Capitolo 8

65 8 0
                                    

Quando ho finito la colazione salgo in camera per vestirmi. La maggior parte dei miei abiti sono ancora divisi tra il comó e l'armadio delle stanza. Per questo, dopo aver indossato una gonna bianca in stile scozzese e un maglioncino rosso, caccio nel trolley tutti i capi che riescono a entrare e che sicuramente mi torneranno utili in futuro.Apro il beautycase e mentre sto tracciando l'eyeliner, lo sguardo mi cade sul medaglione.
Non resisto alla tentazione,è veramente bello e non mi interessa se è carico di incubi e nostalgia quando lo infilo dalla testa. Resta sempre un ricordo della donna che mi ha partorita.
Sospiro e passo il fard sulle guance fino a renderle rosate, poi spazzolo i denti e prendo il telefono che lampeggia senza sosta ricordandomi dei messaggi.

Da:Lindy
'Quando torni? Mi annoio. Michael è tornato a Philadelphia'

Sorrido e digito frettolosamente la risposta.

'Ciao anche a te, prendo l'autobus delle quattro. Sarò là per le sei'

Quando invia un pollice alzato spengo il cellulare e lo infilo nella borsa. Cosa vorrà dirmi Ethan? Non riesco a darmi una risposta, ma mi ripeto che lo scoprirò tra poco.
"Io esco papà"urlo fermandomi davanti all'ingresso.
"Va bene, sto preparando la pizza" mi raggiunge con le mani e il viso sporchi di farina, al che non posso trattenere una risata mentre gli bacio la guancia bianca. Sistemo la borsa sulla spalla e, salgo sul catorcio parcheggiato sul vialetto.
Dovrei comprare una macchina tutta mia, magari se riuscissi a trovare un lavoro.
"Che stupida"mi schiaffeggio la fronte prima di maneggiare con la borsa sul sedile passeggero. Come posso incontrare Ethan se non so nemmeno dov'è? Appoggio il telefono sulla spalla mentre squilla nel mio orecchio.
"Abby?"Non nasconde la sorpresa nel tono.
"Hey, papà mi ha detto che... che vorresti parlare e allora ho pensato, sí insomma, saresti libero adesso?"Annaspo sulle parole mordicchiandomi il pollice. Un gesto che so di aver ereditato da mia madre. "Sì, penso...sì" L'ho colto alla sprovvista "Dimmi solo dove"
"Al nostro pos... al parco" Mi correggo  "Tra cinque minuti?"
"Okay"
Attacco mettendo in moto. Perché è così innaturale e disperatamente imbarazzante? Abbiamo condiviso tutti i pomeriggi degli ultimi anni. Abbiamo condiviso tutto e niente. Dopo pochi minuti scorgo le querce ed i pini sotto i quali trovavo rifugio nelle giornate di afa, e scendo dalla macchina aggiustando la gonna. Ethan è già la, seduto sul prato fiorito all'ombra di un albero.Sorrido nervosamente e mi sistemo accanto a lui.
"Hey di nuovo"Sorride per rompere il ghiaccio.
"Ciao"Colgo una margherita e la giro tra le dita, è più facile parlare senza guardarlo in viso.
"Ho pensato a lungo, a noi.Mi sei mancata Abby e anche se so, che non provi quello che provo io per te..." Dice facendomi rivoltare lo stomaco.
"Ma mi sono detto. Ne vale la pena? Vale la pena dimenticare tutti questi anni insieme?" Lascia la domanda in sospeso, così capisco che la risposta spetta a me.
"No?" Suona più come una domanda ma non mi sembra vero. La vita mi sta dando un'altra possibilità, Ethan mi sta dando un'altra possibilità e non la sprecheró.
"No, non ne vale la pena"Mi schiarisco la voce e sorrido mentre mi afferra gentilmente la mano.
"Non te ne pentirai Abby" So che è serio mentre lo dice, ma il sorriso che mi rivolge addolcisce le parole.
"Lo so"Gli bacio la guancia "Solo, andiamoci piano"
"Suona così strano"Ridacchia "Ma ti darò tutto lo spazio di cui hai bisogno"
Annuisco e mi unisco alla sua risata, non ha tutti i torti.
"Io dovrei andare, ho un allenamento di tennis" si alza e mi offre la mani per fare lo stesso.
"Okay"Sorrido imbarazzata. Non so cosa dovrei fare adesso, se baciarlo o no, ma lui risponde alle mie domande premendo delicatamente le labbra sulla mia guancia. So che si sta impegnando per andare lentamente e gliene sono grata.
"Ciao"Lo saluto e torno alla macchina. Sono ancora leggermente spaesata dalla situazione insolita, ma anche soddisfatta. Non penso ad altro mentre faccio ritorno a casa dove mio padre mi aspetta seduto sul dondolo del portico. Alza gli occhi dal giornale e si alza, per raggiungere il vialetto dove ho parcheggiato.
"Allora?" Chiede sedendosi al mio fianco.
"Abbiamo" Fatico a trovare le parole "Abbiamo deciso che la soluzione migliore è darci un'altra opportunità, senza pressioni'
"Ne sono felice"Sorride per poi ricordarmi la strada per il centro commerciale,e anche se la ricordo perfettamente lo lascio fare. So che è entusiasta all'idea di me ed Ethan di nuovo insieme, pensa che sia il meglio per me. Il tragitto resta silenzioso finché non mi fermo davanti all'imponente edificio grigio, per nulla invitante.
"Dove vuoi andare?"Chiedo, una volta slacciata la cintura. Sinceramente voglio tornare ai dormitori il più presto possibile, studiare, guardare un bel film e addormentarmi velocemente per essere carica al massimo.
"Facciamo un giro, poi verso ora di pranzo potremmo comprare qualcosa in uno dei tuoi fast food" propone strofinando con le dita un rimasuglio di farina sulla sua polo azzurra.
"Sì papà, in uno dei miei fast food"Lo prendo in giro alzando gli occhi al cielo.
"Non prenderti gioco di me" Sbuffa mentre lo trascino al supermercato. Non mi è sfuggita l'assenza di cibo nel frigorifero e sono assolutamente certa che non rientri tra le sue priorità, quindi dovró occuparmene io, come al solito.
"Abigail, non mi serve niente"Mi assicura prendendomi il cestino dalle mani.
"Andiamo papà, lo so che non hai voglia ma dobbiamo" Provo a persuaderlo e già sento accrescere la frustrazione,alla vista della moltitudine di persone accalcate presso le casse.
"Va bene"Si arrende con un sorriso sconsolato e mi segue mentre sfreccio da una corsia all'altra.
Dopo quelle che sembrano ore, il sacchetto della spesa è pieno e io esausta tanto che ,quando raggiungiamo l'area ristoro,mi accascio su una delle sedie blu nei pressi di Burger King. Voglio tornare a casa e ascoltare Lindy raccontarmi del suo fine settimana mentre mi rannicchio sotto il piumino. E Voglio che il rapporto con Ethan sia sincero e privo di bugie.
"Abigail? Non hai fame?"Chiede mio padre riportandomi alla realtà. Scuoto il capo e mi limito ad ordinare delle patatine fritte e una cola.
"Che ore sono?"Domando fissando un punto indefinito tra i tavoli colmi di famiglie, coppie e gruppi di amici.
"Le undici e mezza"
"Vorrei tornare a casa, sai per ordinare tutto con calma"Spiego mordicchiando una patatina.
"Certo. Puoi salire sul primo autobus, così hai tempo per riposare" Sorride e lo ringrazio mentalmente, potrò tornare in anticipo.

A NIGHTMARE IN N.Y.CDove le storie prendono vita. Scoprilo ora