Capitolo 15

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Quella domenica passò in fretta.
Fuori pioveva così non uscii di casa tutto il giorno. Passai tutta la giornata a leggere e a controllare le mail.
Simon non mi aveva ancora risposto.
La sera andai a dormire ripensando al sogno della notte prima. Non ero una ragazza che credeva che i sogni avessero un significato ma quello era stato talmente realistico che mi faceva sorgere il dubbio.

La mattina seguente mi alzai presto per andare a correre.
Dopo la corsa mi feci una rapida doccia e mi diressi verso la palestra. Dovevo incontrare Marcus perché mi doveva dare le chiavi della palestra e dire le ultime raccomandazioni.
Quando arrivai lui era già lì.
« Ehi!» lo salutai facendo un cenno con la mano.
« Ciao Élo! Allora queste sono le chiavi - non perse tempo e mi diede le chiavi in mano - ricordati che ogni sera prima di chiudere devi accendere l'allarme. - si avvicinò - Se non vuoi posso tenere chiuso, non sei obbligata a badare alla palestra.» disse.
« Non ti preoccupare Marcus! Ce la faccio.» risposi.
« Ok bene ma se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi! Ora è meglio che vada se non voglio perdere il volo.»
Annuii.
Mi salutò e se ne andò.
Dovevo aprire la palestra alle 16 e non erano nemmeno le 10. Decisi di tornare a casa.
Passai il resto della mattinata sdraiata sul divano a guardare dei programmi in televisione. Non ero veramente interessata a ciò che dicevano però non sapevo come passare il tempo e, in quel caso, la TV era la mia unica scelta.
Stava per cominciare un programma che parlava di come sopravvivere nella foresta tropicale da soli.
Come potevi ritrovarti nel mezzo del nulla da solo senza niente con te?
Era impossibile eppure c'era gente che guardava questo genere di programmi. Quel giorno facevo anch'io parte di quella categoria purtroppo.
Mi stavo facendo un mucchio di domande riguardo quel programma quando il mio cellullare vibrò.
Mi era arrivato un messaggio. Presi in mano il telefono, pensavo fosse Alice e aprii il messaggio.
- Ciao è ancora valida l'offerta di un nuovo appuntamento? :) -
Sapevo chi era, ma da dove aveva preso il mio numero?
Non sapevo cosa rispondere.
Gli avevo detto che eravamo amici ma non volevo buttarmi così a capofitto come se ci conoscevamo da anni. Non ero sicura di voler uscire ancora con lui, certo mi ero divertita quel sabato però avevo paura di dargli troppe speranze su di me.
Ero una ragazza lunatica e cambiavo decisione molto velocemente.
In più c'era il fatto che a lui piacevo. Non potevo illuderlo, a me lui non interessava in quel senso e non potevo permettere che si innamorasse di me.
Decisi che avrei risposto più tardi.

Il tempo passò in fretta, pranzai velocemente e alle 15 uscii di casa diretta alla palestra.
Nonostante la sacca con i vestiti per l'allenamento decisi di correre come riscaldamento e in cinque minuti fui arrivata.
Avevo ancora un po' di tempo prima che iniziassero ad arrivare i ragazzi dei corsi.
Andai nello spogliatoio e mi cambiai. Portai la mia sacca nell'ufficio di Marcus e accesi tutte le luci della palestra.
Presi le chiavi del mio armadietto, ne avevo uno io e uno Marcus, dove tenevo i guantoni e tutte le mie cose. Andai nella sala principale e iniziai ad allenarmi al sacco da boxe.
Non passarono neanche due minuti che uno strano rumore attirò la mia attenzione.
Era come se qualcuno stesse battendo qualcosa contro un muro. Mi fermai ed ascoltai.
Non sentivo più niente.
Ripresi ad allenarmi.
Poco dopo quel rumore ricominciò.
Proveniva dalla porta principale. Forse qualcuno stava bussando, strano visto che c'era il campanello.
Mi diressi verso la porta. Avevo un po' di paura, non aspettavo nessuno ed era ancora troppo presto quindi non potevano essere i ragazzi.
Arrivai davanti alla porta. Abbassai la maniglia e aprii.
Appena capii chi era tirai un sospiro di sollievo.
« Sei in anticipo.» dissi fredda.
« Ciao anche a te!» mi rispose.
Non avevo voglia di parlare con lui soprattutto dopo che non avevo risposto al suo messaggio. Sicuramente avrebbe tirato fuori l'argomento dell'appuntamento.
Però non provai ad opporre resistenza. Lasciai la porta aperta e tornai nella sala principale. Sentivo che mi stava seguendo e mi sembrava strano che non parlasse. Proseguii fino al sacco da boxe senza mai girarmi e una volta arrivati aspettai che parlasse.
Continuò a stare in silenzio. Tirai un pugno al sacco, poi un calcio e altri due pugni.
Non fiatava.
« Perché sei già qua?» chiesi stufa del suo silenzio.
« Visto che non hai risposto al mio messaggio ho deciso di venire a parlarti di persona.» disse.
« Cosa devi dirmi?» chiesi ancora io.
« Ho portato qualcosa da mangiare per merenda!» disse sventolando un sacchetto che prima non avevo neanche visto.
« Non penso che sei venuto qui solo per fare merenda con me.»
« Possibile che non ti vada mai bene niente! - disse - Sono venuto qui perché volevo fare merenda con te, nulla di meno.»
Fatigavo a crederci però annuii lo stesso.
« Cosa mi hai portato di buono?» chiesi.
Sul volto gli si aprì un grande sorriso.
« Pane e Nutella!» sembrava fiero della sua scelta.
Come avrei potuto dirglielo?
« Ehm... Io... A me non piace la Nutella.» mi morsicai il labbro inferiore.
Non volevo farlo rimanere male.
« Oh. - fece una pausa- Beh neanche a me piace.» posò il sacchetto sul ring e poi anche lui si sedette.
« Non è vero! A tutti piace la nutella!» dissi.
Sapevo che stava mentendo.
Lo raggiunsi sul ring e mi sedetti di fronte a lui mantenendo sempre una certa distanza.
Fece un sorriso furbo. Prese il sacchetto con la Nutella e il pane.
« Davvero non ti piace?» chiese preparandosi un panino.
Scossi la testa.
« É impossibile! L'hai mai mangiata?» chiese ancora.
« Si da bambina ne mangiavo fino a scoppiare. Adesso però mi fa venire la nausea.» sorrisi al ricordo.
« Non sai cosa ti stai perdendo.» disse ridendo.
Gli feci la linguaccia e lui rise.
« Allora, perché non mi racconti qualcosa di te?» chiese.
Merda! Era la domanda che non volevo sentire.
« Oh, non c'è nulla da dire su di me. Piuttosto invece, non so nulla su di te.» cercai di sviare l'argomento.
« Cosa vuoi sapere?» chiese.
« Non so, sei figlio unico?» era la prima cosa che mi era venuta in mente.
« No ho un fratello gemello e una sorella più piccola.» disse.
« Siete identici? Te e tuo fratello intendo.»
« Molto simili a parte alcune differenze qua e là, se non ci conosci non sapresti dire chi è uno e chi è l'altro.» mi spiegò.
« Sei Matt vero? Non suo fratello?» chiesi ridendo.
Questo ragazzo aveva la dote di farmi ridere. Era strano perché fino ad allora non avevo più riso così a lungo.
« Si si sono Matt» rispose anche lui ridendo.

Passammo ancora una mezzoretta a parlare. Non toccammo mai l'argomento della mia famiglia.
Quando arrivarono gli altri ragazzi dei corsi fu divertente. Matt mi rimase vicino tutta la lezione facendo qualche battuta stupida e, quando era ora di pulire, mi aiutò.
Dopo aver chiuso la palestra mi accompagnò a casa mia.
Ormai avevo fatto la mia scelta. Non l'avrei respinto. L'avrei lasciato fare. Era un bravo ragazzo e, adesso, speravo che col tempo saremmo potuti diventare buoni amici.

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