𝓕𝓲𝓷𝓪𝓵𝓶𝓮𝓷𝓽𝓮!

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Newt, con delicatezza, posò il palmo della mano sulla mia guancia, permettendo così ai propri polpastrelli di tracciare con la massima cura quei sottili solchi lasciati dalla presenza di tagli ancora freschi, una carezza delicata che si concluse nel momento in cui entrò a completo contatto con la mia pelle. Nonostante li stesse tracciando con caute movenze, sotto al suo tocco nulla era in grado di farmi male e come se fossa presa da un brivido che mi percorse la schiena, improvvisamente mi fermai dal sollevare una mano, rimasi dunque immobile. Appena entrammo in contatto, percepì una flebile scossa elettrica percorrermi tutto il cuore e sostare poi all'altezza del petto, dove il mio cuore batteva all'impazzata e, come reazione per la nuova sensazione, il respiro si smorzò improvvisamente, ritrovandomi dunque incapace a respirare regolarmente. Il pollice, con velati movimenti, disegnava piccoli semicerchio sul mio zigomo, con incredibile attenzione a non ferirmi.

Ben presto fui capace di percepire le sue morbide labbra combaciare alla perfezione con le mie, non potei ignorare come quell'esile tocco di carni fosse in grado di suscitare in me un uragano di emozioni contrastanti: gioia, malinconia e confusione erano la fonte di quei tocchi ricambiati; l'egoismo era la causa principale per il quale avvolsi gelosamente le mie braccia intorno al suo collo: non volevo lasciarlo più andare, ora che era divenuto finalmente mio.

Le nostre labbra si mossero in perfetta sincronia, sembrava che quella non fosse la prima volta che si incontravano così da vicino, che ricevevano l'un l'altra delle carezze leggere. Non potei trascurare la precisione con cui ci incontrammo, come i nostri corpi combaciavano l'uno con l'altro, come fossero stati modellati dal principio affinché potessero ritrovarsi ancora e ancora, incapaci di esistere lontani, separati.

Il cuore mi batteva con insistenza nel petto, così come un fabbro batte con forza l'incudine, così questo non sembrava intenzionato a lasciarmi prendere un momento di respiro. Al subbuglio si unì anche il mio stomaco, il quale si capovolse, lasciandomi così boccheggiante, con Newt che non faceva altro che venirmi incontro, posare un'altra serie di baci delicati contro le mie labbra. Che fosse sul contorno o esattamente al centro non importava, non mi sentì mai soddisfatta di quei baci, volevo consumare le mie labbra e le sue, così che nessuno avesse potuto baciare nessun altro. Aveva la concezione egoistica e territoriale che dovessi essere io ad averlo per me, a non condividerlo con niente e nessuno, a fare in modo che non ci perdessimo, che rimanessimo uniti e lì, pronti a combattere l'uno per l'altra. Nessuno dei due era capace di rimanere soddisfatto da un solo bacio fugace, non dopo tutto quello che avevamo vissuto, che lo ricordassimo o meno.

Fummo costretti ad interromperci a causa della mancanza d'aria, infatti entrambi eravamo con il fiatone e gli occhi lucidi. Le nostre guance erano cremisi e le nostre labbra gonfie, arrossate per quella foga, per quel desiderio improvviso che ci eravamo trovati impossibilitati a soddisfare. Posammo una fronte contro l'altra, socchiudendo appena gli occhi, il tempo necessario per riprendere un po' di fiato, consumato avidamente fino a quell'attimo. Non passò molto tempo prima che Newt mi sollevasse ancora una volta il mento e mi donasse un altro bacio, questa volta più delicato, gentile del precedente e carico di affetto.

<< Ci ho provato ... >>

Fu lui il primo a parlare.

<< Te lo assicuro, mi sono davvero impegnato per farmi passare questa sbandata... Non hai idea di quanto mi abbia fatto male, ma ci ho ugualmente tentato, anche se sapevo che fosse fallimentare. >>

E così abbassò lo sguardo.

<< Ma alla fine ho capito.... Ho capito che quello che provavo per te non fosse una semplice cotta, un interesse passeggero destinato a finire... Quello che provo per te è molto più profondo, è un legame che va oltre qualsiasi barriera, quello che è capace di legare due persone l'una all'altra. Ho tentato in ogni modo di farti uscire dalla mia mente, ho provato ad allontanarti, a distanziarmi da te, a smettere di parlarti, ma ogni volta era come se mi stessi facendo del male da solo... Ma poi... Quando di ti ho vista piangere, quando ti ho vista priva di sensi, ricoperta di tagli e graffi, con del sangue che ti sporcava il viso... I-Io non ce l'ho fatta... Ti voglio bene, Alex, ti voglio solo per me e farò di tutto per proteggerti, a costo di dover entrare io stesso nel Labirinto ogni giorno. Nulla potrà mai cambiare quello che provo per te, ammirazione, rispetto, amore... Nulla. >>

In quell'esatto momento mi successe una cosa che mai pensavo potesse accadere, così quando piove, ma nel cielo c'è ancora il cielo, così mi trovai irrimediabilmente a piangere, ma non potevo nascondere quel sorriso di pura gioia che lentamente era spuntato sulle mie labbra, semplicemente non potevo. Calde lacrime mi rigavano le guance.

<< H-Ho detto... Ho detto qualcosa che non andava? Se così fosse, mi dispiace, io- >>

Ma scossi rapidamente il capo.

<< N-no, nulla di tutto questo... Sono semplicemente molto, molto felice di non essere l'unica che prova questi sentimenti... D-Davvero felice! >>

Riuscì a pronunciare a malapena queste parole, tra un singhiozzo e l'altro. Lui non disse nulla, mi rivolse uno dei più bei sorrisi mai visti e con una delicata carezza del pollice mi rimosse alcune lacrime rimaste sulle mie guance e di getto mi strinse rapidamente a sé. Ricambiai con lo stesso impeto quel gesto di puro affetto. Con quella sua vicinanza mi solleticava delicatamente le labbra con il suo respiro.

<< Ora riposa... Cerca di riprenderti, prova a dormire un altro po'... Vado ad avvertire gli altri che ti sei ripresa e torno di nuovo qui. >>

Si incamminò così verso la porta.

<< Newt? ... >> lo chiamai.

<< Si? >>

<< Ti voglio bene. >>

Lui mi sorrise.

<< Anche io, moltissimo. >>


(Edit: 20/07/2019)



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