Nonostante l'accaduto, nonostante l'amaro in bocca che mi aveva lasciato quella conversazione con Newt, non potei fermarmi a riflettere sulle mie parole, non potevo far cessare quel peso che sentivo al centro del petto e non potevo di certo far sparire quel nodo che mi impediva di parlare, semplicemente non potevo, errare è umano e in quel momento mi sentivo di aver sbagliato completamente il registro delle parole da usare.
Non badai molto all'ambiente circostante, ignorai così i richiami di Chuck e le occhiatine confuse dagli altri ragazzi presenti, non avevo il desiderio di mostrare un sorrisetto finto e far finta che nulla fosse accaduto, non ne avevo le forze, le avevo usate tutte quante per uscire viva da Labirinto. Mi ricordo che mi domandai il motivo per il quale stessi tanto male, in effetti erano passati al massimo un paio di giorni da quando ci eravamo incontrati, non avevamo avuto il tempo materiale per approfondire il nostro legame. Non mi passò inosservato il comportamento l'uno nei confronti dell'altra: entrambi agivamo come se già ci conoscessimo e forse poteva essere anche così, ma con la rimozione dei nostri ricordi, con l'assenza di qualcosa a cui fare riferimento, agivamo convinti che l'altro sapesse come stavamo, eppure nessuno ricordava esattamente nulla, se non qualche movenze o frasi tipiche, ma tutto era molto ovattato e circondato da nebbia, impossibile da vedere o riconoscere.
Arrivai dopo diverso tempo alla Stanza delle Mappe. Thomas era lì davanti, con le braccia conserte e con le labbra tese in uno smorfia nervosa, infastidito dal mio ritardo, infatti mi scoccò un'occhiatina indagatrice, che domandava spiegazioni.
<< Scusami, non sono riuscita a svegliarmi all'alba... Ho dormito poco questa notte, la prossima volta farò in modo di essere puntuale. >>
Lui sospirò e annuì, non proferì alcuna parola in merito, si limitò ad aprirmi la porta e farmi entrare. Ci addentrammo all'interno di quel piccolo cubicolo, tenuto su semplicemente da rami, chiodi, assi e un numero spropositato di corde. Al centro della stanza giaceva una riproduzione in miniatura del Labirinto: era perfetto, nulla era stata lasciato, tutto era esattamente al suo posto. Non ero certa come sapessi dell'esatta costruzione di quel posto, li ignorai fino a qualche tempo fa, quando mi venne rivelato, ma in quel momento, con quello sotto gli occhi, non potei far a meno di guardarlo e soffermarmi, sperando di memorizzarlo il prima possibile.
Tra le varie mappe disegnate dai precedenti Velocisti, quelli che avevano perso la loro vita nel tentativo di fornire agli altri una via d'uscita, non potei far a meno di ignorare una in perfetta scala realizzata da un certo "Ben".
<< Chi era Ben? Era davvero molto bravo, in caso, si era appuntato tutto quello che poteva accadere nel corso di una giornata... >>
Thomas si morse il labbro inferiore, titubante.
<< Ben... Lui è stato un Velocista punto da un Dolente, siamo stati costretti ad esiliarlo perché era diventato estremamente aggressivo e tutti noi eravamo in pericolo... Non siamo stati in grado di salvarlo. >>
Prima che ce ne accorgessimo era già divenuto pomeriggio, il sole stava lentamente terminando il suo corso quando io e Thomas riemergemmo dai meandri del boschetto. Chuck, con un sorriso ampio in volto, ci corse incontro, seguito a qualche metro da Teresa stessa, che in mano portava qualcosa nascosto da un chiaro pezzo di stoffa.
<< Non vi siete fatti vivi per ora di pranzo e quindi io e Teresa abbiamo pensato di farvi trovare qualcosa da mangiare... Non potete capire quanto è stato faticoso convincere Frypan a tenervi in caldo questi panini, ma ecco a voi! Forza, mangiate prima che si raffreddino... >>
Ci sedemmo ai tavolini scricchiolanti nei pressi delle cucine, dove potemmo aprire gli involucri e mangiare qualcosa. Chuck e Teresa animatamente parlavano con Thomas, che occasionalmente rispose e rise al loro dire, dandomi l'impressione che nel giro di breve tempo la loro amicizia fosse divenuta molto più salda.
Da lontano intravidi Newt, con le braccia conserte e con lo sguardo fisso su Minho, che gesticolava animosamente. Provai a sollevare la mano destra, un tentativo inutile per farmi notare dal Vice, che mi vide, infatti il suo sguardo incrociò il mio, ma dopo che mi mostrò un sorrisetto palesemente tirato, costretto da pura formalità, invitò Minho a seguirlo da un'altra parte, dandomi definitivamente le spalle.
Rimasi profondamente ferita da quel atteggiamento, lo reputai estremamente infantile, inutile da perpetrare a causa della situazione in cui vessavamo, ma la cosa che mi aveva lasciata in verità di pessimo umore era come, con quella che sembrava un'estrema facilità, mi aveva messa da parte, considerando ciò che eravamo detti, ciò che avevamo fatto, ciò che avremmo voluto fare, mi sembrava paradossale e contradittorio non riuscire più nemmeno a guardarci negli occhi per più di qualche momento.
Umiliata e con lo sguardo a terra, ignorai come Teresa fosse svanita dal tavolino e come Thomas e Chuck si fossero seduti accanto a me. Tentarono di farmi ridere e in parte ci riuscirono, ma più ridevo, più mi trovavo a combattere con delle lacrime di frustrazione che mi pungolavano gli occhi.
Teresa mi rivelò in un secondo momento quanto in realtà lei stesse aiutando Newt, senza farsi notare da niente e da nessuno. Tutto ciò che lui aveva fatto sino a quel momento era stato causato da Teresa, che ogni tanto si lasciava cadere qualche parola di incoraggiamento e ciò lo portava ad agire. Mi raccontò che anche lui aveva la mia stessa impressione, come se ci conoscessimo già e avvicinarci l'uno all'altra ci avrebbe permesso di trovare alcuni dei nostri ricordi, di ritrovarci, ritrovare le nostre vecchie vite e il nostro legame.
Passai abbastanza tempo da sola a rifletterete, a chiedermi se ciò che stavo facendo fosse giusto, se lasciarlo andare mi avrebbe concesso la possibilità di ricominciare ancora una volta la vita nella Radura e lasciarmi tutto alle spalle.
La promessa che feci prima della mia uscita nel Labirinto rimase valida, il mio desiderio di assicurarmi il suo ben essere e la sua salvezza, come quella di tutti gli altri ragazzi, era divenuto primario, era ciò che mi esortava ad andare avanti e far in modo di combattere, giorno dopo giorno, contro le minacce che ci attendevano al di là del mura. Mi misi in mente che, al momento, la cosa essenziale fosse concentrarmi sul mio ruolo da Velocista, sul correre e non pensare a nulla, sull'esplorare e finalmente trovare quella via di uscita, celata da qualche parte da pietra, edera e ferro e forse sarei stata capace di mettere da parte i miei sentimenti. Fallì, fallì miseramente.
(Edit: 20/07/2019)
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"W.I.C.K.E.D. is good..."
FanfictionCopertina by: @lipsasblossom Si dice che dopo Teresa, nonostante il messaggio, giunse un'altra ragazza, avvolta da un candido velo di mistero. Ineluttabile l'innesco di alcuni avvenimenti a causa del suo arrivo, Alexandra si troverà a far fronte a...