- 7 - Milan Skyline Kisses

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(Devin Sola/Ghost)

Ci eravamo rifugiati sotto l'albero di un parco, il suolo era freddo, ma non m'importava

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Ci eravamo rifugiati sotto l'albero di un parco, il suolo era freddo, ma non m'importava. Le nostre gambe stese a terra si confondevano con le radici.
Guardavamo entrambi le fronde degli alberi, ormai spoglie, e il cielo grigio di città; anche quello poteva risultare incantevole se i miei occhi erano accecati dalla bellezza di una cotta appena sbocciata.
A qualche metro di distanza da noi, un labrador rincorreva una palla che la padrona lanciava con poco entusiasmo.
Il giocattolo del cane rotolò fino ai nostri piedi, così lo afferrai agitandolo a mezz'aria, per attirare l'attenzione dell'animale che presto corse allegramente verso di noi, la lingua di fuori e gli occhi felici.
«Come ti chiami, eh?», chiesi con voce smielata, allungando le dita verso il bavero bianco alla ricerca della targhetta su cui era inciso "Rudy" ed un recapito telefonico.
Nel frattempo, Ricky, che era sdraiato e teneva un braccio dietro la testa, spiava la scena aprendo appena un occhio, mentre l'altro rimaneva chiuso come a voler continuare il momento di relax.
«Rudy, la vuoi?», tenni la palla in mano, allungando il braccio verso l'alto e agitandolo pigramente.
Il cane guardava il suo giocattolo con bramosità e quando lo scagliai il labrador si lanciò in una corsa sfrenata per recuperarlo, non preoccupandosi di esser passato sulla pancia di Rick.

«Maledetto di un cane!», imprecò il ragazzo portandosi le mani all'addome dolorante mentre io ridevo sadicamente.

«Non ti piacciono i cani?», domandai sarcastica mentre mi serbava uno sguardo torvo.

«Preferisco di gran lunga i gatti: più belli, intelligenti, leggeri...», rispose guardando il cane che recuperò la palla e tornò scodinzolante dalla padrona, che lo chiamava allarmata da quanto successo.

«È tutto apposto!», la rassicurai sollevando il pollice.
«A me i cani piacciono.»

«Finchè non ti passano sopra col loro dolce peso.», commentò tirandosi sù e mettendosi dritto contro la corteccia del faggio inscheletrito dall'autunno.
«Domani mattina abbiamo le prove allo stadio e alla sera ci sarà il vero e proprio concerto. Tu ci sarai, vero?»

«Non avrei scelta comunque.», sorrisi, ricordando le sue parole a riguardo, dette il giorno prima.

«Bene, hai capito tutto allora!», mi guardò divertito, ma quando notò la mia espressione pensierosa di incupì a sua volta.
«Tutto ok?»

«Posso farti una domanda?»
Ero tesa, quello che stavo per porgli era un quesito serio.

«La stai già facendo...», mi fece osservare camuffando una risata con un sorriso trattenuto.

Cos...? Argh.
«Fottiti.», sentenziai infastidita.

«Solo se mi fotti tu.», ammiccó impacciatamente dopo una sua ennesima battutina.
Cominciai a ridere, nonostante fossi tesa. Forse iniziai proprio per quello.

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