Capitolo 24

5.8K 232 10
                                    

« Sul serio, non c'è bisogno che ti preoccupi così tanto per me. Riesco a cavarmela e, anche se la vista non è il massimo, non sono ancora cieco!» disse ridendo.
Scossi la testa.
« Non so come fai a ridere per una cosa così seria!» risposi.
Avevamo parlato quasi tutta la sera del suo intervento. Marcus mi aveva spiegato che forse l'operazione costava di meno ma che il medico non ne era certo quindi mancavano ancora un po' di soldi da accumulare.
« Bisogna sempre vedere il bicchiere mezzo pieno, mia cara Élodie»
Era di buon umore e riusciva a tirare su il morale anche a me.
« È difficile vedere le cose in positivo se ti capitano cose brutte però!» risposi.
« Tutto succede per una ragione. Basta solo pensare a come ci siamo conosciuti!»
« Forse hai ragione, ma non ne sono ancora convinta.»
« Io ho sempre ragione! Comunque vedo che oggi il tuo amico non è venuto a scortarti a casa. Vuoi un passaggio?» chiese Marcus.
Non mi ero accorta che Matt non c'era, avrà avuto da fare perciò accettai l'offerta di Marcus.
Mi aprì la portiera della sua vecchia auto.
« Che gentiluomo!» esclamai.
Lui sorrise.
« Non saresti mai riuscita ad aprirla da sola, bisogna tirare con forza. Ha la sua età questa macchina, dobbiamo capirla!» disse battendo la mano sul cofano.
« Lo sai vero che non è animata?» chiesi ridendo.
Lui annuì.
« È una vita che ce l'ho, lasciale avere la confidenza che merita!»
Scossi la testa, continuava a parlarne come una figlia.
« Secondo me dovresti cambiarla, prima o poi ti lascerà a piedi!»
Chiuse la mia portiera e salì dal lato del conducente.
« Non posso cambiarla, ne abbiamo passate tante insieme, sarebbe come voltare le spalle a una amica!» disse.
« Devo ricordarti che non è animata!» risposi divertita.
« Ti ho mai raccontato perché l'ho comprata?» chiese ignorando ilm mio commento.
Annuii ma lui mi raccontò la storia comunque.
« Grazie del passaggio e dell'intrattenimento.» sorrisi.
« È stato un piacere. Salutami Alice, è da un po' che non la vedo!»
Annuii e lo salutai con la mano. Lui contraccambiò e se ne andò.

Entrai in casa silenziosamente, non sapevo se Alice era ancora sveglia o no, ma non volevo correre il rischio di svegliarla.
Non sentii nessun rumore quindi probabilmente dormiva. Andai direttamente in camera mia, non avevo fame e avevo bisogno di una doccia.
Ero seduta sul mio letto quando il mio telefono vibrò, probabilmente era Matt che giustificava il fatto di non essere venuto. Presi il cellulare.
Numero sconosciuto. Aprii il messaggio.
" Non mi hai detto perché piangevi!"
Tyler? Come aveva avuto il mio numero? E perché mi scriveva a quell'ora? O meglio, perché mi scriveva?
" Chi ti ha dato il mio numero?" Risposi.
Sapevo che il modo per ottenere delle risposte bisognava chiedere senza troppi giri di parole.
" Non importa."
A me si che importava! Volevo capire chi dovevo prendere a sberle.
" Rispondimi!" Stavo perdendo la pazienza.
Era strano, ma con lui non riuscivo mai a stare calma.
" Te lo dico se tu mi dici perché piangevi"
Sembrava un bambino, fa una cosa se ottiene qualcos'altro in cambio.
Buttai il telefono sul letto senza rispondere e andai in bagno. Avevo proprio bisogno di una doccia.
Un quarto d'ora dopo uscii e tornai nella mia camera. Avevo ancora i capelli bagnati, ma non avevo voglia di asciugarli.
Avevo un nuovo messaggio.
" Prendo questo silenzio come un no :)" sbuffai.
" Non racconto i fatti miei per messaggio e a persone sconosciute!" risposi.
" Non vedo il problema, possiamo incontrarci! E poi io non sono uno sconosciuto."
Ma perché doveva fare il difficile?
" Non possiamo incontrarci, ho i capelli bagnati e se esco mi ammalo, in più sono stanca."
Lasciai cadere il discorso sul fatto che non ci conoscevamo.
" Sei nuda?"
Ma che domande!
" Ma sei scemo?"
" Ho solo chiesto! Sai anche io dopo la doccia giro per casa nudo, non è un problema ammetterlo!"
Diventai rossa d'imbarazzo. Non capivo come riusciva a dire una cosa con tanta facilità. Io non lo avrei mai ammesso neanche sotto tortura, ovviamente però il non lo faccio.
Iniziai ad immaginarlo... Non portai a termine il pensiero che il telefono vibrò e mi fece tornare alla realtà.
" Lo so che sono un bel tipo, ma smettila di immaginarmi nudo!"
Così diceva il messaggio. Diventai ancora più rossa e iniziai ad avere caldo.
" Non stavo immaginando proprio niente!"
" Certo come no, le ultime parole famose!"
Me lo immaginai dall'altra parte del telefono che rideva perché sapeva di mettermi in imbarazzo.
" Pensa ciò che vuoi, ma io non immaginavo nulla!" Mi hai bloccato tu, volevo aggiungere ma non lo feci.
" Io non sbaglio mai!"
" Ok Mister modestia, ora se hai finito di farti i complimenti, posso anche andare a dormire."
" Di già? Ma è presto! Fammi ancora un po' di compagnia!"
Mi stavo sciogliendo, ma non gliela diedi vinta.
" Se mi dici chi ti ha dato il mio numero resto ancora un po'!"
" Tu dimmi perché piangevi e io te lo dico"
Come immaginavo.
" Buonanotte Tyler!"
Era la prima volta che lo chiamavo per nome e mi sorpresi di agenti mi piacesse il suo nome.
" 'Notte Élodie, sognami ;)"
Non risposi più. Sapevo che quel sognami si riferiva al commento di prima, ma mi si aprì lo stesso un sorriso a 32 denti sul viso.
Appoggiai la testa al cuscino e, con il sorriso, mi addormentai.

La mattina successiva mi svegliai più rilassata. Avevo dormito bene e, per la prima volta dopo settimane, le occhiaie non erano ben in vista.
Quando uscii di casa Alice era già a lavoro. Era da molto che non parlavamo più e dovevo dirle di Simon, quindi questa sera avrei dovuto fare un faccia a faccia con lei.
Arrivai a scuola in anticipo, non incontrai né Bea né Pet stranamente, così andai direttamente in classe.
Fu una mattinata tranquilla, non incontrai mai nessuno che conoscevo.
Quando fu ora di tornare a casa, la curiosità aveva preso possesso del mio corpo. Ero tentata di mandare un messaggio a Bea per chiederle che fine avesse fatto, ma decisi che non era il caso. Forse stava solo male e non eravamo così in confidenza da preoccuparci subito una dell'altra per un giorno di assenza.
Andai da sola verso la palestra e, in quel momento, iniziai a chiedermi come avevo fatto a rimanere sola per tutti questi anni. Adesso che c'erano Matt, Bea e in parte Peter, era difficile tornare alla normalità, se così potevo chiamarla.

Fight for youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora