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Qualche giorno dopo mi svegliai con la consapevolezza di essere a casa da sola con Mattia.
Mi vestii e scesi al piano di sotto ma del mio fratellastro nemmeno l'ombra.
Mangiai un biscotto e poi mi venne un'idea brillante.
Riempii un bicchiere d'acqua e in punta di piedi salii le scale.
Aprii lentamente la porta della camera di Mattia e la richiusi alle mie spalle.
Stavo per avvicinarmi al letto quando:

"Buuu"

Cacciai un urlo fortissimo e mi rovesciai il bicchiere addosso.
Mattia scoppiò a ridere come un matto.

"No ma sei proprio un cretino allora!"

"Io?! Tu piuttosto, cosa pensavi di fare?"

"Dio santo guarda qua! Mi sono appena piastrata i capelli razza di coglione"

"Non è un mio problema"

Gli feci un bel dito medio e ritornai in camera mia dove mi misi una maglietta asciutta e mi passai i capelli a phon.

"Brutto stronzo, deficiente, cretino, coglione, figlio di pu-"

"Hai finito piccola?" mi chiese bussando alla porta.

"Finirò soltanto quando tu non sarai più su questo pianeta" aprii e aggiunsi: "Stronzo"

Sorrisi soddisfatta e lo superai.

"Quindi? Andiamo?"

"Pff nana del cazzo"

Sorrise anche lui e salimmo in auto.

"Scelto la canzone?" gli chiesi.

"No, io e Christian la scegliamo oggi. Tu?"

"Sono molto indecisa, ho ancora una settimana per pensarci no?"

Parcheggiammo fuori da scuola e raggiungemmo i nostri amici.
A scuola non successe niente di importante ma una volta tornati a casa iniziò la vera guerra.
Stavamo apparecchiando la tavola quando:

"Ti fanno un bel culo quei leggins"

"Come scusa?"

"Ho detto: ti fanno un bel culo quei leggins" scandì bene le parole una ad una.

"Ma ce la fai?" sbottai.

Mattia ridacchiò.

"Pervertito" borbottai.

Finito di mangiare, iniziai a sparecchiare e a lavare i piatti.
Ero girata al lavandino quando mi sentii solleticare i fianchi.

"Smettila Mattia cazzo"

"Oh no no gattina, è troppo divertente"

Mollai la spugna e chiusi l'acqua per poi iniziare a correre per casa.

"Sei un fottuto bastardo" gli urlai.

Mi prese e mi bloccò contro al muro. Era così vicino al mio viso che potevo sentire il suo respiro caldo sulle labbra.

"Non dovresti usare questi termini gattina, non ti si addicono"

"Non chiamarmi gattina" sussurrai.

"Forse la gattina ha bis-"

Lo vidi lentamente abbassarsi sulle mie labbra ma fortunatamente il mio cellulare iniziò a squillare.

"Ops" ridacchiai mordendomi il labbro inferiore.

Afferrai il cellulare e risposi:

"Ciao tesoro"

"Ehi mamma come va?"

"Benissimo, Firenze è stupenda. Stiamo pranzando in una vecchia osteria"

"Uh carin- Cazzo Mattia!" urlai al ragazzo che mi aveva appena dato un pizzicotto sul braccio.

"Corinne quante volte devo dirti he non voglio sentirti parlare in questo modo?"

"Ma mamma Mat- Dio mio basta!"

Gli diedi anche io un pizzicotto.

"Oddio chiamate un'ambulanza, sto per morire" mi prese in giro Mattia.

"Hai capito tesoro?"

"Oh ehm certo mamma" ci pensai un attimo e poi le chiesi: "Ma ehm di cosa stavamo parlando?"

"Lascia perdere Corinne. Ci sentiamo stasera"

"Va bene"

Chiusi la chiamata e mi voltai verso Mattia con le braccia incrociate.

"Testa di cazzo"

"Possibile che tu sappia solo insultarmi?" chiese ridendo.

"Cosa dovrei fare eh? Non capisci un cazzo"

"Vuoi saperlo davvero?"

Annuii alzando un sopracciglio.

"Prova a toglierti questa maschera, questo finto scudo che ti sei creata attorno. Sai, far vedere le proprie emozioni non è sempre segno di debolezza e fragilità"

Rimasi a guardarlo a bocca aperta.
Mi diede un buffetto sulla guancia e salí in camera.

"A dopo gattina"

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