Capitolo 26

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Non appena riesco ad uscire da quella casa la fresca aria mattutina mi riempie i polmoni e tante gocce d'acqua iniziano a picchiettare sul mio viso e l'abito di ieri sera.
Accidenti ci mancava solo la pioggia. Il telefono inizia improvvisamente a vibrare e sono costretta a passare il palmo sullo schermo bagnato per vederci qualcosa.Ethan.Ethan, no non ora, è un pessimo momento per parlare.
Devo assolutamente andarmene da qui nell'eventualità in cui Calum volesse seguirmi ma so che se provassi a tornare al campus mi precederebbe. Casa mia è l'unico posto in cui non mi cercherebbe ed è anche abbastanza vicino, potrei raggiungerla a piedi in pochi minuti.
Mi metto a correre sotto la pioggia maledicendomi per non aver portato con me una giacca e cerco di ripararmi dal brutto tempo alla bell'e meglio. Rischio anche di scivolare un paio di volte a causa degli scomodi tacchi sull'asfalto fradicio ma finalmente imbocco il viale che porta a casa e mi sento subito sollevata.
Rallento la mia corsa e prendo in mano le scarpe che continuano a torturarmi.  Preferisco camminare scalza che sopportare ancora le vesciche che si sono formate sui miei piedi. Ancora qualche passo e potrò scaldarmi davanti al caminetto avvolta in una coperta con una tazza di cioccolata tra le mani.
Raggiungo in punta di piedi il portico salendo i gradini a due a due e caccio le chiavi dalla pochette per infilarle nella toppa. La porta si spalanca immediatamente e la sbatto alle mie spalle. Finalmente a casa.
Faccio per salire le scale ma mi fermo non appena sento un rumore sordo provenire dal soggiorno.
"Papà?"
Torno lentamente sui miei passi e non sento risposta così prendo coraggio ed entro nella stanza. Per poco non mi viene un infarto quando trovo Calum in piedi accanto al caminetto,girato di spalle. Sembra non essersi accorto della mia presenza. Ma cosa ci fa qua? E soprattutto com'è entrato?
"Perché sei qui?" Sospiro, ormai senza forze.
Calum salta quando sente la mia voce ma si ricompone subito e si volta per guardarmi in faccia.
"Ho chiesto a Sam dove abitassi e dove tenessi la chiave e ho provato a cercarti. Non potevo lasciarti andar via così" Si avvicina passando una mano tra i capelli spettinati e fradici come i miei. Dovrò fare una chiacchierata con Samantha quando tutto questo sarà finito. E anche con Ethan,mi ricorda la coscienza.
"Non penso tu possa restare" Dico indietreggiando finché la mia schiena non tocca la parete.
"Non me ne andrò Abby" Fa un altro passo avanti bloccando il mio corpo. Sono in trappola.
"Ti voglio, ero solo troppo codardo per ammetterlo" Alza le mani per poggiarle sulle mie guance arrossate ipnotizzandomi con i suoi occhi scuri. Non lo fermo, non potrei. Mi sta dicendo quello che in fondo speravo di sentire da quando mi ha rivolto la parola per la prima volta.
"So che non ti merito ma ora che sai tutta la verità...ti voglio" Dice a un millimetro dal mio viso e porta le sue labbra alle mie con tanta violenza e bisogno che ansimo. Non potrei fare a meno di questo,di lui.
In cuor mio non aspettavo che di sentire nuovamente la bocca di Calum plasmata sulla mia,il suo respiro accellerato,le sue dita lunghe sul mio viso, che ora scendono fino a raggiungere i fianchi.
"Non sono molto bravo con le parole..." Ridacchia sulle mie labbra. È perfetto invece per me.
Lo zittisco conficcando le dita nelle sue spalle ampie per baciarlo con ancora più foga e gli strappo un gemito.
Tremo fra le sue braccia e gemo a mia volta, è la sensazione più bella che ho mai provato.
"Merda, Abby" Soffia quando faccio scontrare i nostri bacini. Non so come siamo arrivati a questo ma non riesco a fermarmi.
Strattono con forza i suoi capelli e...Sento la chiave girare nella toppa.
Merda! Papà!
Scatto e mi divincolo dalla presa di Calum.
"Comportati come se non fosse successo nulla!" Grido con voce strozzata infilando le dita tra i capelli. Lo guardo ridere e per un secondo vengo presa dall'impulso di strozzarlo ma torna serio non appena la porta d'ingresso si apre.
"Oh Abigail"
Mio padre sorride non appena fa ingresso nell'atrio e si accorge di me. Mi sento un mostro ad esserci venuta solamente per fuggire da Calum.
"Ciao papà" Gli vado incontro e lo abbraccio calorosamente. Devo pensare a qualcosa di sensato per spiegargli la mia presenza qui. Ora.
"Chi è il ragazzo?" Lancia un'occhiata fugace a Calum che è rimasto per mia fortuna in silenzio per tutto questo tempo "E perché sei vestita così?"
"Beh...ecco lui è il mio amico Calum. Ieri abbiamo passato la sera in un locale del posto insieme a Sam e abbiamo dormito da lei. Sono passata per prendere qualcosa con cui cambiarmi per tornare al campus" Mento e subito mi assalgono i sensi di colpa. È mio padre, l'unico familiare rimastomi e io ,non solo non sono qui per lui, ma racconto persino delle storie del tutto inventate. Sono una pessima figlia.
"Oh,okay vai pure tesoro" Sorride e io ,dopo aver fulminato Calum con lo sguardo per l'ennesima volta in pochi minuti,salgo le scale pregando Dio che non si mettano a fare una 'chiacchierata tra maschi'.

A NIGHTMARE IN N.Y.CDove le storie prendono vita. Scoprilo ora