𝓤𝓷 𝓡𝓲𝓬𝓸𝓻𝓭𝓸 𝓓𝓸𝓵𝓸𝓻𝓸𝓼𝓸

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Non ricordo esattamente per quanto tempo dormì, ma certamente non feci sonni tranquilli. Più che un sogno, appariva con un vecchio ricordo che riaffiorava alla mente. Probabilmente quella botta violenta era stata capace di far tornare alla mente qualche vecchio avvenimento, qualcosa che volevano tenermi nascosto.

Mi trovavo un una stretta saletta rettangolare, al centro era presente un tavolino d'acciaio, alcuni disegni erano presenti: erano stropicciati, strappati in alcuni punti, ma era evidente che fossero opera di una bambina, i contorni, le figure, tutto, eseguito con dei pastelli a cera, era semplificato il più possibile e ritraeva probabilmente una famiglia, erano presenti un uomo e una donna, poi, verso la metà del foglio erano presente due sagome perfettamente speculari, una aveva i capelli lunghi mentre, l'altra, aveva i capelli più corti.

In questo ricordo non ero solo una spettatrice esterna, ero anche capace di poter essere all'interno della scena, infatti era presente anche come protagonista: c'era una giovane me di appena sei anni seduta su una scomoda sedia sterilizzata di acciaio chiaro. Era rannicchiata in posizione fetale: le gambe strette al petto e tenute saldamente da braccia sottili erano di un colorito molto chiaro, una lunga chioma rossiccia le copriva completamente il volto, nascosto parzialmente dalle ginocchia. Stavo piangendo, delle lacrime mi avevano rigato il volto, ancora arrossato, così come gli occhi. Ero coperta di grafi, profondo, ancora sanguinanti e doloranti. Avevo indosso un semplice prendisole azzurrino, stracciato in diversi punti e sporco di gocce di sangue in altri.

La porta si aprì di colpo, creando così un forte rumore, sordo, che mi fece sobbalzare, eppure, nonostante tremassi come una foglia, ero incapace di muovermi, parlare o scappare. La soglia venne varcata da una figura slanciata di una donna con una folta chioma biondo grano legata elegantemente dietro il capo, la sua figura era poi abbracciata da un candido camice bianco. In contrapposizione a quella scelta di colore freddi, un sorriso ancora più glaciale le piegava le labbra, convinta di apparire amorevole sotto i miei occhi.

<< Sophia ... >>

Nonostante tentasse di attirare la mia attenzione, chiamandomi con dolci parole, io non mi mossi, non accennai nemmeno al movimento, rimasi immobile.

<< Sai che non devi vere paura della W.I.C.K.E.D., te l'ho già detto, no? Non abbiamo intenzioni di farti del male, anzi ti aiuteremo a crescere senza alcuna preoccupazione... Sempre se sarai intenzionata a collaborare con noi... Con me. Potremmo aiutare così tante altre persone se solo decidessi di unirti a noi. >>

Scossi frettolosamente il capo in tutta risposta, continuando a singhiozzare con il volto nascosto. Lei mi prese, con entrambe le mani, le guance e mi costrinse a sollevare il capo, nonostante fosse cauta nei movimenti, non potei non scattare a quella improvvisa vicinanza.

<< So che vorresti rivedere tua madre... Ma è morta, ha preferito vagare per il deserto, senza una cura, piuttosto che unirsi a noi, non credeva abbastanza nel lavoro che stiamo facendo qui e per questo ha scelto un'altra strada, diverse dalla mia o dalla tua... Tu, invece, puoi rimediare al suo errore e collaborare con noi, faremo in modo che nessuno soffra come hai fatto tu... Sii la speranza per chi non ne ha, per chi l'ha persa. >>

Abbassai lentamente le gambe e tornai a sedermi normalmente, anche se avevo ancora timore di guardare quella donna dritta negli occhi, non potei evitarlo, teneva infatti il mio volto in una morsa salda.

<< La nonna non ti lascerà sola, non farà come ha fatto tua madre... Mi assicurerò che tu possa vivere con ogni agio possibile, ma, in cambio, dovrai aiutarmi. Affare fatto? >>

Abbozzai un sorriso. Ero palesemente persa, non sapevo cosa fare, dove andare, ero stordita da tutte quelle informazioni ed emotivamente instabile, cosa che le permise di manipolarmi con estrema facilità, quindi accettai quella proposta ed annuì, senza dire nulla.

<< Sono molto fiera di te e della tua scelta... Sono sicura che ci aiuterai nel trovare una cura al virus, soprattutto perché tu sembri essere molto avanti a noi, capace di ragionare secondo uno schema non conforme. >>

E detto questo si alzò, facendo il giro del tavolino e soffermandosi, tese la mano sino ad indicare un foglio. Rappresentava un Labirinto, era completamente in pietra e nonostante i colori maldestri, era possibile vedere come al centro mi ero soffermata a disegnare un quadrato verde, con dei piccoli alberi e qualche struttura.

<< Ora... >>

Mi disse lei, passandomi davanti il mio stesso disegno.

<< Sembra che tu sappia molte più cose su di noi... Vuoi dirmi cos'è questo? >>

<< S-Si tratta... Cioè, è un labirinto... A me piacciono i Labirinti...>>

Risposi io, titubante.

<< Perché? >>


(Edit: 21/07/2019)





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