- 12 - Tears As Rain

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Buio

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Buio.
Nero.
Oscurità.
Erano le uniche cose che potevo vedere, toccare.
Mi sentivo cadere nel nulla, ma quella sensazione scemò quando una parte imprecisata del mio corpo iniziò a dolermi e a riportarmi verso la realtà.
Mi svegliai ed aprii con difficoltà gli occhi che vedevano appannato, quindi li richiusi di nuovo, allarmando quella voce che mi aveva ridestata.

«Sofia!», Ricky mi stava schiaffeggiando disperatamente per farmi risvegliare, poi afferrò le mie spalle scollandole dal pavimento freddo e mi scosse.
Se non avessi avuto quell'iniziale gran mal di testa, lo avrei preso a sberle a mia volta; stava solo peggiorando la situazione.

«Che cosa fai? Così è peggio!», gli urló Chris contrario alla violenza di alcun tipo.

«Come stai?», mi chiese senza fiato per la preoccupazione appena notò le mie palpebre schiudersi in due fessure sfuocate.

«Mmmh...», fu il massimo che riuscii a dire mente mi portai una mano alla fronte. Dopo qualche secondo, Ricky prese l'iniziativa di aiutarmi a mettermi seduta.
«Che è successo?», domandai mettendo a fuoco tutti i volti che mi circondavano.

«Sei svenuta. Hai azionato il fuoco e subito ti è venuto un mancamento. Sei caduta come una pera cotta.», Sebastiano si chinò accanto a me e mi passò uno specchietto, di quelli portabili, che si usano per rifarsi il trucco fuori casa.
Guardai il mio riflesso notando un rossore sulla fronte. Lo sfiorai sentendo immediatamente il dolore farsi più acuto.
«Probabilmente ti è venuto un colpo pensato che li avessi inceneriti.», mi chiarì con calma.
Sostenendomi a lui, che mi reggeva su una spalla, mi alzai sentendo un lieve capogiro.
Mentre Vinny mi passava una bottiglietta d'acqua iniziai a fare qualche passo cauto, per testare l'equlibrio.

Per lo meno, mi reggo in piedi; seppur a fatica.

Sbirciai il palco e intravidi i fan svuotare l'arena. Lo show era sicuramente finito e non potevo fare a meno di chiedermi quanto si fosse fatto tardi e quanto fossi rimasta senza sensi.
Mi voltai.
«E tu e Ryan? Come-»

Rick mi zittì ponendomi un dito sulle sue labbra e mi rivolse un sorriso rassicurante.
«Stiamo bene. A Ryan gli si sono bruciacchiate le punte dei capelli, ma la vernicie ci ha protetto la pelle.»
Spostai il mio sguardo e notai che le sue mani tenevano le mie.
Le sue erano arrossate, là non aveva lo strato protettivo della vernicie.
Da lontano, controllai anche quelle di Ryan, intente a metter via il suo strumento. Stessa ustione.
Mi sentii terribilmente in colpa.

Sono un assassina. Sono un disastro. Sono maldestra e pericolosa, stavo per carbonizzare Ricky e Ryan. Non ne faccio una giusta...
La mia voce interiore continuò ad elencarmi la serie di sciagure di quegli ultimi giorni, anche le più piccole ed insignificanti, che sommate al resto mi stavano portando ad un crollo.
Scostai con forza Rick da me e mi allontanai correndo, volevo autocommiserai nella solitudine più totale, desideravo sfogarmi in pace.
I due chitarristi mi inseguirono, le loro voci mi chiamavano, ma non volevo provocare altri danni perciò iniziai a correre il più veloce possibile, così rapidamente che i suoni circostanti mi scivolavano via. Sentivo un vuoto nella scatola cranica ed una pesantezza negli arti che minava al mio equilibrio, ma lo scappare era l'unica cosa che sapevo ancora fare; così feci. Continuai a correre, a metter un piede davanti all'altro spinta da una determinazione che non sentivo come mia.
Mi chiusi dentro i bagni dello stadio a piangere mentre il sangue premeva contro i timpani e il mio fiatone scandiva i secondi.

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