Nonostante mi fosse stato esplicitamente detto di nascondermi nel Casolare, una volta radunati quanti più Raduari possibili, non lo feci. Mi sforzai di correre il più veloce possibile nel raggiungere le cucine, dove Frypan era rimasto, nella speranza di prendere qualche provvista, se fossimo stati costretti a rimanere nascosti per lungo tempo, ma persuaso dalle mie parole, rinunciò e corse via. Winston, Clint e Jeff erano tutti rinchiusi all'interno della piccola cupola dedicata alle cure e nonostante avessero trovato difficoltà nel comprendere cosa fosse meglio per loro, li esortai non troppo gentilmente nell'iniziare a correre, se desideravano rimanere in vita per un'altra giornata. Chuck ed io ci dividemmo dopo quest'ultimo incontro, infatti mi assicurai che iniziasse a correre verso il Casolare con gli altri, che potesse raggiungere una zona dove i Dolenti potessero avere poca possibilità di manovra.
Mi era stato detto di tornare andare a prendere Alby, Chuck mi aveva supplicato di andare a prenderlo, non mi fu mai detto perché giacesse incosciente su un letto in una struttura non molto distante dal centro. Varcata la soglia e individuato dove fosse disteso, mi trovai incapace nel sollevarlo e caricarlo sulle mia spalle in un tempo breve, era pur sempre un peso morto da trascinare ed era un ragazzo, questo stava significare che come minimo pesasse una settantina o un'ottantina di chili. Nonostante volessi andarmene da lì, cercare qualcuno che fosse capace di aiutarmi a sollevarlo, dovetti fare tutto da sola. In seguito, solo compresi come fui capace di caricarmi il suo peso sulle spalle, ma in quel momento, quella mia forza fuori misura mi era sembrava semplicemente un frutto atipico della forte adrenalina in circolo.
Avevo il suo busto premuto contro la mia schiena, le braccia ricadevano penzoloni in avanti mentre, stringendo con forza le sue gambe, mi assicuravo che non cadesse o scivolasse dalla mia presa ed essendo ancora privo di conoscenza, mi preoccupai di piegare il busto in avanti per evitare che potessimo sbilanciarci entrambi.
Quando uscì da lì, ormai era troppo tardi. Diversi Dolenti vagavano per la Radura, inseguendo alcuni dei ragazzi che avevano opposto resistenza al nostro suggerimento, c'era chi piangeva, chi gridava, che svaniva nel buio, destinato a rimanere lì. Dei clangori metallici risuonavano per tutta la Radura, ticchettii e scoppi.
Era notte fonde, a quell'ora, fino a qualche giorno fa, eravamo solito dormire e bearci di quella quiete apparente, in quel momento quell'improvviso silenzio mi spaventava immensamente. Avevo le gambe paralizzate, non riuscivo a muovermi e nonostante avessi dovuto scattare per mettermi in salvo, rimasi esattamente lì dove mi trovato, nel buio più completo, come un pallido riflesso illuminato da una luna quasi assente.
Non mi accorsi che un Dolente, di soppiatto, mi aveva raggiunta alle spalle. Solamente quando sia Teresa, che Thomas, incominciarono a gridare per avvertirmi, riuscì a voltarmi rapidamente o accorgermi del mostro che, come la prima volta, si era innalzato sulle due zampe posteriori, pronto ad attaccare.
<< Alex! Scappa! >>
Incominciai così a correre. Mi slanciai rapidamente in avanti, abbastanza velocemente da evitar di venir punta dalla lunga coda a scorpione del Dolente, ma il peso di Alby mi sbilanciò in avanti e caddi a terra. Fortunatamente si era ripreso, il tempo impiegato per accorgermi del mostro e fuggire da lui era stato sufficiente affinché si risvegliasse, tanto che fu lui stesso ad alzarsi prima d me e tendermi la mano, esortandomi ad afferrarla e seguirlo.
Riprendemmo a correre dopo qualche istante, raggiungendo così il gruppetto costituito da Thomas, Teresa e altri ragazzi della Radura. Tutti ci slanciammo verso il Casolare all'angolo della Radura, tutti ci slanciavamo il più possibile in avanti, passo dopo passo cercavano la salvezza in quella struttura, ogni momento di più speravamo di arrivare sani e salvi, al riparo, ma Alby inciampò.
Non lo lasciai lì, non potevo, soprattutto dopo tutto quello che aveva passato e che, per causa mia, aveva trascorso in quei tre anni all'interno delle mura e del Labirinto. Quindi arrestai con passo deciso la mia corsa e, piegando rapidamente il busto nel verso opposto, ripercorsi quello stesso e breve tratto di strada, accovacciandomi al suo fianco. Thomas sembrò avere la mia stessa idea, infatti, con una grezza lancia di semplice legno, appuntita, era tornato anche lui sui propri passi per fornire il proprio supporto.
<< Mettetevi dietro di me! Ho più probabilità di far arrivare al Casolare sani e salvi... Se ci fermiamo a combattere, è la fine! I Dolenti vogliono questo, che agiamo con forza bruta. >>
Feci indietreggiare Teresa e gli altri ragazzi che si erano uniti al nostro gruppetto, ma non Thomas, lui mi affiancò. Non avevamo alcuna possibilità di vittoria, era logicamente inutile e inopportuno incominciare un combattimento, consapevoli della nostra sconfitta, ma lui, lui era testardo, eccessivamente testardo. Tese quella lancia di solo legno, era rapido dei movimenti, tanto che per qualche istante fece indietreggiare il Dolente, ma non era sufficiente, nonostante le nostre grida, per alleggerire quella tensione e quel sovraccarico di adrenalina, non eravamo capaci di sostenere una lotta vera e propria.
Improvvisamente venne trafitto da ben due lance proveniente dalla nostra destra, non seppi chi fosse ad avere una coordinazione tanto eccezionale fino al momento in cui non mi girai e intravidi Newt, con un machete in mano, accompagnato da altri ragazzi, tutti armati.
Il tempo era alle strette, i Dolenti avevano ucciso quei Raduari che non erano stati sufficientemente forti nel fuggire da loro e ora puntavano tutti nella zona nella quale ci stavamo raccogliendo, sperando di poter, in qualche modo, superare la notte e sperare che se ne andassero il giorno seguente. Avevo paura, tremavo come una foglia, non avevo la forza nemmeno di piangere, non riuscivo a versare alcuna lacrima, forse prosciugata dall'eccessiva rabbia nei confronti dei Creatori.
Rapidamente Newt mi afferrò una mano e mi strattonò in avanti, facendomi uscire da quella bolla di pensieri che si era creata intorno a me. Negli attimi successivi mi sentivo persa, non sapevo che fare se non correre, nell'incertezza di non conoscere cosa sarebbe stato di me o degli altri, di Newt, ma la sua mano, stretta saldamente intorno alla mia, mi infondeva un briciolo di speranza. Tutti volevamo vivere l'Utopia di uscire vivi di lì e rincominciare da capo la nostra vita, ma, come al solito, nulla va mai come si spera.
Ci ammassammo tutti al centro del Casolare. Non ci importava che fossimo sporchi, sudati, sporchi di sangue e con le lacrime incrostate si sporcizia che ci rigavano il volto, in quel momento eravamo una famiglia, lo eravamo sempre stata, lo erano, sempre stata. Faticavamo a respirare, sia per il numero eccessivo dentro la casupola e sia per l'angoscia, alcuni trattenevano il fiato per il timore che i Dolenti potessero udirci, altri, invece, timorosi, avevano chiuso gli occhi ed erano strisciati contro la parete opposta.
La mano di Newt era completamente gelata, il suo volto aveva perso il classico colorito rosato, mentre i capelli erano attaccati alla fronte a causa di quel sudore freddo che imperlava il suo volto. Rimaneva la più bella visione che avessi mai visto, nonostante quella situazione. Mi strinsi a lui, gli afferrai il braccio libero con la mano destra, tremante di paura.
<< Andrà tutto bene... >>
Quella fu la prima volta che me lo disse con il cuore in mano, la prima di una serie infinita e nonostante il numero, ogni volta era capace di rincuorarmi, indipendentemente dalla situazione nella quale versavamo.
Lanciai un grido nell'attimo in cui Chuck venne afferrato, anche altri ragazzi erano morti e non eravamo stati in grado di salvarli perché, ogni volta che provavamo ad agire, eravamo sempre troppo lenti in confronto ai Dolenti, ma non quella volta. Lasciai andare la mano di Newt e mi slanciai in avanti, imitando così i movimenti di Thomas ed entrambi afferrammo le sue braccia, opponevamo resistenza a quelle crudeli macchine per tenere almeno un raduario in vita, almeno Chuck. Non sapevo cosa sarebbe successo in seguito, non sapevo di come il fato avesse già deciso per lui. Col tempo scoprirete cosa vuol dire perdere. Essere profondamente nel giusto, ma nonostante ciò fallire. Lo temi, lo eviti, il destino arriva comunque.
<< Chuck, non mollare! >>
Il resto che accadde, per me, è ancora confuso, ad anni di stanza. Ricordai solamente come Alby, rompendo il braccio meccanico che aveva afferrato Chuck, perse la vita per difendere tutti noi. Thomas litigò con Gally, parole dure volarono e l'affinità di Thomas con la W.I.C.K.E.D. venne rivelata, così, compresi, che non ero la sola inviata a controllare i Raduari, non ero la sola pedina inviata a rischiare la vita per il successo del Gruppo A.
Decise di pungersi, di iniettare nelle sue vene il veleno dei Dolente, il Virus contro il quale combattevamo e da lì, la situazione non poté che peggiorare terribilmente.
(Edit: 21/07/2019)
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"W.I.C.K.E.D. is good..."
FanfictionCopertina by: @lipsasblossom Si dice che dopo Teresa, nonostante il messaggio, giunse un'altra ragazza, avvolta da un candido velo di mistero. Ineluttabile l'innesco di alcuni avvenimenti a causa del suo arrivo, Alexandra si troverà a far fronte a...