Capitolo 40

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"La tristezza è causata dall'intelligenza.
Più comprendi certe cose e più vorresti non comprenderle."
(C. Bukowski)

Era passato un mese dal giorno in cui avevo parlato con Cox. Dicembre era ormai arrivato da una settimana e il solito freddo e la neve non avevano tardato ad arrivare.

Non avevo più parlato con Louis, non volevo sentire nemmeno una delle sue stupide scuse. Nonostante il mio essere così ostinata a tenerlo lontano da me, non faceva altro che chiamarmi, venire a casa mia, aspettarmi all'uscita di scuola, veniva persino nei locali che frequentavo con Abby. Non era un vero e proprio stalker ma era molto vicino all'esserlo.

Ovviamente, a questo bel quadretto, si era aggiunta anche mia madre. Anche lei aveva cominciato a chiamarmi, a lasciarmi messaggi in segreteria e mail su mail, tutti non letti e cestinati.

Ero stanca di vivere con la testa piena di bugie. Avevo dato tutta me stessa a quel ragazzo, lo avevo amato, protetto, difeso, e questo era ciò che mi aveva dato in cambio. La parte più difficile era, senza dubbio, convivere con questa mancanza. Sì, perché certi vuoti non li colmi, né ti ci abitui, impari solo a conviverci.

Louis mi aveva dato una prospettiva diversa con la quale guardare la vita e questa non era una cosa da poco. In un certo senso, si era assicurato di rimanere impresso in me, anche quando non ci sarebbe più stato; odiavo questa cosa. Come potevo andare avanti se lui era ancora presente?

"Noelle, mi stai ascoltando?" Abby sventolò una mano davanti la mia faccia e mi distrasse dai pensieri. "Pensi ancora a lui, eh?" Le bastò guardarmi per capirlo.
"È passato un mese. Un mese, diamine! E sto ancora pensando a lui."
Eravamo in una caffetteria vicino casa di Abby, uno dei posti meno frequentati di tutta New York, uno in cui Louis non ci avrebbe trovate.
"Noe, è proprio questo il punto, è passato solo un mese." Rispose la mia amica. "Per quanto sia grande questa delusione, in così poco tempo, tutto quello che provi, non può di certo passare." Abby sapeva sempre cosa dire per farmi sentire meglio, ma questa volta le sue parole non bastavano. "Ascolta, perché non provi a parlarci? Perché non provi a parlare con lui e con tua madre? Devi toglierti questi dubbi prima o poi. Non puoi pensare di potarteli fin dentro la tomba, ti logoreranno giorno dopo giorno." La sua proposta non era per nulla allettante. Il solo pensiero di vedere uno di loro due mi dava il voltastomaco, figurarsi vederli entrambi.
"No, no e poi no! È escluso categoricamente." Affermai battendo una mano sul tavolo della caffetteria.
"Noelle..." Disse lei con tono di preghiera.
"Non riuscirei a reggere una situazione del genere.." Risposi abbassando lo sguardo.
"Hai due soluzioni, o parli con loro o smetti di lamentarti. Le cose non si risolvono da sole, devi essere tu a farlo." Queste furono le ultime parole della mia amica prima di alzarsi e andare verso la cassa a pagare la nostra colazione.

Ero in camera, seduta sul letto a fissare il cellulare con aria assente. Cosa dovevo fare? Avrei dovuto chiamarli? O era meglio lasciar perdere e convivere con questo dubbio?

Non fu facile prendere una decisione, ma alla fine ci riuscii.

Mi trovavo a Battery Park, stavo aspettando Louis. Gli avevo mandato un semplice messaggio nel quale gli chiedevo di incontrarci per parlare, niente di più, niente di meno. Lui non aveva tardato a rispondere, quasi come lo aspettasse da settimane, ormai.
Era inutile nascondere l'ansia e la paura che provavo nel rivederlo. Sembrava passata un'eternità e non riuscivo più a immaginarci insieme a parlare.

Guardai l'orologio e notai che era in ritardo di alcuni minuti. Mentre riflettevo tra me e me se andare via o rimanere ancora un po', un rumore di passi mi fece alzare di scatto dalla panchina; Louis era arrivato.
"Noelle.." Sussurrò. Era di fronte a me, ci separavano pochi centimetri. "Noelle, finalmente." Disse dopo.
"Ciao Louis." Risposi con voce atona.
"Io..ehm..posso.." Tentò di abbracciarmi ma mi scostai. Era impacciato e tremendamente a disagio, lo notavo dai suoi occhi.
"Ti ho chiamato solo perché voglio sapere cosa mi avete nascosto in tutto questo tempo, non per abbracciarti e far finta che non sia successo nulla." Il mio tono era risultato più acido e duro del previsto.
"Allora, sediamoci, ho molte cose da dirti." Così si avvicinò alla panchina e si sedette ed io feci lo stesso.
"Avanti, aspetto solo te." Lo invitai a cominciare a parlare. Prese un respiro e cominciò a parlare.
"È iniziato tutto il giorno in cui tua madre ed il mio patrigno si sono incontrati. Io e lui eravamo andati a fare la spesa per la festa che avrei organizzato pochi giorni dopo, non quella a cui sei venuta anche tu. Mi ero allontanato per andare a prendere le birre e al mio ritorno, tua madre era lì con lui a scherzare e parlare.
Me l'aveva presentata come una delle sue colleghe di lavoro.
La sera successiva, tornato dall'università, Barbara era in casa nostra, stavano parlando di affari e cose del genere, ma avevo già capito che tra quei due c'era qualcosa." Mentre Louis raccontava, mi sentivo oppressa, come se tutte le verità stessero finalmente venendo a galla ma io non fossi pronta a farci i conti.
"Più i giorni passavano, più loro diventavano intimi, in un certo senso. Sempre a pranzo assieme, il pomeriggio lei era da noi e parlavano di lavoro e poi la sera, prima di cena, andava via." I pezzi del puzzle cominciavano a combaciare. Mia madre che tornava tardi, che stava sempre a lavoro.
"Una sera, decisi di chiedere a mio padre più informazioni. Chi fosse davvero questa donna, se avesse una famiglia e dei figli e così, uscì fuori tutta la verità e capii che lei era tua madre.
Ricordo ancora il giorno in cui decise di venire ad abitare a casa nostra dicendo che aveva lasciato tuo padre. Mi sentii in colpa, non avevo fatto niente per impedire che tu stessi male, e anche se non ti conoscevo bene, mi dispiaceva ugualmente.
A quel punto, tua madre mi disse di tenerti d'occhio e cercare di instaurare un rapporto con te, così da poterle riferire tutto. All'inizio lo feci, ma con il passare del tempo smisi di spiarti. La minacciai più volte di raccontarti la verità se non avesse lasciato mio padre, motivo per cui ti aveva detto di starmi alla larga, aveva paura che tu venissi a sapere. Io ero ormai troppo innamorato per poterle permettere di rovinare tutto, così, smisi di ricattarla e lei smise di allontanarci." Non potevo più ascoltare le sue parole, era come se mi tenessero legata ad una sedia e mi colpissero sempre più forte fino a farmi perdere i sensi. Cercavo di continuare a rimanere lucida ma non ci riuscivo, non più.
"Louis, basta." Lo pregai, ma lo feci talmente piano che non mi sentii. "Louis, ho detto basta!" Esclamai attirando la sua attenzione.
"Io..io pensavo che volessi.." Si avvicinò di qualche centimetro ed io mi allontanai.
"Grazie per essere venuto, ora ho bisogno di stare da sola. Ciao Louis." Mi alzai ed andai via.

Non appena tornai a casa, mandai un messaggio a mia madre. Avevo ascoltato Louis, adesso dovevo ascoltare lei. Ognuno poteva avere una propria versione dei fatti e rigirarla a proprio piacimento, ed io volevo sentire entrambe le campane.

Avevo necessariamente bisogno di sfogarmi, ma senza avere risposte a tutti i miei problemi e alle mie domande, così, presi il mio diario, quello dove scrivevo nel periodo in cui Louis era andato via.

07 dicembre 2013

"Caro diario,
Un mese fa ho scoperto che Louis, il mio ragazzo o ex, sinceramente non so ancora come definirlo, è il figlio del nuovo compagno di mia madre. È stato un duro colpo, sapevo che qualcosa non andava, ma non credevo fino a questo punto. Oggi, dopo tutto questo tempo, ho deciso di incontrarlo e parlarci per togliermi alcuni dubbi che mi affliggevano da settimane. Lui non si è tirato indietro ed è venuto a raccontarmi tutto ciò che non sapevo e la cosa mi ha sconvolta. Sono corsa via e durante il tragitto fino casa, ho pensato che la cosa migliore da fare era parlare anche con mia madre, sentire la parte del suo racconto. Preferisco ascoltare entrambe le versioni prima di arrivare a conclusioni affrettate. Il fatto è che ho così paura. Non sono pronta ad ascoltare altre verità, per quanto possano essere sincere. In questi ultimi mesi ne ho passate di cotte e di crude e mi sento distrutta dentro, anche se, per un breve periodo, avevo creduto di essere tornata la Noelle di una volta. La verità è che Louis ha capovolto la mia vita, l'ha riscritta a suo piacimento, eppure, questa nuova me, mi piaceva. Non mi ha mai voluto fare del male, ma involontariamente, l'ha fatto. Adesso il buco che ha creato dentro me è irreparabile, credo. Lo amo ancora? Certo che sì.
Lo perdonerò? Non ne sono così sicura.
Mi manca? Da morire.
Domani parlerò con mia madre, a quel punto dovrò mettere a confronto le due storie e quella sarà la parte più difficile, senza ombra di dubbio."

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Per eventuali errori correggerò appena mi sarà possibile. Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate un like ⭐️
Siamo ormai agli sgoccioli, la storia di Noelle e Louis sta per terminare, chissà cosa succederà...

Just a moment || Louis Tomlinson (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora