Capitolo 7

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"Buon viaggio" Lindy e Michael mi abbracciano un'ultima volta prima che salga sull'autobus per tornare a casa.
"Grazie, so che non sentirete troppo la mia mancanza" Scherzo impugnando la piccola valigia che porterò con me.
"Hey che ti aspettavi?" Risponde piegando la testa all'indietro in una risata.
"La mia parte di stanza è zona rossa" Li avverto mentre le porte automatiche si chiudono. Mi sorridono caldamente e bacio la punta delle dita prima di cercare con lo sguardo un posto libero tra i sedili coperti dalla pruriginosa tappezzeria che li caratterizza.
"Siediti ragazzina "Ordina l'uomo pelato al volante masticando uno stuzzicadenti. Trattengo una smorfia di disgusto e avanzo lentamente, cerco con gli occhi un posto a sedere e ringrazio il cielo quando ne trovo uno non troppo distante dall'entrata.
"Posso sedermi?" Chiedo al ragazzo seduto sul sedile a fianco di quello libero, accanto al finestrino. Alza il capo da quello che sembra un block notes e riconosco il ragazzo seduto nel banco vicino a me ad economia.
"Certo, tu sei al mio stesso corso giusto?" Chiede lasciandomi passare.
"Sì. Perché non ti sei seduto qui?" Domando una volta sistemata.
"Soffro il mal d'auto. Per questo preferisco stare lontano dal finestrino" Spiega con una smorfia. È davvero molto bello. I capelli biondi e ricci sono tenuti lontano dalla fronte da una bandana rossa e i suoi occhi espressivi,di un verde scuro, mi sorridono.
"Scusa,sono molto curiosa" Dico prendendo dalla mia borsetta un quaderno per gli appunti "Sono Abby comunque"
"Ashton" Si presenta e mi stringe la mano con un sorriso così caldo che non posso fare a meno di ricambiare.
"Allora ti piace economia?" Scherza tamburellando con le lunghe dita sul bracciolo che ci divide.
"In realtà sí, con questo nuovo professore. Stavo giusto per iniziare i compiti" Spiego pregando di non risultare tanto noiosa quanto mi sembra di esserlo.
"Anche a me"
"Ma se non hai ascoltato una parola!" Rido e vorrei rimangiare tutto. Sono noiosa e per di più un' impicciona ora.
"In realtà sí, riesco a fare più cose contemporaneamente" Dice tra le risate e lo ringrazio mentalmente per non essersi soffermato sul fatto che l'avessi osservato.
"Pensavo che solo le donne ne fossero capaci" Scherzo giocherellando con la penna che tengo tra le dita.
"Presumo di essere una specie di ibrido allora" Ride e io lo seguo finché le vecchiette sedute dietro di noi non ci intimano di stare zitti. Gli sorrido e mi sistemo una ciocca di capelli dietro all'orecchio prima di immergermi nello studio.
"Prossima fermata: Albany" gracchia l'altoparlante quando ormai posso scorgere i familiari palazzi che si stagliano contro il cielo annuvolato.
"Beh è la mia fermata, ci vediamo ad economia" Lo saluto e, afferrato il trolley rosa, scendo allegramente dal veicolo in cui ho viaggiato per più di due ore. Quando alzo lo sguardo non posso che essere grata di vedere la vecchia Alfa Romeo rossa di mio padre parcheggiata in seconda fila.
"Papà!" Lo chiamo e mi viene incontro sull'altro lato della strada.
"Abigail!" Mi bacia i capelli e si offre di portarmi la valigia ma io rifiuto con un cenno del capo. I suoi occhi verdi sono stanchi ma posso leggere la contentezza di vedermi sul suo volto segnato dal tempo.
"Devi raccontarmi tutto, ma prima andiamo a casa" Sorride quanto mi accoccolo sul sedile lato passeggero. Io annuisco,ma prima che me ne renda conto, mi si chiudono gli occhi e sogno della vita che avrei dovuto avere.

"Siamo arrivati Abigail" Annuncia quando schiudo le palpebre.
Sbadiglio e scendo dalla macchina per prendere dal baule i miei bagagli mentre mio padre armeggia con le chiavi.
"Dammi papà" Rido e dopo qualche secondo entriamo nell'atrio profumato dalle candele alla vaniglia che usavo comprare.
"Vai a sistemare le tue cose di sopra, io preparo un pó di té"
"Va bene" Acconsento salendo le scale. Sistemo con cura la biancheria e torno di sotto dove mi aspetta una tazza fumante al mio gusto preferito: limone.
"Ti trovi bene al college?" Domanda stringendo tra le dita la sua tazza in ceramica. L'avevo dipinta quando avevo cinque anni ,e per questo assomigliava ad un ammasso di   scarabocchi ma non ha mai smesso di usarla da allora.
"Sì, mi sono fatta dei nuovi amici" Racconto beandomi della sensazione di calore contro le mie dita fredde.
"Ne sono felice, me li farai conoscere?"
"Certo,magari per le vacanze natalizie" Sorrido sorseggiando il té zuccherato al punto giusto, dopodiché cala il silenzio.
"Hai più parlato con Ethan?"
"No, perché avrei dovuto?"
"È passato l'altro giorno. Voleva vederti" Si passa stancamente una mano sugli occhi.
"Lo chiamerò per sentire cosa vuole, vai pure a dormire papà, pulisco io" Gli assicuro posando entrambe le tazze nell'acquaio.
"Okay. Buonanotte Abigail" Sorride baciandomi delicatamente sui capelli.
"Buonanotte papà" Mormoro strofinando le tazze sotto l'acqua calda.
Quando ho finito salgo in camera mia e mi lascio cadere sul lettino al centro della stanza. Tutto è esattamente come l'avevo lasciato, anche se è passato solamente un mese sembra di più. Sul comó in legno bianco di fronte al letto ci sono ancora alcuni braccialetti e il medaglione a forma di cuore che avevo dimenticato l'ultima volta che ero passata. Il medaglione d'oro è l'unica cosa che mi lega in qualche modo a mia madre, la donna che mi ha abbandonata, che ci ha abbandonati.
Serro gli occhi e scaccio i brutti ricordi dalla mente prima di infilarmi sotto alle coperte a fantasie floreali e cadere nuovamente in un sonno profondo.

Ho caldo, terribilmente. Apro gli occhi e guardo l'ora sul cellulare inondato di messaggi: le 7:30.
Mi sbarazzo delle pesanti coperte e ciabatto fino al bagno nella mia stanza per rinfrescarmi il viso. Risponderò dopo a Lindy ed Emily, intanto scendo nella cucina silenziosa e posiziono la teiera sul fuoco prima di sgranocchiare un amaretto. Mi piace la quiete tanto quanto il trambusto.
"Abigail, sei già sveglia?" La voce rauca di mio padre mi fa saltare.
"Sì, vuoi un amaretto mentre l'acqua si scalda?" Offro pulendo dalle briciole i leggings che indosso.
"Volentieri. Cosa vuoi fare oggi?" Mi chiede sgranocchiando un biscotto.
"Vorrei parlare con Ethan, sai, di tutto" Non proprio di tutto in realtà.
"Okay. Quando hai finito andiamo al centro commerciale?" Nel suo tono posso avvertire la speranza di passare quel poco tempo a disposizione con me.
"Certo" Mi alzo da tavola e verso il té. Sarà una lunga giornata.

A NIGHTMARE IN N.Y.CDove le storie prendono vita. Scoprilo ora