Capitolo 58

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La domenica arrivò ancora prima del previsto. Ormai il tempo volava e non me ne rendevo neanche conto che un'altra settimana passava.
Il sabato prima avevo notato che Alice era ansiosa, ma me lo aspettavo, chi non lo sarebbe stato? L'avevo confortata dicendole che dopo la prima volta sarebbe stato tutto più semplice e lei sembrava averci creduto, in fondo ci ero passata pure io.
« Pronte?» chiese Simon aprendo la porta dell'appartamento.
Alice ed io annuimmo all'unisono e uscimmo da casa.
Giunti in aereoporto vidi Alice esitare un attimo prima di entrare, ma sapevo che non sarebbe scappata a casa, aveva promesso a suo nipote che sarebbe andata e non lo avrebbe deluso.
« Da quanto non prendo più un aereo?!» chiese Alice ridendo nervosamente.
« Paura di volare?» chiesi.
« No, affatto. Ma mi fa sempre una certa impressione la grandezza degli aerei.» mi rispose alzando le spalle.
Annuii e ci dirigemmo verso il check in e poi verso l'aereo.
Puntuale come sempre l'aereo atterrò a Miami. Cominciai a sentirmi un po' ansiosa anch'io, ma Simon continuava a ripetere che sarebbe andato tutto alla grande perciò cercai di credergli.
Alice era stata silenziosa durante tutto il volo nonostante avessimo provato a farla partecipare alla nostra conversazione.
Uscita dall'aeroporto sentii subito quel peso sullo stomaco che sentivo ogni volta che mi recano in quel posto. Era inutile, mai ce l'avrei fatta a sentirmi di nuovo a casa quando tornavo qui. Ormai quel luogo era solo meta di brutti ricordi.
Andammo subito al cimitero visto che Alice non volle fare tappe da altre parti. A quanto pare anche lei non sopportava l'aria di questa città.
« Andiamo» disse Alice appena varcò l'entrata del cimitero.
Annuii e tutti e tre entrammo. Simon ed io eravamo dietro di lei e ci scambiavamo sguardi pfeoccuoati per Alice. Lei non parlava ne si girava, camminava lentamente verso la meta e non sembrava per niente scossa, ma sapevo che non era così.
D'un tratto si fermò, non mi ero accorta che eravamo già arrivati, ma appena me ne resi conto capii come mai lei si era fermata.
Eravamo davanti alla lapide di sua figlia, dopo cinque anni aveva rivisto finalmente Crystal.
« Oh mio Dio, la mia bambina!» disse portandosi le mani alla bocca.
Mi avvicinai a lei e le appoggiai una mano sulla spalla. Alice si girò verso di me e davanti al suo sguardo colmo di dolore e tristezza non riuscii a trattenere una lacrima, non riuscii più a mostrarmi forte per lei.
« Ho bisogno di un minuto.» disse abbassandosi e toccando la pietra fredda.
La sentii piangere silenziosamente e dire qualcosa sottovoce, probabilmente stava parlando a Crys come io facevo ogni volta che andavo a trovarla.
Mi allontanano per lasciarle il suo spazio e tornai vicino a Simon che non esitò a stringenti in un abbraccio. Lo ringraziai per l'ennesima volta e poi tornai a rivolgere la mia attenzione ad Alice.
Rimanemmo lì per non so quanto tempo, ma appena Alice si alzò pronta per andare da David notai subito che il suo sguardo era più tranquillo.
Ci incamminammo e, durante il nostro tragitto, passammo anche davanti alla tomba dei miei genitori. Alice si fermò anche da loro, non potei fare a meno di ascoltare quello che stava dicendo.
Ovviamente stava parlando di me e di come sto cresciuta e maturata. Ripeté un paio di volte quanto volesse che loro fossero ancora con noi e li salutò promettendo che si sarebbe presa cura di me finché avrebbe potuto.
« Tyler lo sa?» mi chiese Alice mette andavamo da David.
« No. Sa solo di David, ma non tutto. Pensa che lui era mio padre, mentre della mamma non mi ha mai chiesto nulla.»
« Devi dirglielo, non puoi nascondergli una cosa così grande.»
« Gli hai detto che David era tuo padre?» si intromise Simon.
« No, lui pensa sia così. Non gli ho detto che non è vero solo perché non volevo continuare quel discorso.» dissi abbassando lo sguardo.
« Promettimi che glielo dirai il prima possibile.» continuò Alice.
« Non è così semplice, insomma non l'ho mai raccontato a nessuno. Prima o poi sarò costretta a dirglielo, ma non è ancora ora.» conclusi.
Arrivammo da David giusto in tempo, Alice stava per aggiungere qualcosa, ma appena vide la tomba di suo marito il suo sguardo si spense di nuovo. Come aveva fatto con Crys anche con David si lasciò andare in un pianto silenzioso.
Non sapevo che ore fossero, ma quando Alice salutò anche suo marito era già sicuramente passato mezzogiorno.
Stavamo uscendo da quel luogo pieno di tristezza quando sentii qualcuno prendermi per il polso. Mi voltai di scatto non sapendo chi mi avesse fermato, ma appena capii che era solo Alice mi rilassai.
« Racconta tutto a Tyler, starai meglio appena lui saprà.» disse.
Io non volevo ancora dirglielo, non mi fidavo abbastanza di lui, non ero certa che una volta saputo tutto non avrebbe fatto come gli altri che non mi avrebbe guardata con immensa pietà di me.
Nonostante questo però annuii ad Alice.
Tornammo in aeroporto, nessuno di noi voleva ancora rimanere lì o per lo meno Alice ed io non volevamo e Simon ci seguiva.
Eravamo appena saliti sull'aereo quando il mio cellulare vibrò.
Non l'avevo guardato per tutto il giorno per cui non mi sopresi di trovare molto messaggi non letti.
Avevo detto a Tyler che quella domenica sarei stata impegnata e che quindi non avremmo potuto vederci, però non gli avevo detto cosa avrei dovuto fare.
Chiamami appena puoi, ho un problema! Diceva il messaggio di Bea. Le risposi con un ok e che quella sera stessa l'avrei chiamata.
Sai che cosa è saltato in mente a Beatrice? Io non la capisco più. Questo era Peter.
Che diavolo aveva combinato la mia amica? Possibile che me ne andavo via un giorno e lei faceva casino?
Gli risposi che le avrei chiesto e poi gli avrei fatto sapere, anche se pensavo che qualunque cosa fosse successa, doveva essere Bea a chiarire.
Aprii il terzo ed ultimo messaggio: Tyler.
Vieni da me sta sera? Ho voglia di vederti.
Non riuscii a trattenere un sorriso e gli risposi di sì, sarei andata a casa sua e avremmo passato del tempo assieme. Avevo solo paura che, dopo quello che mi aveva detto Alice, mi sentissi in colpa per non avergli detto niente dei miei genitori.
Appena arrivai a casa mi buttai sul divano, ero stanca sia fisicamente che mentalmente, quella giornata mi aveva distrutta.
Quando Alice mi passò accanto gli feci la stessa domanda che le facevo da due giorni ormai.
« Stai bene?»
« Si, mi sento più tranquilla. È strano, ma dopo quello che ho fatto mi sento più in pace con me stessa e più libera dal dolore, anche se c'è ancora.»
Annuii capendo quello che intendeva. Anche io mi ero sentita così quando avevo raccontato a Tyler di David.
Chissà, forse Tyler era la mia medicina contro il dolore, come quella visita al cimitero era stata quella di Alice.
Sentii il telefono vibrare nella mia tasca, oggi tutto mi cercavano per caso?
Hanno anticipato l'operazione a lunedì 26.
Appena lessi il messaggio sentii subito un nodo alla gola. Sapevo che prima o poi Marcus sarebbe stato operato, ma era troppo presto.
Aspettami in palestra.
Gli risposi, dovevo assolutamente parlargli.
Decisi di rimandare la chiamata a Bea a domani e da Tyler sarei andata più tardi.
Salutai Alice e Simon dicendogli dove andavo e che tornavo la mattina dopo. Scesi le scale di corsa e appena aprii il portone del palazzo quasi non mi venne un infarto.
Cosa ci faceva già qui?

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