Si sa, le bugie hanno le gambe corte, così come i segreti. Ero riuscita a scappare da Abby a scuola ma non adesso. Sarebbe arrivata fra poco per andare a fare un po' di shopping. Questa sua proposta aveva un fine ben preciso: la verità.
Eravamo in giro per negozi quando cambió subito argomento. "Non voglio sapere cos'è successo tra voi, né cosa vi siete detti, vorrei solo che tu chiarisca tutto quello che in questi giorni ti tormenta." Disse guardando il vestito in vetrina. Non risposi, mi limitai ad annuire.
Stavo provando un vestito quando sentii squillare il telefono di Abby. "No, va bene, adesso arrivo." Uscii dal camerino. "Tutto apposto? Devi andare via?" Chiesi. "Si, mamma ha un po' di febbre e mio padre deve andare a lavoro, mi dispiace.." Dispiaceva anche a me. "Tranquilla, usciremo un altro giorno, la festa è ancora lontana." Uscimmo dal negozio, lei prese la macchina e andò via.
Non mi andava di tornare a casa e chiudermi fra quelle quattro mura a deprimermi, così decisi di rimanere in giro. Non mi dispiaceva stare sola. Tutti vedono la solitudine come un qualcosa di triste, io invece vedo un non so che di rilassante. Essere circondata da tante persone ma riuscire anche solo per un attimo ad estraniarsi da tutto e tutti, non era così facile eppure a me veniva naturale.
Oggi era una giornata di sole, almeno non dovevo morire di freddo come sempre. Girai qualche negozio ma senza trovare qualcosa che attirasse davvero la mia attenzione così alla fine, andai da Starbucks per riposarmi un pó e prendere qualcosa.
Ero seduta al tavolo quando una cameriera si avvicinò portando con sè un bicchiere fumante. "Ecco a lei." Sorrise poggiandolo sul tavolo. "Ehm, io non avevo ordinato ancora nulla.." Dissi. "Oh si lo so, questo gliel'ha offerto quel ragazzo li giù." Mi girai e Louis era seduto poco più distante da me. Lo fissai per pochi secondi mentre lui stava lì a leggere un giornalino, facendo finta di non aver fatto nulla, poi alzò lo sguardo e per pochi secondi i nostri occhi si incrociarono. Sorrise ed io imbarazzata abbassai lo sguardo.
Non sapevo se pagare o meno così nel dubbio, lasciai la mancia alla cameriera.
Il cappuccino scottava ancora ma, dovevo uscire di lì, la sua sola presenza mi faceva sentire strana, presi il cappuccino ed andai via.
Stavo bevendo quando il telefono vibrò, probabilmente era lui. 'Possiamo vederci?' Ovvio, mi ero dimenticata di Calum e del bacio e della terrazza. Non risposi, non potevo sopportare un'altra situazione come quella di stamattina.
"Come fai a berlo senza scottarti?" Una risata seguí le parole. "Ho sopportato dolori peggiori credimi." Continuai a camminare senza voltarmi. "Colpito e affondato." Rispose. "Cosa ti fa pensare che era riferita a te questa allusione?" Si limitò a fare spallucce. "Perché mi segui?" Chiesi fermandomi di colpo. "Non ti sto seguendo, cosa te lo fa pensare?" Lo guardai fulminandolo con lo sguardo. "Sto solo camminando accanto a te." Se voleva fare lo spiritoso non ci era riuscito.
Lo lasciai perdere e continuai a camminare finché un vestito non attirò la mia attenzione, mi avvicinai così alla vetrina. Il vestito era tanto bello quanto costoso, non potevo permettermelo. "Ti starebbe bene sai?!" Di nuovo lui. "Oh, sarebbe un complimento?" Ripresi a camminare. "Direi più una constatazione." Disse con tono quasi serio. "E poi solo delle ragazze sexy possono indossare un vestito come quello." E questo cos'era? "Tomlinson, queste tue armi, sfoderale con qualche ragazzina sciocca, io ne ho già sentite troppe, lasciami stare." Risposi stanca. "Nessuna ragazza sarebbe degna di queste mie attenzioni, dovresti ritenerti fortunata." Ridacchiò. "Sai ora come ora preferirei trovarmi appesa con una sola mano al Big Ben più che stare qui a sentirti blaterare scemenze." Risposi. "Guardami negli occhi se proprio devi rispondermi così, o hai paura?" Mi stava per caso sfidando?! "Paura di chi, di te?" Risposi ridendo. "Paura di ammettere a te stessa ciò che provi Noelle, paura che guardandomi tu possa ricadere nell'errore, di lasciarti andare e baciarmi un'altra volta." E dopo quelle parole mi sentii così piccola. "Non ho bisogno delle tue lezioni di vita, so cavarmela da sola." Andai via. "Scappare non vuol dire cavarsela, nè tanto meno avere coraggio. Per come sei adesso potresti anche appenderti al Big Ben con una sola mano, come hai detto tu, e nessuno ci crederebbe davvero."
Mi stava solo provocando, era tutta una tattica e non avrei ceduto. Presi il telefono e mandai un messaggio a Calum. 'Sei in giro?' Arrivó subito la risposta. 'Sono da Starbucks, mi raggiungi?' Non me lo feci ripetere due volte.
Avevamo parlato un po' prima di uscire per tornare a casa. La giornata non era poi andata così male. "Sono felice di averti qui adesso." Disse Calum. "Non stiamo insieme, stiamo solo cercando di trovare una via di mezzo per non odiarci a vita.." Queste risposte non erano da me. Lui mi abbracció ed io ricambiai ma in quel momento una fitta al cuore mi fece sentire una merda. Louis era proprio davanti a me e i suoi occhi dicevano tutto. Si limitó a scuotere la testa e andò via.
Perché mi sentivo in colpa? Io alla fine non avevo fatto assolutamente nulla per ferirlo, lui lo aveva fatto con me e non sarei mai riuscita a perdonarlo per questo.
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SO CHE QUESTO CAPITOLO È DAVVERO CORTO MA VOLEVO AGGIORNARE E ALLO STESSO TEMPO DEVO PREPARAMI PER UN'INTERROGAZIONE. CERCHERÓ DI FARE UN MEGA CAPITOLO AL PIÙ PRESTO. xx
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Just a moment || Louis Tomlinson (In revisione)
Fiksi PenggemarSpesso si crede che il primo amore sia il più bello, il migliore. Si dice che non si scordi mai e che si porti sempre nel cuore la prima persona della quale ci si è follemente innamorati. Ma non sempre è vero. Chiunque può entrarti nel cuore e spazz...