𝓟𝓮𝓻𝓬𝓱é 𝓶𝓲 𝓽𝓻𝓸𝓿𝓸 𝓺𝓾𝓲?

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Inevitabilmente il mio sguardo si posò su quelle imponenti mura di pietra chiara: erano colossali, seppur scalfite in diversi punti, la lo struttura non si presentava intaccata e si ergevano temerariamente intorno a quello spazio rettangolare nel quale mi trovavo. Solamente l'edera, cresciuta lungo i muri, era capace di dirci cosa ci fosse oltre quelle costruzioni, cosa potesse stagliarsi all'orizzonte. Il tempo si era evidentemente divertito a rovinare quella pietra immacolata, tanto che in diversi punti erano presenti macchie di colore scuro, terriccio tra le fessure.

Seguii a passo lento la figura di Newt, che ondeggiava debolmente ad ogni passo, era evidente che zoppicasse, che qualcosa gli facesse male e che soffrisse, ma nonostante tutto, procedeva come se nulla fosse, con un candido sorriso che gli curvava gli angoli della bocca. Non compresi, in quel momento, come mai fossi tanto tesa dinanzi ad un ragazzo appena incontrato, cosa ci fosse in lui che mi facesse battere forte il cuore nel petto, come se da un momento all'altro potesse balzare fuori. Le mie guance erano ancora tremendamente caldo, indice che stavo ancora arrossendo.

<< Allora, Alex... >>

Mi richiamò lui all'attenzione, facendomi fermare d'improvviso, per poco non inciampai su i miei stessi piedi, troppo concentrata a pensare altro piuttosto a dove dovevo posare i piedi.

<< La struttura da cui sono appena uscito, quella in legno e verso l'angolo della Radura, è il Casolare... Lì è dove tutte le decisioni vengono prese, per il bene di tutti i raduari. >>

Sollevata la mancina con un rapido movimento, mi indicò la medesima struttura che avevo notato qualche attimo prima, una struttura semicircolare con un'ampia cupola al di sopra che funge da tetto e sigilla la costruzione non troppo stabile, quasi come se non si fosse seguito uno schema, ma si fosse dato sfogo al libero piacere artistico. Ruotando il busto, l'indice si fermò a puntare una zona abbastanza affollata, con diversi ragazzi che brulicavano nei suoi paraggi.

<< Quella lì, invece, è la cucina... Ci sono dei turni in cui alcuni ragazzi preparano da mangiare per tutti noi qui nella radura. >>

Ancora una volta si mosse per indicarmi i diversi punti del campo, ma io non potei ignorare come quelle grandi iridi nocciola mi fossero familiare, come quelle movenze compiute, come quella voce, come Newt mi fosse familiare. Ero coscia del fatto che la mia percezione potesse essere alterata a causa della mia estrema emotività, ma ero del tutto convinta che io lo avessi già visto, probabilmente prima di ritrovarmi all'interno di quella grande struttura. Sorrisi anche io in tutta risposta a quello che, con gentilezza, il ragazzo mi rivolgeva, annuendo di tanto in tanto, per dimostrargli che prestavo attenzione alle sue parole.

<< Li ci sono i capi e nelle immediate vicinanze ci sono anche le gabbie con gli animali... Cibo, semi e animali venivano inviati una volta al mese insieme al Pive di turno, infatti ogni mese un ragazzo veniva inviato qui dai Creatori, nessuno sa il perché, ma né tu e né Teresa siete arrivate con delle provviste, solo nulla o scatole vuote... >>

Annuì appena alle sue parole, il mio sguardo non impiegò, poi, molto tempo prima che si posasse ancora una volta sul suo volto, in particolar modo su come le sue labbra, rosate e sottili, fossero piegate in un sorriso cordiale che, in ogni caso, lasciava sempre trasparire una certa malinconia.

<< Newt... >>

Lo fermai prima che riprese a camminare, non disse nulla, inarcò semplicemente un sopracciglio in mia direzione.

<< Perché ci troviamo qui? ... Perché mi trovo qui? >>

Non potei ignorare come granò rapidamente gli occhi, ma nonostante lo avessi palesemente spiazzato con una domanda simile, si concesse un flebile sospiro e del tempo prima di fornirmi una risposta. Nel frattempo, era tornato a sorridermi come se nulla fosse, con una gentilezza e una premura che non appartenevano ad un luogo simile.

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