Capitolo 20

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Ero in palestra da quasi tre ore ormai. Nonostante fosse iniziata la scuola avevo detto a Marcus di voler continuare a lavorare e lui ne era felicissimo.
Come ogni lunedì dovevo seguire il gruppo in cui c'era anche Matt. I ragazzi stavano migliorando a vista d'occhio e stavo prendendo in considerazione l'idea di fare un mini torneo alla fine dei corsi. Ovviamente dovevo ancora parlarne con Marcus, ma sapevo che mi avrebbe lasciata fare.
Finii in anticipo. Erano le 21.30 quando uscì dalla palestra con Matt. Non ci vedevamo da tre giorni ormai e, per quanti mi riguardava, mi era mancato ridere e scherzare con lui.
« Sono venuto in macchina oggi, quindi niente passeggiata!» disse ridendo.
« Va bene, cercherò di non sentirne la mancanza.» risposi sorridendo.
Raggiungemmo l'auto ed entrammo.
« Allora com'è andato il primo giorno?» chiese.
« Non male. Come solito abbiamo iniziato subito intensamente, ma nulla di non sopportabile.» dissi.
Ormai ripetevo quella frase a memoria. Da quando ero uscita da scuola non c'era nessuno che non mi avesse chiesto com'era andata.
« Tutto qui? Nessuna novità entusiasmante?»
Scossi la testa.
Non gli avrei mai raccontato quello che era successo durante l'ora di educazione fisica. Ero sempre stata una ragazza modesta e, se avessi accennato a quello che era successo, Matt avrebbe sopravvalutato la cosa. In più non ero molto felice di aver fatto fare una figuraccia a Josh, anche se in parte se la meritava.
« Niente di nuovo mi dispiace.»
« Peccato, avevo bisogno di un po' di gossip.» rispose.
Lo guardai confusa poi scoppiai a ridere.
« Che c'è? Non posso essere curioso?»
« Lo sai di essere buffo?» chiesi.
« Non si risponde a una domanda con un'altra domanda!» mi disse imitando la mia voce.
Gli feci la linguaccia e tornai a guardare fuori dal finestrino.
Mi piaceva il silenzio che si era creato tra di noi. Non era un silenzio imbarazzante, ma al contrario, era molto rrilassante.
« Eccoci arrivati. Spero che il servizio taxi sia stato di vostro gradimento, signorina, e alla prossima.»
« La ringrazio molto. è stato molto cortese da parte sua offrirmi un passaggio.» dissi prendendolo in giro.
Aprii la portiera e scesi dalla macchina.
« Grazie Matt. Ci vediamo!» conlcusi prima di chiudere la macchina.
Mi avvicinai al portone e, non sentendolo partire, mi voltai a guardare cosa stesse facendo. Vidi abbassarsi il finestrino e Matt disse.
« Mi chiedevo se domani potevamo andare a fare colazione insieme e poi ti portavo a scuola, che ne dici?»
« Perchè no?! Mi sembra un'ottima idea.» risposi.
« Perfetto. Passo a prenderti alle 7! A domani.»
Sorrisi e se ne andò.
Sperai solo che non pensasse che potesse esserci tra noi qualcosa di più di una semplice amicizia.

Svegliarsi il secondo giorno di scuola era ancora più traumatizzante del primo.
Avevo programmato la sveglia per le 6.15 così da avere tutto il tempo per prepararmi.
Quando sentii il rumore assordante di quel aggeggio infernale mi coprii la testa con il cuscino e tirai le coperte fino alle orecchie.
« Merda!» imprecai.
Non avevo voglia di alzarmi e quel fastidioso suono non migliorava la mia situazione. Cercai con la mano il tasto per spegnerla e, dopo una serie di tentativi, riuscirò a farla smettere.
Mi alzai di malavoglia dal mio caldo letto e andai dritta verso il bagno.
Avevo un aspetto orribile. Due gradi occhiaie blu lo segnavano il contorno degli occhi e i capelli erano sparati da tutte le parti.
" Che bella giornata" mi dissi.
Dopo mezz'ora passata a sistemarmi il viso e l'acconciatura fui pronta per vestirmi.
Mancavano dieci minuti alle sette e, conoscendo Matt, sapevo che era già qui sotto.
Presi lo zaino con i libri e il cellulare e scesi le scale.
Appena uscii dal portone riconobbi subito la macchina di Matt. Lo raggiunsi e salii al suo fianco.
« Buongiorno!» mi disse.
« Ciao» risposi.
« Alzata con il piede sbagliato?» chiese.
Annuii e buttai lo zaino sui sedili posteriori.
Capitava a tutti di avere giornate no. Quella per me era proprio una brutta giornata e sapevo non sarebbe migliorata.
« Ti porto in un bar che fa cornetti fantastici!» esultò.
Sorrisi, anche se dentro di me si stava formando una tempesta.
« Qui?» chiesi non appena accostò davanti ad un bar.
Annuì fiero della sua scelta.
« Da Boe? Ma è una bettola! E poi chi chiamerebbe il suo bar come quello dei Simpsons?» chiesi.
« Mai giudicare un libro dalla copertina! Poi si chiamerebbe Bar Centrale ma era poco originale così hanno cambiato nome. Vieni!» mi rispose.
Lo seguii all'interno guardandomi intorno prima di entrare.
Era un palazzo in matton i rossi in vista. Alcune finestre al primo piano erano rotte e l'aspetto esteriore del bar non era dei più accoglienti. In più l'insegna aveva la e del nome che non funzionava.
Avrebbe potuto scegliere un posto migliore per migliorare la mia giornata.
« Attenta al gradino.» mi disse Matt.
Mi tenne aperta la porta e entrai nel bar.
« Wow!» dissi spalancando gli occhi.
C'era un bancone bianco e giallo di fronte all'entrata con il nome del bar stampato sul davanti. Delle bottiglie di vetro pendevano dal soffitto e i tavolini erano fucsia, in fint a con le pareti. Se dall'esterno sembrava un posto dove si ritrovavano i bikers, una volta entrata cambiavo totalmente idea. Non era male.
« L'apparenza inganna.» mi sussurrò Matt appoggiando una mano in fondo alla mia schiena e facendomi andare a sedere a un tavolo.
Parlammo del più e del meno. Una ragazza ci servì e non potei non notare come guardava il mio amico, sembrava se lo stesse mangiando con gli occhi. Lui sembrava non averci fatto caso ma lo conoscevo abbastanza da sapere che se lei gli avesse dato il suo numero lui non avrebbe esitato a prenderlo.
Cinquanta minuti dopo ero davanti alla scuola.
« Buon secondo giorno. E cerca di non incenerire troppe persone con quella sguardo.» mi disse ridendo sotto i baffi.
Si era accorto del mio nervosismo.
Gli sorrisi falsamente, presi il mio zaino e scesi dall'auto.
« Ci vediamo sta sera.» dissi e mi allontanai.
Lo sentii partire e, prima di riuscire a stare un po' da sola sentii qualcuno avvicinarsi.
« Chi era quel gran pezzo di ragazzo che ti ha accompagnata?»
« Un amico.» dissi freddamente.
« Tu attiri i ragazzi fighi mia cara Élodie. Hai una dote naturale.» disse Bea.
« Si e sono anche brava a respingerli, solo che con lui non è andata bene.» dissi sarcastica.
Rise e la incenerii con lo sguardo.
« Cos'è? Quel periodo del mese?» domandò.
Mi stavo iniziando a stancare di questo interrogatorio.
« No! È possibile che non si possa avere una giornata no che tutti trovano qualcosa da ridire.» dissi leggermente irritata.
« Ok ok come vuoi! Adesso devo andare a lezione ci vediamo dopo?» chiese.
Annuii e andai verso il mio armadietto.
« Inglese e storia. Bella mattinata.» mi dissi prendendo i libri.
Nessuno mi avrebbe sentita se parlavo da sola, c'era un tale casino nei corridoi che nessuno si sarebbe accorto di me.
Stavo ricordando nel mio armadietto in cerca di una penna visto che avevo dimenticato l'astuccio a casa quando calò il silenzio e si sentivano solo dei gruppetti bisbigliare. Mi girai per vedere cosa stava succedendo e, appena notai chi stava entrando, capii perché era calato il silenzio.
Steven, Josh e il ragazzo misterioso (che non sapevo ancora come si chiamava) stavano facendo il loro ingresso dalla porta principale. Camminavano a testa alta e sembravano appena usciti da una rivista di moda.
Sbuffai alla vista di tutte le ragazze che sorridevano e che facevano di tutto per farsi notare.
Erano dei bei ragazzi, lo ammettevo, ma non mi sarei mai comportata come quelle ragazze solo per farmi guardare da uno di loro. Non sarei mai caduta così in basso, aveva un certo orgoglio e una reputazione da difendere. Quelle ragazze sembravano invece non farsi problemi, ce n'era persino una che, per quanto avesse aperto la camicia, stava per far fuoriuscire il decolleté che si ritrovava.
Non volevo assistere ancora a quella scena così chiusi il mio armadietto e...
« Aahhh!» urlai.
Non mi aspettavo di ritrovarmi qualcuno di fronte che mi fissava. Mi ero spaventata.
« Ma sei per caso impazzito?» dissi mantenendo un tono di voce un po' più basso di quello di poco prima.
C'era Peter di fronte a me, aveva un sottotetto sul viso che mi faceva venire voglia di prenderlo a sberle.
« Che cazzo ci fai qui? Vuoi per caso farmi prendere un infarto?» dopo il mio malumore mattutino e il suo spavento il mio umore non era dei migliori.
« Ti sei dimenticata che ho l'armadietto di fianco al tuo? O forse eri troppo concentrata a sbavare dietro a Tyler?» chiese ironicamente.
Tyler?
Oh il ragazzo misterioso, ecco come si chiamava.
« Non è normale fissare le vicine di armadietto e poi io non sbavo dietro a nessuno!» dissi.
« E io dovrei crederti?» disse aprendo il suo armadietto.
Non risposi. Pensai un attimo a quello che mi aveva appena detto.
Io non sbavo dietro a nessuno, figuriamoci dietro a quello sbruffone.
« Perchè c'è anche Mister simpatia qui?» chiesi.
Lui rise.
« Lavora qui anche lui, ieri Mister simpatia aveva da fare e non è potuto venire così comincia oggi.» mi disse imitando la mia voce quando disse il soprannome.
Annuii, non sapevo cosa dire così decisi di tagliare corto e andarmene.
« Ci si vede in giro vicina di armadietto.» urlò alle mie spalle Peter.
Sorrisi. Passai vicino al trio che era appena entrato e, come sempre senza farmi notare troppo, mi diressi in classe.
Avrei giurato di aver visto Tyler guardarmi e sorridere, ma spesso e volentieri vedo cose che non esistono così andai dritta per la mia strada.

Spazio autrice
Buona sera!!!!
Eccomi di nuovo tra i viventi, dopo una settimana sono tornata.
Ammetto che questo capitolo non è il massimo ma è solo un capitolo di passaggio. Il prossimo sarà più entusiasmante.
Domanda: cosa ne pensate?
Vi piace la storia?
Fatemi sapere.
Buona lettura, un bacio
Franci

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