- 39 - Mr. & Mrs. Sola

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(Ryan checkin' dat celing)

Un fastidioso e petulante suono mi fece trasalire

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Un fastidioso e petulante suono mi fece trasalire. Capii che dovevo abbandonare il cuscino; con mio grande dispiacere.
Ricky lanciò la sveglia contro la porta per farla smettere, ma quella maledetta continuava imperterrita.
«Qua ci vorrebbe Devin con la mazza da golf. Magari lui riuscirebbe a farla smettere!», sbottò mentre reprimeva il desiderio di affogare l'orologio nel water.
Sbuffai a lungo, cercando la forza. Mi alzai dal letto e, davanti allo specchio, guardai il mio viso assonnato: sarebbe stata una giornata lunga.
Quello era il giorno delle nozze di Giulia: una cerimonia sfarzosa, seppur con pochi invitati; infatti la mia famiglia fu esclusa, come molti altri conoscenti della novella coppia di sposini Sola.

«Io corro a prepararmi da Chris con gli altri.», Ricky mi baciò frettolosamente ed uscì dalla porta principale mentre la sposa e le damigelle iniziarono ad invadere casa nostra.
Eleonora, la sua migliore amica, si diede da fare come parrucchiera eseguendo l'acconciatura accordata per noi damigelle: capelli raccolti in una semplice crocchia sul retro, dei boccoli ricadevano lungo il collo e il resto dei capelli era decorato da due rose bianche.
Giulia portava i capelli come noi, ma erano decorati anche dal finissimo velo che le si posava gentilmente sulle spalle e terminava all'altezza delle ginocchia.
Gli abiti da damigelle erano di un lilla molto tenue, quasi totalmente sbiadito.
Un fiore all'altezza della vita dava vita al drappeggio che giungeva fino a terra lungo tutta la gonna. I sandali neri a tacco 13 non si vedevano, ma poco importava, scomodi erano e scomodi sarebbero rimasti.

Una volta che fui pronta aspettai le ultime in salotto, tenendomi in contatto con Ricky via SMS. I loro preparativi erano completi, l'unico "problema" era l'attacco di panico preso a Devin che percorreva istericamente il corridoio da almeno quindici minuti.
Isabel, la sorellina di Giulia, si sedette vicino a me, solare come al solito.

«Tua sorella è pronta?», domandai sistemandole la tiara di rose.
Alzò le spalle titubante prima di alzarsi e andare in cucina, cercando qualche dolciume da sgraffignare.
Qualche minuto dopo la sposa si mostrò radiosa più che mai, avvolta nel vestito che le calzava a pennello e circondata dal vistoso velo che le conferiva un'aura catartica.
Il suo sorriso era delineato da un rossetto rosa tenue e gli occhi castani impreziositi da un tocco di mascara, con l'aggiunta di un filo di ombretto dal tono d'orato.
Poi, la sua bellezza vacillò a causa di una smorfia da castoro che le irrigidì il volto.

«Mi prude la schienaaaa!», si lamentò in un urletto straziato.
Iniziò a dimenarsi in quanto il corpetto le impediva di grattarsela.

«Sta' ferma!», la sgridò sua madre mentre tentava di infilarle un calzascarpe nell'abito per placare il fastidioso prurito.

«Dio mio, non ci posso credere!», esclamò Eleonora, sua testimone, portandosi la mano alla fronte.
Tre quarti d'ora dopo eravamo arrivati tutti in chiesa. Gli invitati erano in attesa accomodati sulle panche a deliziarsi del profumo delle candide rose che decoravano navate ed altare.
Le damigelle ed i testimoni si posizionarono a lisca di pesce sul tappeto rosa antico che ricopriva la scalinata e conduceva al rito. A breve li avrei raggiunti, ma prima mi accertai che Isabel capisse quando doveva entrare e spargere i petali a terra e quando avrebbe dovuto introdurre gli anelli.
Mi affacciai dalla porta notando che Devin era già là, teso come una corda di violino, pronto a sfogare tutta la tensione in una melodia composta soltanto da un "I do."

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