Assottigliai gli occhi, fino a ridurli a due affilate fessure.
Strinsi i pungi così tanto da percepire il bruciore delle unghie premure contro il palmo, le quali vi lasciarono i solchi rossi impressi.
Istintivamente le mie labbra si piegarono in una smorfia cagnesca e ogni mio muscolo si tese, pronto a liberare ogni mia più profonda, violenta e brutale fantasia di uccidere quella ragazza.Un passo in avanti fatto a fatica perché trattenuto dal mio autocontrollo, poi un altro più determinato, uno successivo che stava abbattendo la mia tempra.
Ancora passi che si susseguivano, sempre più irruenti, diretti alla sua filiforme siluette.
Meno diventava la distanza tra di noi è più acre si faceva il tanfo d'alcol che l'avvolgeva, mentre la nuvola che circondava Ryan era di una fragranza più dolciastra e bruciante, tipica di uno spinello.Ad ogni passo fatto in avanti, il suo volto si illuminava di un sorriso tirato fino a che non emise una risata fiacca.
Alzò un braccio, la mano aperta e all'altezza delle spalle, come a voler iniziare un monologo; tentativo ostacolato dal mio gesto di afferrarle il polso e stringerlo per portarla a fissarmi fermamente negli occhi.Ci riprovò.
«Senti.», mi disse quando ci ritrovammo faccia a faccia, una spanna tra i nostri volti e ancor meno tra i nostri petti.
«Seriamente, ho letto sulle riviste cosa vi è successo. Non era mia intenzione, mi spiace.», la sua voce, seppur alterata dalla sbornia, era placida e oserei dire seria. Per riflesso naturale alle sue parole, aumentai la pressione sul suo polso facendola gemere dal dolore.
Strinse i denti e continuò, sfoggiando un sorriso spaventosamente smagliante, «Spero non ci siano risentimenti.»«È TUTTO UN FOTTUTO GIOCO PER TE?», esclamai causandomi una lancinante fitta alla gola.
La strattonai per lo stesso punto su cui avevo serrato il mio pugno, digrignando i denti.«Più o meno, ma posso spieg-»
La parte più primitiva del mio cervello prese totalmente il sopravvento e fu così che un mio destro colpì la sua mascella.
Il mix tra vino, droga e pugno le fecero perdere l'equilibrio, girò su sé stessa fino a trovare sostegno sul cornicione al quale si aggrappò con le braccia e si ritirò in piedi, ancora frastornata.Avevo il battito accelerato e di conseguenza il respiro più incalzante del normale. Sentivo pulsare le nocche che si erano scontrate con la sua faccia di tolla.
In un attimo troppo repentino per i miei occhi, Cerrie si attaccò ai miei capelli, tirandoli con forza.
Quando le mie mani circondarono il suo collo, desiderose di soffocarla, lei passò ad un contrattacco fatto di graffi al mio viso che bruciava, dove le sue unghie recidevano la pelle.
Iniziammo a schiamazzare, continuando a colpirci senza neanche ponderare i nostri movimenti, talvolta tirando manate in aria, strattonandoci fino a cadere a terra e rotolare.
Dopo qualche sforzo la sovrastai, poggiando un ginocchio sul suo sterno e continuando a colpirla, ma per poco.
Della braccia a me sconosciute mi sollevarono di peso, allontanandomi inesorabilmente da lei.
Scalciai per liberarmi, bramosa della sua fine, della sua gola sgretolata tra le mie dita.«LASCIATEMI! VOGLIO MORTA QUELLA PUTTANA!», strillai facendo fischiare i miei stessi timpani.
Dopo che le lacrime, quali non avevo neanche notato, smisero di offuscarmi la vista, notai una guardia trattenere Cerrie nello stesso modo col cui placcavano me.
Volevo eliminarla, volevo porre un punto ai respiri, ai battiti del cuore marcio di chi mi stava distruggendo la vita.«È MATTA, MI VOLEVA UCCIDERE!», urlò come una gallina, mentre terrorizzata si dimenava dalla stretta dell'uomo in divisa.
Perspicace la ragazza, devo ammetterlo.Giunti in una sala d'attesa, trovai riuniti i volti più cari che avevo. Molti si alzarono allarmati a vedermi immobilizzata, con le braccia congiunte dietro la schiena, da quell'ammasso di muscoli. Di sicuro la presenza di Aurora agitò ulteriormente le acque.
«Sofia!», dal nulla, Charlotte mi buttò le braccia al collo, abbracciandomi calorosamente ed...
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City Lights
Fanfiction"Fin da piccola ho saputo distinguere le ambizioni per il futuro dai sogni, perché questi possono diventare incubi." Sofia, la sera precedente al suo diciottesimo compleanno, si era concessa il regalo più grande, la realizzazione del suo sogno: vede...