Capitolo 39

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Era da un po' che non correvo più la mattina. Tra la scuola e il resto non ci ero più riuscita e il mio corpo ne risentiva. Correvo da quasi quindici minuti ed ero già stanca con il fiato corto.
Avevo deciso solo quella mattina di uscire a correre, visto che non riuscivo a riaddormentarmi.
Ero uscita di casa presto e in giro non c'era ancora nessuno. Mi ero dimenticata quanto fosse piacevole correre, avrei dovuto ricominciare a farlo più spesso.
La sera prima avevo pensato molto a Tyler e alla nostra "situazione". Sapevo benissimo che non gli avrei dato un'altra occasione, ma quel foglietto mi aveva profondamente turbata. Come mio solito, avevo cominciato a farmi mille domande senza trovare risposta neanche ad una. Ero arrivata ad un punto in cui ero quasi pentita di non averlo perdonato subito nello sgabuzzino, ma poi ero tornata sui miei passi e sulle mie idee. Non si meritava un'altra possibilità.
Continuai a correre nonostante il mio corpo volesse fermarsi e, solo quando raggiunsi i trenta minuti di corsa, rallentai il passo fino a fermarmi.
Feci un po' di stretching, anche se non ne avevo molta voglia e poi mi incamminai verso casa.
Avevo assolutamente bisogno di una doccia.
Appena entrai nel mio palazzo un'aria fresca mi fece venire un brivido.
Feci le scale di corsa anche se ero sfinita ed arrivai subito al mio appartamento.
Alice oggi non lavorava quindi averi avuto compagnia e non avrei pensato troppo alle mie questioni irrisolte.
Appeso alla porta con dello scotch c'era una foglio rosa.
« Cos'è?» mi chiesi sottovoce.
Mi avvicinai alla mia porta e lo staccai.
Sapevo di chi era, o almeno lo sospettavo, ma non volevo ammetterlo a me stessa.
Forse speravo che non si fosse arreso?
Non sapevo se aprirlo o buttarlo via senza leggerlo. Aprirlo significava farsi altre domande mentre se non l'avessi fatto mi sarei semplificata la vita.
Le strade più semplici, però, non sono sempre le migliori e la mia curiosità non si era azzerata.
In fondo, forse, speravo ancora che trovasse qualcosa per farsi perdonare.
Lo aprii.
A volte quando ti perdi, trovi qualcosa che nemmeno sapevi di cercare.
La rilessi più volte, ma non capii. Decisi di ignorare anche quel biglietto e entrai in casa.

Il weekend passò in fretta, non pensai più tanto a Tyler e lui non mi aveva più cercata. Avevo finalmente trovato la mia pace interiore, come si dice, ed ero pronta a tornare a scuola senza paura di ricevere i suoi sguardi o senza che mi salisse l'istinto omicida verso chiunque.
Ero al mio armadietto quando Bea arrivò. Cominciò ad assillarmi con milioni di domande su Tyler. Riuscii a farla tacere e anche a farmi promettere che non ne avrebbe più parlato, ma sapevo che non ci sarebbe riuscita.
« Arriva!» mi sussurrò.
« Bea, ti prego!» la suplicai.
Nonostante tutto non potei fare a meno di guardare verso il ragazzo che stava entrando. Aveva lo sguardo fiero e fisso di fronte a sé. Non parlava con nessuno e non guardava nessuno. Fui felice, anche se non doveva importarmene, che non desse troppe attenzioni a Sarah. Infatti, quando lei si avvicinò, lui la liquidò subito.
« Mi è sembrato strano.» continuò la mia amica.
« Vogliamo cambiare argomento?»
« No, sembrava, non lo so, meno vivace?»
« Non voglio saperlo, ora se non ti dispiace devo andare a lezione!» la zitti.
Lei rise e mi guardò.
« Abbiamo lezione insieme, non ti libererai di me tanto facilmente!»
Scossi la testa e iniziai a camminare.
Ci sedemmo in fondo e, appena tutti furono a posto, il prof cominciò a spiegare.
All'inizio della seconda ora decise di darci degli esercizi per vedere se avevamo capito.
Mi girai verso Bea e la vidi con le mani tra i capelli. Risi.
« Cosa stai facendo?» le chiesi.
« Non ci capisco niente!» sbuffò.
« Non è difficile, devi solo spostare di qua e poi risolvi!»
« La fai facile tu!» disse.
Risi e provai a spiegarglielo, ma con scarsi risultati.
« È finita la tortura!» esultò al suono della campanella.
Risi ancora di più e uscii con lei.
Le due ore successive passarono molto più lentamente, ma poco me ne importò. Non volevo fare educazione fisica.
Ovviamente quando non vuoi che una cosa succeda, questa succede sempre. Infatti, la campanella suonò.
Ci misi quasi il doppio del tempo che ci mettevo di solito per arrivare alla palestra della scuola, fu il percorso più lungo della mia vita. Non avevo assolutamente nessuna voglia di andarci.
Anche nello spogliatoio ci impiegai più tempo a cambiarmi, ma sapevo che non potevo evitare quelle due ora. Quindi, sempre molto lentamente, entrai in palestra.
« Sei in ritardo o sbaglio?» mi chiese Pet.
« Sono puntuale.» mi giustificai.
Di solito arrivavo sempre almeno cinque minuti prima dell'inizio della lezione, quel giorno no.
« Va tutto bene?» Mi guardò strano.
Annuii e il prof cominciò a parlare.
Josh, Steven e Tyler erano in piedi dietro di lui aspettando che finisse.
Tyler non guardò mai nella mia direzione e sembrava immerso nei suoi pensieri. Speravo che tutta la lezione passasse così, ma purtroppo le cose cambiarono.
« Questa è la terza settimana che facciamo questa attività, per cui qualcosa avete già imparato. Oggi testeremo le vostre abilità con veri combattimenti. - spiegò il prof- Ognuno di voi si scontrerà con uno dei ragazzi e loro vi diranno cosa dovete migliorare. Va bene?» concluse.
Sbuffai, con la fortuna che avevo avrei sicuramente avuto a che fare con Tyler.
« Ah, ancora una cosa!»
Guardammo di nuovo tutti il prof.
« Siete in 27? Dividetevi in tre gruppi e scegliete uno di loro.»
Non me lo feci ripetere due volte e mi alzai. Mi misi vicino a Steven, l'unico dei tre che mi andava a genio.
Appena i gruppi furono formati cominciammo.
Il primo incontro, se così si può chiamare, durò meno di due minuti.
Nessuno riusciva a vincere contro Steve e lui non faceva molta fatica a mettere al tappeto gli altri. Nonostante tutto i miei compagni di classe si stavano divertendo e prendevano alla lettera i consigli che Steven dava.
Mi persi nei miei pensieri e mi guardai in giro.
Il mio sguardo si soffermò su Pet che stava combattendo con Tyler. Nessuno dei due stava facendo sul serio, ma sembrava quasi che stessero parlando invece di combattere veramente.
Chissà cosa stavano dicendo?
« Élodie, tocca a te!» mi chiamò Steven risvegliandomi dai miei pensieri.
Mi alzai da terra e lo raggiunsi.
Prima di cominciare sentivo gli altri parlare di me, a quanto pareva nessuno si era dimenticato quello che avevo fatto a Josh durante la prima lezione.
« Comincia quando vuoi.»
Mi sistemai i guantoni e lo ascoltai.
Il mio primo pugno lo schivò facilmente. Sapevo che Steven era bravo e sarebbe stato difficile vincere.
Lo guardai negli occhi e riprovai.
Non riuscivo a colpirlo e lui non riusciva a colpire me. Sarebbe stata una lunga sfida, lui era molto più bravo di Josh.
In quel momento non potei fare a meno di chiedermi quanto era forte invece Tyler.
Finii a terra, pensare a quel ragazzo mi aveva distratta e Steve ne aveva approfittato.
Mi rialzai.
« A cosa stai pensando?» chiese con un gigno in viso.
« A quando vincerò!» mentii ridendo.
« Tu che batti me? Non farmi ridere.» rispose.
Quando meno se lo aspettò lo colpii in volto e con un calcio lo feci cadere a terra.
« Questo era sleale, stavamo parlando!» rise alzandosi.
« Mai distrarsi!»
Mi guardò male ma sorrise.
Ricominciammo a combattere seriamente, ma nessuno dei due cadde di nuovo.
« Fino a quando dobbiamo andare avanti?» chiesi.
« Uno dei due deve finire al tappeto.»
« Va bene, allora chiudiamola qua» dissi.
Tirai un diretto dritto sul volto, continuai con un gancio ed infine un calcio circolare. Lui si accasciò ed io esultai. Avevo vinto!
A quel punto, però, Steve mi colse alla sprovvista e mi fece cadere con lui.
« Non vale!» sbuffai.
« Parità?» chiese.
Scossi la testa ridendo e lui si alzò porgendomi una mano per aiutarmi.
« Lei era l'ultima vero?» chiese Steve al gruppo dei miei compagni.
Loro annuirono.
« Questo ultimo incontro deve avervi insegnato qualcosa. Avete visto come Élodie con gli ultimi tre colpi mi ha atterrato, ha vinto grazie alla velocità, agilità e precisione perché se avete queste tre qualità la forza fisica del vostro avversario non varrà più nulla.»spiegò.
Sorrisi orgogliosa del mio combattimento e mi sedetti di nuovo con gli altri.
Il prof fischiò e tutti corremmo verso di lui.
« Vi siete impegnati, questi ultimi quindici minuti potete fare quello che volete, ma non lasciate la palestra.» disse.
Guardai gli altri che si alzarono per prendere qualcosa con cui giocare.
E adesso io cosa facevo?
Sapevo che avrebbero giocato tutti a calcio e le ragazze non avrebbero fatto nulla.
Mi sedetti su una panchina vicino a Pet.
« Che fai?» gli chiesi.
« Sono distrutto, penso che dormirò.»
« Che sfaticato!» risi.
« Parla lei!»
Gli tirai una spallata e lui rise.
« Allora, ho visto prima come combattevi con Steve. Non te la cavi male.» disse.
« Steve è forte, non so neanche come ho fatto a vincere.» risi.
« Hai messo al tappeto Steven?» chiese scioccato.
Annuii e alzai le spalle. Non volevo vantarmi, pensavo lo sapesse già.
« È stata fortuna.» dissi.
« Prima Josh, adesso Steven... ti ho sottovalutata.»
« Solo fortuna!» ribadii.
« Quando vincerai contro Tyler, non penso avrò il coraggio di starti ancora vicino.»
Mi irrigidii al nome di quel ragazzo.
Perché in ogni discorso doveva sempre esserci pure lui?
« Va tutto bene?» chiese.
Mi risvegliai dal mio stato di trans.
« Si, perché non dovrebbe?»
« Sembrava avessi appena visto un fantasma»
« Stavo pensando.» risposi alzando le spalle.
« Tu pensi troppo.»
« Lo so.»
Mi alzai, sapevo che quel discorso non avrebbe portato a nulla di buono, perciò andai a cambiarmi.
Non avevo voglia di fare nulla, così andai nello spogliatoio.
Non c'era nessuno per fortuna, così sarei potuta stare in silenzio e tranquilla.
Mi cambiai in poco tempo.
Cercai il cellulare nel mio zaino e, dopo varie ricerche, lo trovai.
In quel momento entrarono anche le altre ragazze, allora io uscii.
Aprii la porta dello spogliatoio e andai a sbattere contro qualcuno. Avevo la brutta abitudine di non guardare dove andavo.
« Scusa.» dissi senza alzare lo sguardo e me ne andai.
« Non fa niente.» bisbigliò cosi che io sentii a malapena.
A chi ero andata addosso? Quella voce mi ricordava qualcuno, ma non avevo capito chi, visto che aveva sussurrato.
Mi girai ma non c'era più nessuno.
Continuai per la mia strada è appena la campanella suonò andai verso il mio armadietto.
Salutai Pet che era già lì ed uscii da scuola.
Quel giorno non dovevo aspettare Bea perché era uscita prima così andai subito a casa.
Non ero neanche arrivata a metà strada che mi arrivò un messaggio.
Lo aprii.
Mi manchi e non posso farci nulla. Non posso averti, posso solo aspettarti qui, guardando il tramonto e ricordandomi di te.
« Tyler?» sussurrai.
Non seppi il perché, ma quella frase mosse qualcosa dentro di me.
Forse fui stupida o impulsiva, ma feci la cosa più folle che potessi fare.

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