Fortunatamente il giorno dopo mi dimisero e tornai a casa tranquillamente. Da quella volta era passato un po' di tempo ed era arrivato il primo giugno, dando inizio anche all'ottavo ed estenuante mese. Harry era diventato ancora più possessivo e si preoccupava sempre di più. Dopo gli esami ero decisamente più tranquilla e non ero quasi mai agitata, se non quando cominciava ad aumentare troppo il mal di schiena per aver camminato tanto.
Quella mattina mi svegliai alle sei in punto, non riuscendo a dormire come spesso stava accadendo nell'ultimo periodo e sentii una leggera pressione sotto l'ombelico, che mi fece sobbalzare - spaventata - tra le braccia di Harry che dormiva. Sentii il cuore battermi forte nel petto e gli occhi pizzicarmi, mentre portavo una mano sul punto dove avevo sentito il colpetto.
«Harry Harry, oddio Harry, svegliati.» dissi velocemente, mettendomi seduta e scrollando più volte il riccio, stringendolo da una spalla.
Si svegliò subito, spalancando gli occhi e si mise seduto, guardandomi preoccupato.
«Cazzo, dobbiamo andare in ospedale?» chiese mentre fece per alzarsi ma lo bloccai subito, scuotendo la testa, mentre mi mordevo il labbro per non piangere.
Gli afferrai una mano sotto il suo sguardo confuso e la misi sulla mia pancia, facendo un po' di pressione e quando sentii un altro piccolo calcetto alzai lo sguardo verso il suo viso ammaliato e lì non resistetti più: le lacrime cominciarono a scendere lungo le mie guance.
«Cristo, lei-lei si... oh cazzo, sta calciando?» sgranò gli occhi e potei vederli diventare lucidi, mentre la mia vista era ormai offuscata dalle numerose lacrime.
«Sì, H-Harry... la nostra bambina si è mossa.» annuii più volte, lasciandomi scappare un singhiozzo e lui subito mi strinse tra le sue braccia, accarezzandomi la schiena.
«Amore, è bellissimo.» sussurrò nel mio orecchio e sorrisi, sentendo un altro piccolo calcetto che mi fece sobbalzare.
Era una sensazione veramente strana, come se qualcuno stesse dando dei leggeri pugni da dentro la pancia, e sarebbe stato difficile abituarsi subito, calcolando che stava cominciando a calciare più volte e soprattutto sulla vescica.
«Dio, sta ancora calciando?» mi chiese dopo avermi visto sobbalzare nuovamente e annuii, asciugandomi con entrambe le mani le lacrime.
«E devo fare pipì.» dissi ridendo, ciò che fece subito dopo anche lui. «Sta letteralmente spingendo sulla mia vescica, devo correre.» mi lamentai, alzandomi velocemente dal letto per andare in bagno e svuotarmi da quel peso.
Quando uscii e tornai in camera Harry non c'era più, così – facendo attenzione a non cadere – scesi le scale lentamente, gradino per gradino, e arrivai alla cucina quasi con il fiatone. Era diventato faticoso fare qualsiasi tipo di movimento, anche solo scendere qualche gradino. Il pancione era abbastanza pesante e grande e dovevo cercare di non farlo pesare sulla schiena che ne risentiva.
«Ti sei liberata?» mi chiese ridacchiando e annuii, vedendolo portare la colazione sul tavolo, così mi sedetti su uno degli sgabelli.
«Vieni qui, amore.» sussurrò sorridendomi e mi fece rialzare, andando verso di lui che era poggiato al bancone.
Lo guardai confusa e lui si abbassò sulle proprie ginocchia, all'altezza del mio pancione, lasciando un bacio dove precedentemente la bambina aveva calciato. No, non calciò in quel momento, ma subito dopo, quando Harry cominciò a parlarle.
«Beh, devo dire che stai facendo andare la mamma fuori di testa tra mal di schiena, mal di gambe, gradini e camminate, perciò non aspetto altro che vederti.» sussurrò davanti al mio pancione, mentre io mi morsi il labbro per trattenere un grande sorriso che si stava per aprire sul mio volto.
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