𝓝𝓸𝓷 𝓬𝓪𝓹𝓲𝓼𝓬𝓸...

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Fu Thomas a riferirmi di quello che accadde dopo che svenni nel labirinto, fu lui, in una seconda occasione, a raccontarmi di come quel Dolente non mi uccise, ne aveva la completa capacità, poteva fa concludere in quelle mura la mia vita, ma non lo fece. Compresi alla fine del viaggio il motivo dietro quell'improvviso arresto, ma fino ad allora rimasi nell'ignoto fino alla fine. Mi disse che si era semplicemente limitato a posizionarsi accanto a me, a darmi qualche colpetto per controllare che non fossi probabilmente morta sul colpo, cosa che mi incise la pelle, ricoprendomi le braccia e le gambe di sottili tagli.

Una volta che questo se ne andò, prima che potesse arrivarne un altro, Thomas scattò in avanti e mi sollevo, posizionando un braccio alla metà della mia schiena e l'altro sotto le mie ginocchia, in modo che non potessi scivolare dalla sua presa quando riprese a correre. Mi accostò a sé quando fece quello sprint finale, potevo percepirlo ansimare mentre ero ancora stordita, udivo da lontani il suo veloce battito cardiaco che rimbombava nelle mio orecchie. Nonostante avessi desiderato di riprendere conoscenza per riassicurarlo, non riuscì nel mio intento, ancora troppo stordita per tutto quello che era accaduto, trovai un'estrema difficoltà nell'articolare le parole, o anche solo nel pensarle, dato che un lancinante dolore mi trafiggeva le tempie.

Superata di un po' la soglia della Radura e raggiunti da Minho, anche Thomas collassò per la fatica e per la stanchezza: cadde in ginocchio, lasciandomi andare sull'erba e poi si accasciò su un lato, ansimando e boccheggiando per l'immanente esaurimento di adrenalina e per cosa era stato costretto a fare affinché non passassi una notte nel Labirinto, con le sezioni che mutavano il loro posizionamento.

Ripresi per qualche momento i sensi, non ero ancora propriamente lucida e in pieno possesso delle mie facoltà, mi trovavo in uno stato di "dormi-veglia", in cui qualcuno si sente proiettato su un diverso piano della realtà che le mette dinanzi a scelte ed esperienze diverse, spesso frutto di fantasia o di allucinazioni, se soggetti a sostanze particolari.

Per quel poco che ricordo, non potrò mai dimenticare una voce che mi chiamava, non fui sicura che si trattasse di Newt fino al momento in cui il suo volto non si palesò: nonostante vedessi a chiazze e la mia vista fosse ancora appannata, non potevo non riconoscere la sua tonalità di pelle e come dei piccoli riccioli ricadessero ai lati del suo volto.

<< Clint! Jeff! Venite immediatamente qui, abbiamo Alex e Thommy senza sensi... Non abbiamo altro tempo da perdere, forza! >>

Poi nuovamente il buio mi avvolse, ma alcune parole mi raggiusero.

<< Forza, Alex... Non puoi lasciarmi così. >>

Non so quanto tempo passo da un risveglio all'altro, solo che in questo ero decisamente più lucida, tanto che tutti i dolori di quei tagli e quei graffi mi facevano davvero male, ero cosciente, potevo percepire come uno ad uno bruciassero e mi privassero delle forze, quelle poche che mi erano rimaste.

Feci una fatica incredibile a sedermi, nonostante irrigidii i muscoli e mi diedi una forte spinta con le mani, mi sembrò ugualmente di sollevare un macigno dalle grandezze smisurate che giaceva sopra di me, ma questa volta ne uscì vittoriosa, feci in modo tale da inclinare il busto in avanti di inarcarlo, così che non soffrissi della necessità di sdraiarmi ancora una volta.

Tentai di socchiudere gli occhi per migliorare la vista e così successe, riuscì, in qualche modo, a dare ancora una volta dia contorni ben definiti agli oggetti che avevo intorno e, grazie a ciò riuscì a notare anche la figura di Newt, parzialmente nascosta da quella vecchia mobilia: se ne stava seduto, rannicchiato su una sedia, con le ginocchia strette al petto e il volto nascosto da queste, le braccia erano avvolte intorno alle gambe, prevenendo che queste potessero scivolare, era, così, in posizione fetale, con il volto nascosto e con le mani ricoperte di graffi, con le nocche sbucciate e con i capelli tutti in disordine.

Nonostante mi facesse male la gola, mi trovassi incapacitata a parlare, non potei non chiamarlo, non ero capace di ignorarlo, non in quello stato.

<< Newt? ... >>

Con straziante lentezza sollevò il capo e i nostri sguardi si incontrarono. Gli occhi erano rossi, le sue guance rigate dal pianto e la pelle pallida, delle occhiaie non troppo evidente si stagliavano sotto gli occhi e lì sembravano essere irremovibili.

In contrasto ai precedenti movimenti, scattò rapidamente in avanti e raggiunse nel giro di qualche attimo il lato del mio lettino. Ero desiderosa, ora che lo avevo per me, di potermi finalmente confrontare con il suo comportamento, ma ancora una volta non ci riuscì, per fortuna.

A volte un bacio è la miglior soluzione ad un litigio.


(Edit: 20/07/2019)

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