𝓞𝓱, 𝓝𝓸...

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Mi svegliai di soprassalto da quel sogno. Nonostante quelle ferite mi facessero ancora terribilmente male, non potevo rimanere ferma e di certo non potevo ignorare quei pochi ricordi che erano riaffiorati. Nel tentativo di riprendere un po' d'aria mi trovai a piegare il busto in avanti ed inarcare la schiena, sedendomi frettolosamente su quel lettino e quei movimenti mi fecero sbilanciare in avanti e dunque mi costrinsero a posare entrambe le mani in avanti, per evitare che mi trovassi a cadere nel lato opposto. Avevo il fiatone, ero incapace di respirare e ansimando, man mano che passava il tempo mi sentivo sempre più debole, non riuscivo a tranquillizzarmi, non avevo alcuna scusa che potesse farmi sentire meglio.

Ero stata io a ideare involontariamente l'idea del Labirinto, ero stata sempre io ad aver aiutato quella donna a portare avanti il suo piano ed ero stata io, ancora una volta, ad aver abbandonato mia madre al suo destino, senza riuscire a fare nulla. Il sangue si raggelò nel corpo: il solo pensiero di essere stata la fonte di tante morti e tanto dolore mi aveva spiazzato, mi mancava il fiato ed ero incapace nel muovermi. Avrei solamente voluto fermarmi lì e piangere, liberarmi da tutto quel dolore che mi gravava sul petto, ma non era né il luogo e né il momento più adatto per una cosa simile, non lo sarebbe mai stato.

Avrei voluto tanto dirlo a qualcuno, avrei desiderato ricevere conforto in quel momento, sarebbe stato il mio sogno più grande, ma rivelare il tutto significava rinunciare a quella nuova vita che mi ero costruita lontana da quelle persone, dalla mia famiglia e rinunciare alle mie amicizie, a Newt.

Facendo forza sulle gambe e irrigidendo i muscoli, ruotai parzialmente il busto, quanto mi bastava per posare nuovamente i piedi a terra. Mi aggrappai con forza alle coperte a causa del giramento di testa a cui continuavo ad essere sottoposta, tutto intorno a me si muoveva, ruotava e non riuscivo a vedere bene i contorni degli oggetti, solamente macchie di diverso colore che si sovrapponevano, tutto era sempre e comunque confuso.

Socchiusi rapidamente gli occhi e, nonostante mi facesse male la testa, fui costretta ad assottigliare la vista per ridare, come minimo, qualche contorno, non troppo definito, a ciò che avevo intorno.

Sollevai debolmente il capo, riuscendo ad osservare la luce esterna: era palesemente sera, il sole era ormai scomparso, ciò doveva implicare che le porte si fossero chiuse e che il Labirinto dovesse cambiare, ma nulla di tutto ciò accadde, infatti, il silenzio che si era andato a creare era alquanto surreale: né una voce, né un movimenti, nulla di nulla.

Solo dopo qualche istante scoppiò un enorme frastuono: diversi ragazzi avevano incominciato a gridare, altri a piangere e solamente alcuni, invece, sembravano risoluti nel sapere cosa fare in una simile occasione.

Mi feci forza, per quanto potei e finalmente, legate per bene le scarpe, mi avviai a passi lenti verso la porta, che spalancai senza alcun timore di vedere cosa stesse accadendo fuori di quella piccola capanna.

Notai improvvisamente come le porte del Labirinto fossero ancora aperte, ciò implicava la possibilità dei Dolenti all'interno della Radura: non avevano alcun ostacolo che impedisse loro di entrare, nessun muro invalicabile era stato chiuso a nostra difesa, eravamo in balia di mostri capaci di uccidere, privi di armi per difenderci, non avevamo nulla.

<< Newt! C-Cosa sta succedendo? >>

Il Vice non era molto distante da dove fossi, tanto che, zoppicante, si avvicinò frettolosamente e mi strinse in un forte abbraccio, che per qualche momento mi privò del fiato accumulato all'interno della casupola.

<< Per fortuna che ora stai meglio... Le porte non si chiudono e i Dolenti già sono usciti dalle loro tane, dobbiamo nasconderci! Devi aiutarmi... Fai in modo che, insieme a Chuck, riusciate a adunare quanti Raduari possibile e andate nel Casolare, è il posto più sicuro di tutti, al momento. >>

Prima che potessi annuire, mi posò un bacio delicato a fior di labbra, sorridendomi con dolcezza, nonostante la situazione del momento. Il cuore mi batteva forte nel petto, probabilmente sia per l'adrenalina che per quel gesto d'affetto inaspettato, ma non potei non ricambiare quel sorrisetto delicato, ero incapace di resistergli ed entrambi lo sapevamo bene.

<< Mi raccomando, fai attenzioni. >>

<< Non preoccuparti, ci riusciremo... Insieme. >>



(Edit: 21/07/2019)

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