Capitolo 50

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Rimasi immobile a fissarlo, era dannatamente bello anche da appena sveglio.
Cominciai a chiedermi cosa ci facessi realmente lì, adesso che me lo ritrovavo davanti non sapevo più cosa dovevo dirgli.
Aprii la bocca per dire qualcosa,ma la rinchiusi subito.
Perché un ragazzo così perfetto stava con una come me, una così incasinata e problematica?
Non potei fare a meno di chiedermelo, ma non trovai risposta.
« Élodie.» mi richiamò Tyler.
Alzai lo sguardo, che avevo posato a terra, su di lui e sentii come un nodo alla gola sciogliersi.
Non ero mai stata brava con le parole e in quel momento non riuscivo a dire nulla. Per questo feci la cosa più spontanea e forse anche quella più semplice.
Cominciai a camminare sempre più velocemente verso il mio ragazzo e appena lo raggiunsi mi fiondai sulle sue labbra. Avevo bisogno di sentirlo mio, avevo bisogno di sapere che mai mi avrebbe cacciato, ma soprattutto avevo bisogno di fargli capire quanto fossi preoccupata per noi. Non sapevo fino a che punto sarebbe stato in grado di sopportarmi, di sopportare i miei segreti e i miei problemi. Speravo solamente che avesse la pazienza di aspettare che io fossi pronta a raccontarli.
Mi staccai da lui quel poco che bastò per guardarlo negli occhi.
Mi persi nel suo sguardo. Aveva gli occhi più belli che avessi mai visto, erano di un verde smeraldo fantastico e cambiavano sfumatura ogni volta che lui cambiava umore. Quando si arrabbiava diventavano molto scuri, quasi marroni. Mentre quando era preoccupato o triste si coloravano di un verde chiaro e più tenue del normale. Il colore che però mi piaceva più in assoluto era quello che aveva in quel momento. Quel colore che esprimeva tutto ciò che provava per me e che mi faceva credere che forse non si sarebbe stancato della mia presenza tanto facilmente.
Ero totalmente immersa nel suo sguardo che quasi non mi resi conto che mi stava prendendo in braccio.
Non dissi nulla, mi lasciai portare dentro casa e al piano superiore senza parlare.
Mantenevo il contatto visivo con lui e anche Tyler non distoglieva lo sguardo dai miei occhi. Ci stavamo rassicurando a vicenda senza neanche parlare, era come se ci stessimo urlando contro le nostre più grandi paure senza dircelo realmente.
Gli leggevo negli occhi che aveva qualcosa che gli frullava nella testa, ma non avevo il coraggio di chiedergli cosa fosse, mi accontentai di rassicurarlo leggermente guardandolo.
Appena si fermò mi appoggiò su un letto e si coricò al mio fianco.
Restammo a fissarci ancora per qualche secondo poi lui parlò.
« Cosa ci fai qui?»
Cosa ci facevo lì?
Ero venuta per parlargli. Dovevo confidarmi con lui come aveva detto Simon, ma in quel momento, con Tyler di fronte a me, non ce la feci.
Mi fidavo di lui, ma non abbastanza da poter essere certa di potergli rivelare tutto senza che lui mi giudicasse o provasse pena per me. Non era ancora giunto il momento giusto per confessargli tutto.
« Sei arrabbiato con me?» sussurrai.
Fece un'espressione strana corrugando la fronte.
« Perché dovrei?»
« Hai risposto ai miei messaggi con fare distaccato, io ho pensato che tu fossi arrabbiato con me.» spiegai.
Probabilmente collegò quello che gli avevo appena detto con ciò che aveva fatto perché si alzò di scatto dal letto e si avvicinò alla finestra.
La luce dei lampioni che entrava dalla finestra gli illuminava il viso e, in quella posizione, sembrava una statua in marmo perfetta e possente, in tutte le sue forme.
Per la seconda volta in quella serata rimasi incantata da tutta la sua bellezza.
« Lo ero.» rispose.
Non lasciò il tempo al mio cervello per capire cosa avessi fatto di sbagliato che parlò ancora.
« Ho come l'impressione che tu mi menta sempre, qualunque cosa tu faccia non riesci a dirmi completamente la verità. So che hai molti segreti che non vuoi raccontarmi, ma ci sono cose che non riesco a sopportare.»
« Cosa vuoi dire?»
« Oggi mi sono sentito preso in giro. Sono uscito da scuola con l'intento di passare un pomeriggio meraviglioso con te, ma poi ti ho trovata in braccio ad un altro ragazzo.»
« Penso che tu sappia già perché l'ho fatto.» dissi.
« E poi ti sei messa a perlustrare tutto il suo corpo, lì davanti a tutti, senza scrupoli, senza pensare minimamente al fatto che il tuo ragazzo potesse vedervi. Era come se ti stessi prendendo gioco di me davanti a tutti.» alzò ancora il tono di voce.
Stavo per rispondergli animatamente anch'io, ma poi decisi che dovevo mantenere la calma e non fare degenerare il discorso.
Mi misi a sedere sul letto con le gambe incrociate e presi fiato.
« Mi dispiace di averti dato quell'impressione, ma non mi stavo affatto prendendo gioco di te. Non lo vedevo da quasi un anno ed ero estremamente felice di poter di nuovo abbracciare mio cugino.» dissi.
Pensavo di averlo fatto calmare, ma mi sbagliavo. Dopo la mia ultima frase Tyler alzò gli occhi al cielo, ma parlò con voce più bassa rispetto a prima.
« È veramente tuo cugino lui?» chiese con un tocco di amarezza.
Lo guardai confusa.
« Cosa stai insinuando?» chiesi a mia volta.
« Cazzo Élo! Non sono stupido! Devi smetterla di mentirmi.» sbottò.
Come faceva a sapere che non era realmente mio cugino?
Nonostante mi stessi comportando da codarda continuai con la mia sceneggiata. Non potevo permettermi di dire cose di cui poi mi sarei pentita.
« Cosa stai dicendo?» chiesi ancora.
« Spero solo tu abbia delle buone giustificazioni.»
Lo guardai stranita e, per un attimo, quasi mi pentii di non avergli detto subito la verità.
« Credi sul serio che io non abbia notato il fatto che non sapevi come presentarmi Simon?» continuò.
Ecco cosa intendeva dicendo che mentivo. Abbassai lo sguardo sul pavimento.
Non potei fare a meno di chiedermi come fossimo arrivati ad urlarci contro quando fino a quindici minuti prima ci baciavamo come se non ci fosse un domani.
« Cos'è realmente lui? Un tuo ex o se fidanzata con lui quando stai anche con me? Cos'è Élodie?» chiese arrabbiato.
Quando mi scagliò addosso quelle parole non ce la feci più a stare lì seduta senza fare nulla. Mi sentivo ferita, non poteva realmente pensare una cosa del genere, non poteva realmente credere che lo tradissi. Mi alzai velocemente dal letto e indietreggiai fino a ritrovarmi con le spalle contro la porta.
« Ti prego, dimmi che non lo pensi realmente.» bisbigliai.
Aveva lo sguardo pieno di rabbia e i pugni chiusi lungo i fianchi.
« Io non so più cosa pensare.» disse.
« Tu non ti fidi di me?- chiesi ancora- Pensi veramente che potrei tradirti con un altro? No, perché se è questo che pensi su di me, possiamo anche chiuderla qua.» dissi cercando di non mettermi a piangere proprio in quel momento.
Come me poco prima, adesso anche lui aveva abbassato gli occhi ciò pavimento.
« Adesso capisco che quello che ho fatto oggi ti possa aver turbato e so che devo darti delle spiegazioni, ma non puoi anche solo minimamente pensare che io possa tradirti.» continuai.
Non accennò ad alzare lo sguardo per ciò decisi di parlare ancora io.
« Simon non è realmente mio cugino, o almeno non siamo legati con nessuno grado di parentela, ma ci vogliamo bene come se fossimo realmente imparentati.» mi fermai per osservare bene la sua espressione, ma era rimasto impassibile.
« Lui è il nipote di Alice, ci conosciamo da tanto tempo e ci siamo sempre protetti l'uno con l'altro, per questo ero contenta che fosse venuto a trovarmi.» conclusi.
Camminai lentamente verso Tyler e quando lo raggiunsi gli presi il viso tra le mani per farmi guardare negli occhi.
« Non ho mai pensato che tu potessi tradirmi, quando sono arrabbiato parlo senza ragionare.» disse.
Annuii e lo abbracciai. Lui posò il mento sulla mia testa e poi parlò ancora.
« Sono uno stronzo.»
« Abbastanza» risi.
Questa volta fu lui a prendermi il viso tra le mani.
« Scusa.» disse prima di baciarmi.

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