Capitolo 64

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Ero davanti al ristorante da quasi venti minuti ormai e di Tyler non c'era traccia. Mi aveva detto di vestirmi elegante e di farmi trovare davanti al Blue Sky Restaurant alle 19.30 precise.
Diversamente dal solito, ero arrivata in anticipo, alle 19.20 ero davanti all'entrata del ristorante, ma lui non c'era. Avevo controllato più volte che fosse quello il posto giusto e non mi ero sbagliata. La grande insegna luminosa con su scritto il nome del ristorante lo dimostrava.
Ormai pensavo che Tyler se ne fosse dimenticato, che si fosse perso o anche che avesse avuto di meglio da fare. Non potevo farci nulla, ero abituata a pensare negativo e nessuno me lo avrebbe impedito. In più le scarpe con il tacco che avevo scelto di mettere mi stavamo facendo male ai piedi e il giubbotto di pelle blu scuro non bastava a ripararmi dall'aria fredda che c'era quella sera.
Stavo cominciando a pensare cosa fare, se andarmene o aspettare un altro po', quando mi sentii chiamare.
« Signorina Élodie Wilkins?» una voce che proveniva da dietro le mie spalle pronunciò in modo insicuro il mio nome.
Mi voltai e vidi un giovane cameriere uscire dall'ingresso del ristorante e raggiungermi.
« Lei è la Signorina Wilkins?» chiese ancora visto che non aveva ricevuto una risposta.
« Si, sono io.» dissi annuendo.
« Bene, la stavamo aspettando. Se vuole seguirmi la accompagno.» disse.
Non aspettò una mia risposta e cominciò ad incamminarsi verso il ristorante. Lo seguii, non sapevo cosa aspettarmi, ma non volevo rimanere più li fuori al freddo.
Il ristorante visto da dentro era ancora più grande rispetto a quello che si vedeva da fuori.
I tavoli erano allineati uno con l'altro e i camerieri che li servivano sembravano tutti uguali.
La gente che stava cenando era completamente l'opposto di quello che ero io. Si guardavano tutti con superiorità e anche quelle che pensavo fossero coppie sposate o fidanzate sembravano in continua sfida l'uno con l'altro.
Non era l'ambiente che si addiceva a Tyler e non sapevo come mai avesse scelto proprio un posto così per il nostro mesiversario.
Io mi sarei anche accontentata di qualcosa di più semplice per esempio una cena a casa sua per poi proseguire la serata accoccolati uno all'altra. Non mi aspettavo molto e sinceramente non volevo neanche che Tyler spendesse troppi soldi per me.
Il cameriere mi condusse su per una rampa di scale fino ad una terrazza.
Da lassù si poteva vedere tutta la città illuminata, non c'era nessuno oltre al cameriere ed a me e il silenzio che c'era lo dimostrava. In sottofondo si sentivano solo i motori delle auto che sfrecciavano a grande velocità sulla strada sottostante e i clacson dei conducenti di fretta che non volevano trovarsi imbottigliati nel traffico.
Quella terrazza sembrava estraniarti da tutto e da tutti, era una sorta di angolo isolato da mondo.
Alzai gli occhi al cielo, volevo vedere ogni minimo particolare di quel posto. Le stelle brillavano e la luna sembrava ancora più luminosa del solito. Sarei rimasta lì per sempre.
« Devo consegnarle questo.» disse il cameriere.
Mi ero dimenticata di lui e quando sussurrò quelle tre parole quasi mi spaventai della sua presenza. Lo ringraziai e presi la busta che mi stava porgendo.
Non c'era segno del mittente, né niente che potesse farmi capire chi potesse avermela mandata.
La aprii.
Ci siamo conosciuti per caso e ci siamo reincontrati per caso. Non posso mettere di mezzo il destino perché non ci credi, ma devo ammettere che è stato il caso più bello della mia vita.
Sorrisi davanti a quella frase che non poteva essere più che vera. Ci siamo conosciuti su quell'aereo che, per tutti e due, era il mezzo che ci portava nella città dove non volevano tornare. Ci siamo odiati sin da subito, ci siamo incontrati di nuovo un mese dopo e in quel momento, dopo due mesi da quando lo conoscevo, non riuscivo più ad immaginare una vita senza di lui. Ero stata frettolosa con Tyler, non avevo pensato troppo alle mie azioni e in poco tempo ero passata dall'odiarlo a trovarmi benissimo al suo fianco.
Non volevo usare ancora la parola amore, non volevo ancora rendere reale quel sentimento che ormai avevo dentro, volevo ingannare il mio cuore, ma sapevo che prima o poi sarebbe giunto il momento di accettarlo.
« Una macchina la sta aspettando nel parcheggio.» disse il cameriere che era rimasto lì tutto il tempo.
« Dove devo andare?» chiesi sorpresa.
Pensavo che a quel punto Tyler sbucasse da dietro un angolo con un mazzo di rose e che venisse verso di me, ma a quanto pare sarebbe stato troppo scontato.
« Il suo ragazzo non mi ha detto nulla, ma era molto orgoglioso del suo "piano"» sorrise scendendo le scale che ci avevano portati alla terrazza.
Tenevo la busta stretta tra le mani, non sapevo per quale motivo, ma avevo paura di perderla.
Salutai il cameriere e lo ringraziai per tutto, poi salii sull'auto.
Stavo giocando con la busta quando il conducente parlò.
« Sul sedile al suo fianco c'è una cosa per lei.» disse.
Vidi i suoi occhi dallo specchietto retrovisore illuminarsi, come se stava sorridendo, ma non dissi nulla.
Guardai verso il sedile in cui doveva esserci quel qualcosa e non mi sorpresi quando trovai un'altra busta. Non esitai nemmeno un attimo, ero curiosa e volevo vedere cosa conteneva.
Mi piace quando ti porto in moto. Tu vuoi guidare, ma io non ti lascio. Mi piace vedere quando fai la finta offesa, mi piace osservare come increspi le labbra. È solo per questo che ti dico di no perché mi piace come ti comporti quando non ottieni ciò che vuoi.
Rimasi basita a queste parole, cosa significava tutto ciò?
Sentii la busta che avevo in mano ancora abbastanza pesante così guardai se ci fosse altro da prendere.
Un piccolo ciondolo argentato era incastrato nell'angolo della busta, non riuscivo a vedere cosa rappresentava, ma appena lo presi in mano lo riconobbi subito: era una moto molto simile alla sua. Mi si aprì un enorme sorriso in volto poi però mi venne il dubbio che ci fosse qualcosa anche nell'altra busta così guardai.
Appena la rivesciai un altro ciondolo dello stesso colore e della stessa dimensione cadde sulle mie gambe.
Era un aereo e inutile dire che rappresentava il giorno in cui ci siamo conosciuti.
« Siamo arrivati.» mi risvegliò dai miei pensieri il conducente.
« Grazie mille.» risposi scendendo dall'auto.
Quasi mi venne un colpo quando capii dove mi trovavo.
Nonostante ormai fosse autunno inoltrato, il luogo non era cambiato molto. C'erano solo qualche albero un po' più spoglio in giro e delle foglie per terra.
Decisi di avvicinarmi al lago perché sulle sponde c'era più luce.
Ormai pensavo che da un momento all'altro sarebbe spuntato da qualche parte un altro uomo che era stato ingaggiato da Tyler, ma nessuno arrivò.
C'erano solo delle urla in lontananza, ma ben presto si zittirono tutti e rimase solo come sottofondo il rumore delle onde sulle sponde.
Ad un tratto vidi una luce provenire non molto lontano da me e le urla che poco prima avevano taciuto ripresero.
Presa dalla curiosità mi avvicinai, mi tolsi le scarpe perché erano troppo scomode per camminare sulla sabbia.
Quando fui abbastanza vicina capii cos'era quella luce.
C'era un enorme falò al centro della spiaggia e decine di ragazzi gridavano e battevano le mani. A fianco del fuoco c'era anche un palco e una ragazza era intenta a parlare al suo pubblico.
Mi feci spazio tra la gente fino a raggiungere un posto in cui riuscivo a vedere bene il palco.
Perché Tyler mi aveva fatto venire qui?
« A questo punto lascerei la parola ai ragazzi che hanno saputo organizzare così bene questa nostra ricorrenza. Fate un applauso ai nostri organizzatori.» disse la ragazza incitando la folla ad applaudire.
Tre ragazzi salirono sul palco, ero ancora troppo lontana per vederli bene così mi avvicinai un altro po'.
Sgranai gli occhi per la sorpresa quando vidi chi era uno dei ragazzi. Tyler era lì al centro con il microfono tra le mani e stava aspettando che lo lasciassero parlare.
Non sapevo più a cosa pensare e la voce di Tyler non me lo permise neppure.
« Sono stati mesi impegnativi, non pensavo ce l'avremmo fatta infatti credevamo di dover spostare la data del falò, ma alla fine abbiamo concluso in tempo. Parlo a nome di tutti quando dico che è stato faticoso e difficile organizzare tutto soprattutto quando la band che doveva suonare ha abbandonato. Alla fine però ce l'abbiamo fatta!» disse seguito poi da altre urla del pubblico.
Io ero come paralizzata, non sapevo cosa stava succedendo e non capivo come mai il mio ragazzo fosse su quel palco e non al mio fianco.
« Prima di lasciarvi alla vostra festa però vorrei parlare a nome del sottoscritto. Ci ho messo tutto l'impegno possibile per far si che tutto questo fosse pronto per sta sera non solo perché era la data di scadenza, ma perché volevo che nel nostro giorno speciale io e la mia ragazza speciale avessimo la nostra serata speciale.- dei fischi di complimenti si alzarono dalla folla- Forse lei mi odierà per tutto questo, ma vorrei che faceste un applauso a colei che ha permesso che tutto quello che avete davanti fosse possibile, alla mia forza e alla mia ispirazione di vita. Vorrei faceste un applauso alla mia Élodie.» finì.
Sentivo gli occhi pizzicare, le sue parole erano state un colpo al cuore per me, non pensavo avesse avuto il coraggio di dirle davanti a tutti perché per me quella era una dimostrazione vera e propria di affetto.
Mi risvegliai dal mio stato di trans quando sentii le voci delle persone attorno a me urlare il mio nome.
« Élodie, sali sul palco se esisti veramente.» disse uno dei due ragazzi a fianco di Tyler.
Scossi la testa imbarazzata, ma quando vidi gli occhi del mio ragazzo puntati nei miei non potei dire di no.
Mi avvicinai al palco e tesi una mano a Tyler per aiutarmi a salire, lui non aspettava altro e mi tirò su.
Mi strinse subito a sé e tornò alla posizione in cui era prima.
« È un mese che siamo assieme e volevo che tutti lo sapessero, perdonami se ti ho messa in imbarazzo.» sussurrò al mio orecchio.
Scossi la testa come per dire che non mi importava, l'unica cosa che contava e che rimaneva nella mia mente era il suo discorso di poco prima.
« A volte mi chiedo se vale la pena lottare per qualcuno... poi vedo il tuo viso e sono pronto alla guerra.» bisbigliò ancora.
Tutto ciò che c'era intorno a noi scomparve a quelle sue parole, le urla si fermarono e non sentivo più decine di occhi su di me. Vedevo solo lui, lui è nessun altro. Senza pensarci due volte mi voltai, presi il suo viso tra le mani e mi lasciai trasportare in un meraviglioso e sincero bacio. In quel momento volevo solo lui, volevo sentirlo mio e volevo fargli capire che tutto ciò che aveva detto lui a parole lo pensavo anch'io.
Appoggiò la sua fronte sulla mia quando si staccò e sorrise con gli occhi ancora chiusi.
A quel punto tutte le urla di prima ripresero e una marea di ragazzi e ragazze gridavano i nostri nomi.
Mi nascosi contro il petto di Tyler appena mi resi conto di quello che avevo fatto e lo sentii ridere di gusto.
« Ti amo Élo.» lo sentii dire sottovoce, ma appena alzai il viso per capire se me lo ero immaginato lo vidi come lo avevo lasciato con un sorriso genuino sul volto.
Probabilmente me lo ero immaginato, ma non potei fare a meno di dire con un filo di voce: Anch'io.

Spazio autrice
Da quanto capitoli non ne faccio uno?
Vabbè, ora sono qua. Volevo solo dirvi che questo capitolo è diventato più lungo di quello che doveva essere e che ormai siamo alla fine. Non so quanti capitoli mancano, ma da adesso in poi cominceremo d andare avanti velocemente nel tempo. Non vi dico nulla su come andrà a finire la storia, ma vorrei sapere se voi avete già qualcosa in mente.
Fatemi sapere, spero di scrivere più frequentemente degli spazi autrice, ma non credo.
Buona lettura, un bacio
Franci

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