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Erano ormai quattro ore che ero in viaggio con mia madre.

"Quanto cazzo manca?" chiesi togliendomi una cuffietta.

"Corinne modera il linguaggio!" mi rimproveró.

Sbuffai alzando gli occhi al cielo e tornai a guardare fuori dal finestrino. Dopo pochi minuti finalmente vidi un cartello stradale: Roma - 40 minuti

Sbuffai per l'ennesima volta e mi slacciai la cintura di sicurezza.

"Corinne, quante volte devo dirtelo? Non voglio che ti togli la cintura, se doves-"

"Sì sì lo so, se dovessimo fare un incidente potrei battere la testa e bla bla bla le solite cose mamma"

Feci un palloncino con la cicca e appoggiai i piedi sul cruscotto dell'auto.

"Possibile che tu non riesca a star ferma e composta?"

"Sei un'ansia lo sai?"

Spensi il cellulare, lo infilai nello zaino che avevo sotto ai piedi e accesi la radio. Nel frattempo feci un altro palloncino con la cicca.

"Sai che odio quando lo fai"

Mi avvicinai a lei e lo feci scoppiare.

"Sei una causa persa, dico davvero, è inutile parlare con te. Spero che questo cambiamento ti porti a qualcosa di buono"

La ignorai e alzai il volume della radio per poi iniziare a cantare:

"I don't mind spending every day
Out on your corner in the pourin' rain
Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay a while"

"È davvero un peccato che tu non voglia prendere lezioni di canto sai?"

La ignorai e continuai a cantare:

"And she wiiiill be loved, and she wiiill be loveeed"

Alzó gli occhi al cielo e decise di lasciarmi in pace.
I miei si erano separati dieci anni prima e mia madre si era fidanzata con un suo collega che aveva conosciuto durante un corso di aggiornamento per il lavoro e ora, dopo tre anni di lunghi viaggi avanti e indietro da parte sua da Roma a Milano, ci stavamo trasferendo a Roma definitivamente per vivere da lui.
Dire che mia madre era entusiasta per l'inizio di questa nuova vita era dir poco.
Io al contrario non ci vedevo niente di positivo: avevo dovuto abbandonare i miei amici, la mia scuola, mio padre, e tutto ciò che mi era famigliare.

"Quindi?"

Venni risvegliata dai miei pensieri.

"Come scusa?"

"Diego mi ha detto che c'è un ottimo conservatorio anche qua a Roma, magari potresti iscriverti lì"

Diego, era il suo nuovo compagno.

"Ok" mi limitai a dire.

"Corinne, puoi per favore cercare di essere gentile con lui?"

"Perché dovrei? Non è mio padre"

La conversazione finì lì, sapevo quanto le dava fastidio il fatto che le rinfacciassi che non fosse mio padre e ogni volta non perdevo l'occasione di ripeterglielo.

Passai il resto del tempo sbuffando e imprecando.
Ma chi me l'aveva fatto fare?

"Bene, eccoci qua. Dovrebbe essere questa" disse parcheggiando fuori da una casa enorme.

Afferrai lo zaino e scesi.

"Carina no?" disse sorridente.

Scossi la testa sconsolata e lasciai perdere. Mia madre suonò il campanello e dopo qualche minuto Diego venne ad aprire.

"Elena!" esclamò allegro l'uomo abbracciandola.

Si scambiarono un lungo bacio.

"Ehm scusate ma io esisto" dissi scocciata.

"Oh lei è mia figlia Corinne" mi indicó mia madre in imbarazzo.

"Piacere io sono Diego"

"Bene, dov'è il centro della città?" chiesi guardando l'ora.

"Devi proseguire sempre dritto per questa strada, poi girare a destra e in fine seguire la via principale. Però attenta a no-"

"Lo so, qui a Roma ci sono brutti quartieri e bla bla bla mi raccomando stai attenta e insomma le solite cazzate. Ciao, torno per l'ora di cena" dissi scomparendo lungo la strada.

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