ancora lucidi dal pianto e pensai a ciò che i miei amici mi avevano detto, loro ci erano già stati con i loro genitori. Così decisi di entrare. Ero piccolo ma ero abituato a passare molto tempo da solo, i miei erano sempre a lavoro. Era tardo pomeriggio, il sole stava cominciando a tramontare ed io entrai in questa stanza e mi avvicinai a queste finestre e fu in quel momento che mi sentii così piccolo. Così piccolo in confronto a tutto questo. Mi accorsi che anche i problemi dei miei genitori erano piccoli in confronto. Lì fuori c'era un mondo del quale, probabilmente, non conoscevo nemmeno l'esistenza. Mi avvicina sempre di più e lasciai la mia mente vagare e per la prima volta mi sentii vivo. Vivo nel sapere che anche io ne facevo parte e che, per la prima volta, ci avevo fatto davvero caso. Vivo nel sapere di appartenere a tutta quella meravigliosa maestosità che la gente osava chiamare realtà. Eppure per me rimaneva un sogno, sentivo di riuscire a notare qualcosa di diverso che gli altri non riuscivano a vedere. E sentivo un vuoto dentro me. Non sapevo di precise perché e, sinceramente, non lo so nemmeno ora, ma lo sento. Quel giorno rimasi per circa un'ora e mezza seduto sul pavimento di questo piano ad ammirare il sole che lentamente tramontava lasciando all'oscurità il compito di avvolgere ancora una volta tutta quella bellezza. E fu durante quella notte che mi accorsi di come la città sapeva illuminarsi, mi accorsi che New York di notte prendeva vita, viveva davvero ed io con lei. Come se quel buio mi appartenesse. Quando tornai a casa filai dritto in camera cercando di ricordarmi di quanto piccolo fossero i problemi dei miei genitori e di quanto piccole fossero le loro urla. Mi distesi sul letto e fissai il soffitto promettendomi che avrei mostrato questo posto e ne avrei parlato in questo modo solo ad una persona, a quella che più ritenevo importante. Ad una persona che avrebbe potuto capire di cosa stessi parlando." S'interruppe per prendere fiato. "Questa è esattamente la seconda volta che salgo qui sopra e tu, Noelle, sei la prima persona con cui l'ho fatto. Questo spettacolo volevo riviverlo con te al mio fianco. E sai cosa? È proprio come me lo ero immaginato." Rimasi senza fiato dal peso delle sue parole. Non avevo mai pensato che per lui significasse così tanto questo posto ne che mi ritenesse così importante. "Probabilmente ti sembrerà una cosa stupida eppure per me ha una grande importanza." Disse subito dopo.
"Io...io non so cosa dire. Anzi si, lo so benissimo." Lasciai cadere le stampelle avvolgendo le mie braccia intorno al suo collo e appoggiai la mia fronte alla sua. "Ho sempre pensato che fossi una di quelle persone vuote, idiote, di quelle che portano solo problemi quando arrivano impetuosi nelle vite altrui. Pensavo che il tuo cuore fosse un enorme blocco di ghiaccio eppure, stasera, con queste parole, con questo discorso, mi hai fatto rendere conto di quanto io sia stata stupida. Se solo avessi messo da parte tutti i miei sciocchi pregiudizi e mi fossi goduta a pieno ciò che mi hai sempre voluto mostrare avrei sofferto di meno. Ma d'altro canto sono questi pregiudizi che mi hanno lasciata senza fiato stasera, che mi hanno spiazzata. Mai avrei creduto che sotto questa corazza ci fosse qualcuno di così...come te Louis. Non riesco nemmeno a trovare un termine di paragone per ciò che sei perché non ce ne sono. Perché tu non sei come tutta quella gente lì giù, no. Tu sei il ragazzino che quella notte è rimasto seduto ad ammirare una città che prendeva vita, il ragazzino che si è sentito finalmente parte di un qualcosa di davvero importante. Quello che ha cercato di rendere piccoli anche i più grandi dei problemi. Io so come ti sei sentito quella notte, lo so perché anche io da qualche mese a questa parte mi sento così. Ti sei sentito diverso. E che tu ci creda o no è una delle migliori sensazioni. Essere diversi dimostra quanta forza ci voglia ad andare avanti quando tutto il mondo ti rema contro. E tu lo sei Louis, tu sei forte." E fu in quel momento, quando il sole era basso nel cielo e la sua luce penetrava attraverso le nuvole che Louis mi baciò. Fu più bello della volte precedente e di quella ancora.
La sua bocca di muoveva lentamente contro la mia e le sue braccia mi cingevano tenendomi stretta contro il suo petto. Passai una mano fra i suoi capelli e lui rise contro le mie labbra.
E successe tutto in quel momento. Mi bastò solo la frazione di un attimo per capire quanto fossimo uguali nella nostra diversità.

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Sera a tutti :) prima di tutto mi vorrei scusare per qualsiasi errore abbiate trovato ma non l'ho nemmeno riletto, così come lo avevo scritto l'ho pubblicato. Spero vivamente che vi sia piaciuto e mi fareste felice se oltre ad una stellina lasciaste anche qualche commento❤️

Just a moment || Louis Tomlinson (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora