- 23 - Scranton

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Mi svegliai in un letto sconosciuto, ma a cui avrei fatto l'abitudine, con gli occhi incrostati dal sale delle lacrime versate la notte precedente.
Andai in bagno e mi specchiai: ero orrida, consumata.
Dovevo smetterla di piangere sempre.
Mi sciacquai la faccia con abbondanti getti d'acqua gelida, fino a svegliarmi totalmente.
Curiosai nel mobiletto del bagno e trovai il dopobarba di Ricky; me ne spruzzai un goccio sul polso, mi avrebbe aiutata nei momenti di nostalgia.
Disfai le valigie riponendo gli abiti nella stanza-armadio quasi vuota.
Dopo il mio intervento le grugge erano quasi tutte occupate dai miei abiti, avrei dovuto comprarne altre.
In realtà, avrei dovuto fare la spesa, il frigorifero era desolatamente vuoto, c'erano solo Rock Star Drink.

Riposi oggetti come spazzolino, spazzola e vari prodotti per l'igiene personale in bagno e mi feci la doccia, prima di uscire ed andare al mini market.
Rick si prese la briga di darmi accesso al suo conto corrente in modo da gestire la casa e la vita più serenamente. Afferrai la sua carta di credito e la guardai per qualche istante ammaliata dal significato di averla tra le mani; la fiducia che Richard ripose in me mi provoco una dolce scossa al cuore, finché la cassiera annoiata ed in attesa mi riportò alla realtà battendomi le mani in faccia.

Fatta la spesa, portai le buste usando il carrello fino a casa.
Riposi il cibo in frigo e dispensa, i rotoli di carta igienica nei due bagni e gli ometti nell'armadio.
Ripercorsi il tragitto da casa al mini market per restituire il carrello e tornai indietro, con l'intento di far pulizia.
Più mi tenevo occupata, meno pensavo, meno soffrivo.

Si fecero le tre di pomeriggio: mancavano troppe ore da passare sola per terminare la giornata.
Andai in cucina per sgranocchiare qualche schifezza, ma lo sguardo mi cadde sul biglietto di Josh.
"Chiama Ryan-Ashley in qualsiasi momento, è più che contenta di aiutarti."
Diedi retta alla grafia disastrata di Balz. Chiamai per darle un po' di preavviso e dopo una lunga camminata, bussai ad una porta rossa.

Una bellissima giovane donna, occhi ancor più glaciali di Rick e lineamenti sopraffini, mi aprì la porta.
Riconobbi subito Ryan-Ashley.
«Tu devi essere Sofia.», mi sorrise ed annuii. Stava lasciando spazio per farmi entrare, ma una figura molto più alta occupò il passaggio.

«Chi sei?», voce femminile e sprezzante. Alzai lo sguardo per riconoscere il viso ovale di Allie.
I lunghi capelli, lisci e castani, erano sciolti in una cascata che nascondeva i grandi dilatatori. Gli occhiali facevano da schermo ai suoi occhi verdi che mi trapassavano da parte a parte. Arricciò il naso, decorato con due piercing - uno per narice -, e strinse le labbra piccole, ma carnose.

«Io... Ehm...»
Il suo modo di squadrarmi era destabilizzante e non vedevo l'ora di sottrarmi al suo studio.

«È Sofia, la ragazza che era in tour con gli altri.», chiarì Ryan-Ash che sapeva della faccenda, ma a grandi linee.

«Mio marito ti ha chiesto di scopare, vero?», diventai rossa e bastò come risposta, «Lo sapevo.»
Il suo sguardo arcigno non mi mollò un secondo, anche all'interno dell'abitazione.

Entrai seguendo Ryan fino al salotto dove ci accomodammo per parlare.
Era un ambiente areoso, con pareti color cobalto, arredamento e pavimento color sabbia. Ricordava il mare e sarebbe stato uno spazio rilassante in un'altra situazione.
«Josh mi ha detto ogni cosa, qualsiasi volta che avrai bisogno chiamami, ok?»

«Grazie.», tentai di risultare cortese come la ragazza dai capelli tinti di argento, ma ero troppo in agitazione per via delle occhiatacce di Allie.

«Perché sei qua?», chiese quest'ultima con diffidenza.

«Mi sentivo sola.», risposi timidamente.

«Oh, povera cucciola.», assunse un tono di finto dispiacere, deridendomi, disprezzandomi.
Sentivo l'umiliazione voler piangere per sfuggire dal mio corpo, ma quel mattino mi ero ripromessa di darci un taglio: era tempo di sfoggiare grinta, non lacrime.

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