Capitolo 10

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Ero sola. Loro non volevano lasciarmi in pace. Mi torturavano, mi parlavano e mi urlavano cose senza senso. Ero completamente sola. Ero completamente immersa nei miei pensieri. Erano parole, pensieri e ricordi che io non avevo mai sentito o vissuto.

Mi svegliai di colpo, dal quel vortice senza fine che mi stava risucchiando perfino l'anima.

Le parole di Dan giravano ancora nella mia testa. Era già lunedì ed io ero ancora nel mio letto. Avevo urlato così tanto con Dan che, tra le urla mi erano uscite le lacrime. Lui aveva capito che era meglio lasciarmi stare e se ne era andato.

Non mi ero fermata molto da M, per le otto di mattina ero a casa, il resto della giornata l'avevo passato pensando.

Ed ora?

No. Non avrei passato un'altra giornata come ieri .

Fuori la neve cadeva silenziosa, fregandosene del mondo, anch'io ci provavo. Senza alcun risultato. Clear aveva mandato Dan, non era venuta lei a vedere come stavo.

Ero ferita, avevo solo voglia di piangere, perché ogni volta mi sembrava che fosse la soluzione migliore?

Oggi avrei fatto diversamente.

Corsi fuori da casa, in bicicletta mi recai verso la mia meta. L'unico posto dove volevo essere era da lui. Da Harry.

Non avevo fatto colazione, niente. Ero in pigiama con la giaccia.

Giuro che non avrei mai pensato che sarei uscita conciata così, ma l'avevo fatto. Non avevo avuto il tempo di aspettare e vestirmi.

Avrei dettato io la nuova moda. Pigiama style.

Arrivai davanti al suo castello. Sentivo il freddo pungente su tutto il corpo, avevo il naso tutto rosso. Mentre i miei capelli erano tutti bagnati.

In un attimo mi sentì così stupida.

Chissà se lui era in casa, mi sentivo afflitta, volevo che mi parlasse, volevo sentir dire il mio nome dalla sua di bocca. Volevo appropriarmi delle sue labbra dato che lui si era impadronito totalmente della mia mente.

Suonai il campanello davanti all'enorme portone di legno. Assomigliava molto alla descrizione della porta dell'inferno: era grande, scura con una scritta sopra. Anche se sulla scritta c'era solo scritto Dheer, questo mi fece venire i brividi. Mi sentivo in trappola ma contemporaneamente a casa.

Ero ancora in tempo per andarmene, ma volevo contemplare il mio 'sole' da vicino.

Non temetti che le mie ali potessero sciogliersi perché anche se fossi caduta, sarei annegata nel suo tormentoso sguardo.

" Si? Chi è?"

" Emh .. posso parlare con Harry?"

" Il signorino è ancora a letto."

" Posso aspettare dentro? Scusi la mia scortesia ma sto letteralmente congelando qui."

Esitò qualche secondo per poi aprirmi. Entrai per la prima volta ufficialmente in casa sua, senza dovermi nascondere.

La cameriera che mi aprì per farmi accomodare nel loro sontuoso salotto, mi guardò storta.

Ero svergognata.

"Ste ragazze.."

Detto questo se ne andò, lasciandomi sola. Di mia iniziativa m'avviai verso il camino, stavo per morire. Avevo bisogno di calore, mi rannicchiai là come un piccolo pulcino.

"Signorina! Non si addormenti là! È tutta bagnata, rovinerà il camino!"

Ok. Che cazzo stava dicendo? Non gli importava di me, ma del camino?!

Vidi tra le sue mani un vassoio con un cappuccino e due bomboloni alla crema.

Mi era tornato l'appetito, sentivo l'esigenza di nuovo di magiare e cambiarmi.

La cameriera si avvicinò a me e teneramente mi chiese :

" Serve altro? Vuoi una coperta?"

"No-o gra-zie" balbettai in preda alla vergogna.

I suoi occhi mi volsero uno sguardo dolce, quasi come se provasse pietà nei miei confronti.

" Non so chi tu sia, ma ti assicuro che non ne vale la pena. A lui ... non piacciono le ragazze come te ... come dirtelo ... non sei il suo genere" mormorò poggiando le sue mani calde sulla mia testa, accarezzando i miei ciuffi ribelli.

Le sue parole non m'avevano offeso, anzi il tutto m'era sembrato quasi un gesto materno. Lei non aveva detto che io non ero al suo livello ma che lui non si meritava me. Il che mi rese felice.

Ma questo era solo un mio ragionamento. Magari aveva proprio voluto dire che, non ero alla sua altezza.

" Io sono qui ... perché gli devo parlare, a me lui non piace" dissi cercando di rassicurare anche quella parte di me che non ci credeva.

" Sei sicura? Perché non credo che sia normale precipitasi a casa altrui così. Abusivamente."

Da che parte stava? Dalla mia, si o no?

Mi confondeva, ad essere sincera neppure io sapevo perché ero là e cosa gli avrei detto. Avrei improvvisato.

"Scusi ma lei da quanto lo conosce?" chiesi mordicchiando il bombolone.

"Da sempre."

Lei lo conosceva ... il mio cuore cominciò a battere fortissimo. Forse la signora aveva le risposte alla mie domande ... magari avrebbe detto la verità.

"Posso farle delle domande? Riguardo a lui?" sussurrai aspettando la sua risposta.

"Si, perché no? Comunque in casa per noi lui è Edward e non Harry."

" Ho sentito dire che ha dei tatuaggi è vero?"

"No, non gli ha più. Gli aveva."

Si era fatto togliere i tatuaggi.

"Sa per caso il perché? Nel senso li ha rimossi tutti?"

"Si tutti." La sua espressione si fece più seria " Era un ragazzo tranquillo, per il quale i tatuaggi erano tutto. Erano ricordi indelebili scolpiti sulla sua stessa pelle, così da rimanere vivi con lui per sempre. Non voleva niente di più, ma solo divertirsi . Era un giovanotto spensierato, per cui gli amici valevano come oro. Il suo sorriso era così potente da riuscire a far sorrider chiunque. Anche il più triste. Tutti lo adoravano, si, combinava molti guai, ma a noi piaceva moltissimo così com'era."

I suoi occhi si riempirono di lacrime, sottolineando la nostalgia di quei tempi.

"Ora tutto è cambiato."

Con queste parole prese il vassoio e si allontanò.

Perché tutti mi lasciavano nel mezzo? Per una buona volta non avevo diritto a sapere tutta la storia?

A/N

Ciaoo :) eccomi qua con un altro capitolo, spero essere di vostro gradimento. Se vi piace mettete la stellina, fatemi sapere nei commenti com'è. Ci tengo moltissimo, grazie mille.

In casa Dheer, Silvie ha cominciato a cercare indizi per capire H, ma sarà così semplice? Il ragazzo pieno di fascino e intrighi la sta consumando lentamente. Riuscirà a salvarsi?

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