Capitolo 22

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« Finalmente siete arrivati, sono ormai venti minuti che vi aspetto!» disse Peter rompendo il silenzio che si era creato.
« Vedo che non ti sei fatto problemi a iniziare senza di noi.» gli rispose Steven sedendosi accanto a lui.
Anche gli altri due presero posto, Josh a capo tavola tra Bea e Steven mentre Tyler dall'altro lato vicino a me e a Peter.
« Allora di cosa stavate parlando?» chiese Tyler.
« Niente di importante.» rispose Bea ancora imbarazzata.
Sorrisi e guardai Pet per capire se aveva intenzione di dirlo a tutti, ma lui non parlò.
Calò di nuovo il silenzio e io ripresi a mangiare.
« Mi stava raccontando degli aneddoti sul suo nome, non erano per niente male.» disse infine Peter.
Guardava Bea dritto negli occhi, sembrava che in quel momento ci fossero solo loro due che si fissavano a vicenda. Anche gli altri dovevano essersi accorti del loro comportamento perché Josh tossì per attirare l'attenzione, Tyler rise e Steven tirò un calcetto sotto il tavolo a Pet.
Sembrava si fosse appena risvegliato da un lungo letargo quando parlò.
« Allora com'è andata la prima giornata di lavoro? Contento di essere di nuovo a scuola?» chiese guardando Tyler.
« Non sai quanto!- rispose ironico- non avrei mai più voluto rimettere piede in una scuola. Fortuna che ci sono delle belle ragazze da allenare.» sorrise maliziosamente.
« Sei anche tu nel corso di educazione fisica?» chiesi finalmente dopo il mio silenzio iniziale.
Era come se avessi perso l'uso della parola non appena si era seduto al mio fianco e mi era tornato solo in quel momento. Anche gli altri si stupirono della mia domanda perché si girarono a guardarmi.
« Esattamente, ma io a differenza sua sono forte e sono capace a combattere.» rispose indicando Josh.
Grandioso, parlavano ancora di quello che avevo fatto il giorno precedente e, da come aveva detto quest'ultima frase, sembrava volesse ancora sfidarmi.
Iniziarono a litigare per quello che aveva appena affermato e, tutti dicevano di essere i migliori. Li guardai litigare come dei bambini e poi osservai Bea che li fissava quasi impaurita. Come darle torto, erano dei ragazzi alti e muscolosi da non fare assolutamente arrabbiare.
Venni distratta dal display del mio cellulare che si illuminava, informandomi dell'arrivo di un messaggio. Presi il telefono tra le mani, non era un messaggio ma una mail. Andai sulla casella di posta elettronica e aprii la mail non letta. Non feci caso al mittente, in quel momento volevo solo concentrarmi su qualcosa che non fosse il litigio di quei quattro.
Lessi velocemente ciò che dicevano le righe scritte e, appena capii, rimessi perché non ci credevo.
"Ciao piccola Élo! Non mi aspettavo una tua mail, come hai detto tu è da tanto che non ci sentiamo, ma mi fa piacere ricevere tue notizie. Io sto alla grande! Quest'estate sono andato in Asia e ho visitato molti paesi, come già sai adoro viaggiare! Ho riflettuto molto sulla tua domanda, sei sicura che mia zia si aprirebbe con me? Io sono disposto ad aiutarti, ma sono molto diffidente sulle probabilità di riuscire ad aiutarla. Tu come stai? Dovremmo tenerci più in contatto. Chiamami appena puoi, così possiamo metterci d'accordo. Ti voglio bene, ti mando un mega abbraccio. Simon"

Dopo quasi più di un mese finalmente mi aveva risposto. Se dovevo essere sincera ormai non ci speravo più. Tirai un sospiro di sollievo e sorrisi per la bella notizia. Non volevo aspettare troppo perché avevo paura che Alice potesse da un momento all'altro destabilizzarsi e fare stupidaggini, proprio come aveva fatto David. Presi il cellulare tra le mani e mi girai verso Bea.
« Devo andare a fare una telefonata. Ci vediamo dopo in classe?»
lei annuì anche se vedevo che era preoccupata a rimanere da sola con quei quattro.
Salutai tutti, presi il vassoio con il cibo avanzato per svuotarlo e uscii dalla mensa.
Dovevo trovare un posto appartato dove poter parlare in tranquillità senza che qualcuno potesse origliare o disturbare.
Uscii fuori nel cortile, a quell'ora erano tutti in mensa e fuori non c'era quasi nessuno, se non le coppiette che volevano avere un po' di intimità. Andai verso un muretto appartato e digitai il numero di telefono di Simon.
Ero un po' nervosa, l'idea di sentirlo dopo anni mi metteva ansia, ma ero davvero felice che avesse accettato la mia proposta. Rispose al terzo squillo.
« Pronto?»
« Ciao Simon, sono Élodie.» dissi titubante.
« Oh Élo! Come stai?» il calore che mi trasmetteva la sua voce fece passare un po' l'ansia.
« Benone! Ho iniziato ieri la scuola e lavoro in palestra da Marcus. Va tutto bene o quasi. Tu come te la passi?»
« Sono felice per te, continui a seguire quei corsi di Kick boxing?»
« Ovviamente!»
« Sai anche io ho iniziato a fare palestra e ho perso molti chili. Dovresti vedere che progressi che ho fatto.»
Risi.
« Tu che fai palestra?!» chiesi ironicamente.
« Non ridere di me!» disse.
« Scusa solo che ti ricordo come il ragazzo che preferiva gli snack calorici al movimento.»
« Sono cambiate molte cose da quando vado all'università.» disse quasi offeso.
« Immagino. E che mi dici delle ragazze? Continui a girare con quei tre tuoi amici o hai trovato l'anima gemella?» chiesi.
« Beh...- disse, ma poi si bloccò.- Basta parlare di me! Hai fatto nuove amicizie o continui a stare sola?» chiese.
Mi incupii rapidamente.
« Ho conosciuto un ragazzo, è simpatico e lo alleno in palestra.»
« Siete solo amici o...?»
« Amici e nulla di più! Possibile che fate tutti la stessa domanda?» « Era per sapere! Comunque sta attenta, non voglio vederti di nuovo triste!»
« Non preoccuparti, non mi affezionerò più a nessuno troppo, così non correrò il rischio.»
Tirò un sospiro quasi deluso della mia risposta.
« Parliamo di cose serie. Alice?»
« Pensavo si fosse ripresa, ma come ti ho detto il giorno dell'anniversario era di nuovo giù di morale.»
« Come biasimarla.»
« Lo so, anch'io non ero il massimo però mi sembrava strana. Tipo come David prima che... insomma hai capito.»
« Certo! Io non sono sicuro però che mi voglia parlare, farla ascoltare da uno che non conosce potrebbe essere più facile per lei, però ti prometto che farò il necessario.»
« Grazie, non so cosa farei sen dovessi perdere anche lei.»
« Lo so Élodie e farò tutto il possibile per non fare mai accadere una cosa del genere.» disse.
Una lacrima mi cadde sulla guancia, ma mi asciugai gli occhi prima di iniziare a piangere come una bambina.
« Quando pensi di venire?» chiesi.
« Torno dall'Asia tra un mese quindi verrò da te per la metà di ottobre, a meno che non ce ne sia bisogno prima.»
« No, posso cavarmela. Grazie davvero Simon, non so cosa farei senza di te.»
« Troveresti un'altra soluzione, ti conosco Élo sei in gamba. Ora devo andare. Se hai bisogno di qualcosa chiama e, fatti sentire anche se non ne hai bisogno. Mi piace parlare con te.»
Sorrisi.
« Grazie Simon, ti voglio bene.»
« Anch'io, saluta zia da parte mia.»
« Sarà fatto! Ci sentiamo ciao.»
Non appena mi salutò riattaccai.
Mi era mancato sentire anche solo la sua voce, mi ero dimenticata quanto fosse bravo e disponibile. Appoggiai i gomiti sulle ginocchia e misi la testa fra le mani. Avevo gli occhi che pizzicavano e una lacrima a volte lasciava un occhio. Dovevo riprendermi altrimenti sarei scoppiata a piangere.
Era difficile per me parlare delle mie paure e a Simon avevo riferito la più grande che avevo, per questo avevo bisogno di un minuto per riprendermi.
« Va tutto bene?» chiese una voce ormai famigliare, anche se l'avevo sentita poche volte.
Alzai lo sguardo e incontrai quei due grandi occhi verdi.
« Si si, sto bene! Grazie.» dissi.
« Non si direbbe, stai piangendo?»
Mi ero dimenticata delle poche lacrime che avevo versato e mi passai le mani sulle guance e sugli occhi per asciugarle.
« Sto bene, sul serio!» dissi, anche per autoconvincermi.
Tyler alzò le spalle con fare menefreghista.
« Come vuoi.»
Fece un tiro dalla sigaretta che aveva fra le dita e spostò lo sguardo davanti a sé.
« Sai che fumare fa male?» dissi.
« Tante cose fanno male anche se molta gente continui a farle. E poi mi distrae.»
« Da cosa?»
Maledetta la mia curiosità.
« Dalla realtà, dalla mia vita, da qualunque cosa.»
Oh, rimasi sorpresa dalla sua risposta.
« Capisco.» dissi solo.
Mi guardò non capendo la mia risposta.
« Tutti vogliono uscire dal mondo reale, certo fumare non è il modo migliore, ma se ti fa stare bene chi sono io per impedirlo?»
Mi guardò ancora più confuso.
« Cosa usi tu, per esempio, per distrarti?» chiese.
Non pensavo me l'avrebbe chiesto.
« Ti sembrerà stupido, ma io per distrarmi mi sfogo. Picchio un sacco da boxe fino a quando non mi ricordo più per cos'ero triste o arrabbiata.» dissi senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
Era la prima volta che avevo una conversazione del genere con un ragazzo che non conoscevo, ma nonostante tutto non mi dispiaceva.
« Non è stupido, è solo originale.»
« Originale? Cosa c'è di originale?»
« Vedere una ragazza carina come te prendere a pugni qualcosa è molto originale. Quelle della tua età l'unica cosa che fanno è limarsi le unghie o sistemarsi il trucco.» disse.
Rimasi sorpresa nel sentire uscire dalla sua bocca la parola "carina" e spalancai gli occhi.
Si accorse anche lui di quello che aveva appena detto e spostò lo sguardo di nuovo davanti a sé, diventando leggermente rosso d'imbarazzo.
Non replicai a quello che mi aveva appena detto anche perché non sapevo cosa rispondere.
« Allora, da cosa dovresti mai distrarti?» chiese per smorzare la tensione.
La morte dei miei, della mia migliore amica, del fatto che non sono riuscita a salvare David, che ho la sensazione di perdere Alice l'unica persona che mi resta, che non riesco a passare oltre perché, in parte, non voglio e anche perché non riesco a non respingere tutti. Ma non lo dissi.
Abbassai lo sguardo sui miei piedi, non volevo mostrarmi debole, ma lui aveva toccato proprio il tasto da non toccare.
Non so quanto passò prima che lui parlò.
« Ci sono cose a cui ognuno di noi vorrebbe non dover pensare e, per quanto si voglia, è difficile non farlo. Quindi, per quanto possa far male questa sigaretta, è un dolore che posso sopportare se mi fa stare meglio di come sto di solito.» si vedeva che parlava per esperienza personale, ma non chiesi a cosa si riferiva visto che io al suo posto non avrei detto nulla.
Annuii semplicemente e, prima che potessi aggiungere altro, la campanella suonò indicando la fine della pausa pranzo.
Buttò la sigaretta per terra e la schiacciò con il piede.
« Beh, ci vediamo in giro, adesso devo andare.» dissi un po' impacciata.
Lui annuì, sembrava essere tornato il solito ragazzo freddo e sbruffone.
Mi girai, ma, prima che potessi fare un passo, lui mi prese il polso.
Avvicinò la mano libera alla mia guancia e passò il pollice proprio sotto il mio occhio destro. Sebbene fosse un gesto qualunque, mi lasciai cullare dal suo dito a contatto con la mia guancia.
« Avevi il trucco sbavato.» disse e mi lasciò andare.
Camminai velocemente all'interno della scuola e raggiunsi la classe.
Vidi Bea e mi avvicinai sedendomi vicino a lei.
« Tutto a posto?» chiese.
Annuii e toccai dove aveva appoggiato il dito Tyler. Era come se fossi appena stata scottata in quel punto, ma era una sensazione piacevole. Il professore entrò e, per tutta l'ora, non feci altro che pensare a ciò che mi aveva rivelato Tyler. Chiedendomi a cosa si riferisse quando aveva detto che stava male. Quel ragazzo stava diventando sempre più misterioso e, anche se non dovevo, mi incuriosiva.

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