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Andai a sbattere con il ginocchio contro l'angolo della doccia rettangolare di vetro e gemetti, chiudendo un attimo gli occhi per far passare il dolore.
«Porca puttana.» imprecai, mettendomi seduta sulla tavoletta chiusa del water e mettendo una mano sopra al ginocchio, massaggiandolo e accasciandomi su me stessa.
Sentii dei veloci passi attraversare la casa e la porta aprirsi improvvisamente, mentre un Harry con il fiatone e gli occhi spalancati corse verso di me.
«Dio, cos'è successo?» mi chiese, portando lo sguardo sulla mano che era sul mio ginocchio, così alzai gli occhi verso il suo viso preoccupato.
«Ho sbattuto contro l'angolo della doccia, niente di grave.» spiegai, cercando di non farlo preoccupare, ma inutilmente, visto che poggiò una mano sulla mia.
«Fa vedere.» mi impose, ma scossi la testa.
«Veramente, è tutto okay.» gli dissi con voce tranquilla, continuando a tenere la mano ferma sul mio ginocchio, mentre Harry mi guardava accigliato. Si preoccupava veramente troppo in quel periodo, ma d'altronde, si preoccupava dall'inizio della gravidanza.
«Ho detto, fammi vedere.» disse duramente, ma sapevo che lo faceva solamente per farmi arrendere e così fu.
Tolsi la mano dal ginocchio e sospirai notando del sangue uscire, sapendo che Harry si sarebbe arrabbiato.
«Vado a prendere il disinfettante, non ti muovere.» disse mandandomi un'occhiataccia prima di uscire dal bagno.
Alzai gli occhi al cielo e mi sollevai dalla tavoletta del water avvicinandomi al lavandino per lavarmi la mano un po' sporca del sangue che era uscito dal ginocchio a causa del taglietto.
«Ti avevo detto di non muoverti.» mi rimproverò Harry, entrando nuovamente in bagno e prendendomi per le spalle delicatamente, facendomi sedere nuovamente e senza lasciarmi nemmeno il tempo di asciugarmi la mano.
«Harry, non devi essere così possessivo, sto bene, okay? Non trattarmi come una disabile.» gli dissi roteando gli occhi e vedendo il ragazzo abbassarsi alla mia altezza, mettendosi in ginocchio e tamponandomi il taglio con dell'ovatta, facendomi gemere leggermente per il bruciore.
«Potevi cadere, perché non capisci?» sbuffò, mentre continuava a pulire la ferita delicatamente.
Era visibilmente innervosito e irritato dalla solita discussione che si apriva, ma la colpa era la sua, perché si preoccupava veramente troppo. Va bene il fatto di stare in pensiero, ma certe volte esagerava; infondo era solo un taglietto insignificante.
«Sei tu che non capisci, non trattarmi come se dovessi morire da un momento all'altro, se no nessuno partorirebbe o avrebbe dei bambini, perché ci sono così tanti rischi!» affermai, distogliendo lo sguardo dal suo viso per guardare da un'altra parte e per reprimere il bisogno di urlargli contro.
«Questa volta non mi scuserò. Sono solo apprensivo, okay? Mi preoccupo perché ti amo e perché ho paura di perdere le due cose più belle della mia stessa vita.» disse, alzando lo sguardo verso il mio e guardandomi profondamente negli occhi, mentre allontanava la mano dal mio ginocchio, portando l'altra sulla mia pancia, accarezzandola.
«Scusami, non volevo risponderti male.» sussurrai, sentendomi in colpa, mentre un sospiro lasciò le mie labbra. «Mi arrabbio per qualsiasi cosa, penso siano la gravidanza e gli sbalzi d'umore... mi dispiace.» aggiunsi, sospirando leggermente, mentre continuavo a guardarlo negli occhi, dispiaciuta.
