Capitolo 71

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Essere al ballo di fine anno con un ragazzo quasi sconosciuto, con il quale avevo parlato un paio di volte e che non smetteva di blaterare, non era il massimo, ma era l'unica scelta che mi era rimasta.
Quando avevo saputo che Tyler sarebbe andato al ballo ero rimasta sorpresa e, essendo molto curiosa, non volevo perdere l'occasione di vederlo con lo smoking.
Ovviamente avevo saputo che ci sarebbe andato da solo come avrebbero fatto anche Josh e Steven altrimenti la mia priorità sarebbe stata un'altra.
Inoltre se solo avessi accennato a Bea che non avevo intenzione di andare al ballo, in quel momento mi ritroverei in ospedale con tutte le ossa rotte perché aveva detto , citando sue testuali parole, "se solo pensi di non venire al ballo sarò costretta a usare la violenza per portartici".
Ed ora eccomi lì, davanti all'entrata della palestra, che era stata allestita per l'occasione, a sentire tutte le parole inutili che il ragazzo al mio fianco stava sprecando e aspettando che la mia migliore amica venisse a salvarmi.
Come sempre Bea era in ritardo e, ormai lo avevo capito, sarei dovuta uscire da quella situazione da sola. Sentii il telefono nella borsa suonare, mi era arrivato un messaggio e non esitai a prenderlo.
Siamo arrivati. Siamo vicino al dj.
Non aspettavo altro, in quel momento mi serviva una scusa da dire al povero ragazzo che stavo per piantare in asso.
« Scusa se ti interrompo, ma sono arrivati dei miei amici e devo andare a salutarli. Ci vediamo più tardi.» dissi sorridendo per sembrare più convincente.
« Oh, ok. Va bene.» mi rispose rimanendone spiazzato.
Non se lo aspettava e per questo mi sentii terribilmente stronza, ma non gli avevo mentito spudoratamente.
Lo salutai ancora una volta con la mano e poi a passo spedito, per quanto fosse possibile con i tacchi che mi ero messa, raggiunsi i miei amici.
« Eccoti finalmente!» urlò Bea per sovrastare la musica.
« Sei tu quella in ritardo. Ti aspettavo da quasi mezz'ora.- dissi- Sarei potuta venire da sola, ma tu mi hai obbligata ad invitare qualcuno.» finii sussurrando per non fare sentire agli altri.
Mi mimò uno scusa e si voltò di nuovo verso gli altri.
Se all'inizio dell'anno mi avessero detto che sarei andata al ballo della scuola in compagnia di quattro magnifici ragazzi sicuramente avrei cominciato a ridere. In quel momento invece, essere lì davanti a quattro splendidi esemplari del sesso opposto mi metteva quasi in soggezione.
Erano vestiti praticamente uguali. Tutti in completo nero con camicia bianca e cravatta tinta unita dello stesso colore dei pantaloni. L'unica cosa che li distingueva era il colore del fazzoletto che avevano nel taschino della giacca.
Penso che rimasi a fissarli sbalordita più del tempo necessario perché Josh scoppiò a ridere.
« Smettila di sbavarci dietro.» disse continuando a ridere.
Come mio solito lo fulminai con lo sguardo e alzai il dito medio.
« È strano vederti conciato così. Di solito sembri uno zombie con quei vestiti stracciati.» risposi ricordando i pantaloni strappati che metteva spesso.
Gli altri continuavano a ridere, tutti tranne Tyler che ci guardava, ma con lo sguardo sembrava assente.
« Forse è meglio se andiamo a prendere da bere.» si intromise Bea.
Alzai le spalle e, dopo aver rivolto un sorriso beffardo a Josh, la seguii.
« Ti devo un favore. Se solo mi fossi persa Tyler vestito in quel modo non so cosa mi avrei potuto fare.» dissi suscitando la sua risata.
« Vuoi farmi un favore? Chiaritevi questa sera, prima che sia troppo tardi.» disse.
Me lo ripeteva dal giorno in cui le avevo raccontato cosa era successo. Diceva che dovevo andare a parlarci così saremmo tornati ad essere la coppia perfetta e invidiabile. Ovviamente lei non sapeva di tutti i nostri alti e bassi e di tutti gli ostacoli che avevamo incontrato sul nostro cammino. Eravamo tutt'altro che perfetti, ma nonostante ciò stavamo bene insieme.
« Lo farò, ho bisogno di spiegazioni.» dissi annuendo.
La vidi sorridere soddisfatta perché finalmente ce l'aveva fatta a convincermi, ma non le dissi nulla.
« Vuoi farmi credere che mi hai lasciata vincere?» domandai incredula a Josh.
Eravamo seduti ad un tavolo e stavamo parlando della prima volta in cui l'ho battuto e lui non voleva darmela vinta.
« Ebbene sì.» rispose.
Steven continuava a ridere e ripeteva a Josh di non dire cazzate.
« E perché avresti dovuto farlo?» chiesi incrociando le braccia al petto.
« Non volevo farti fare brutta figura.» sorrise rivolgendomi un occhiolino.
« Che cuore nobile. Hai preferito farla tu, invece che farla fare a me. Come potrò mai ripagarti?» chiesi molto teatralmente appoggiando le mani all'altezza del cuore.
A quel punto Tyler, che era stato zitto per tutto il tempo, si alzò dal tavolo senza darci una spiegazione.
« Dove vai?» chiese Steve.
Mi girai a guardare il ragazzo in piedi che liquidò il suo amico con un gesto della mano.
« A prendere da bere.» rispose.
Lo osservai allontanarsi e poi mi voltai di nuovo verso gli altri.
Guardai Peter e Bea che si scambiavano effusioni amorose e non potei non provare un po' di invidia. Certo, avevano avuto un inizio travagliato e ci avevano messo un secolo a fidanzarsi, ma in quel momento erano felici.
Non come noi...
Non ce la feci più, dovevo andare. Mi alzai di scatto dal tavolo e, senza rispondere alle domande dei miei amici che mi chiedevano dove stessi andando, mi diressi verso l'angolo bar.
Vidi subito Tyler. Era girato di schiena perciò non si era accorto della mia presenza.
« È occupato?» chiesi riferendomi allo sgabello al suo fianco.
Si girò verso di me e, un po' sorpreso, scosse la testa.
Mi sedetti aspettando che dicesse qualcosa, ma quando non parlò decisi di farmi avanti io.
« Come stai?» chiesi.
Volevo saperlo veramente, volevo capire se anche lui stava male come stavo male io.
« Potrebbe andare meglio.» rispose a bassa voce che quasi non lo sentii.
Rimanemmo ancora un po' in silenzio poi parlò ancora.
« Tu?» chiese titubante.
« Prova ad immaginare.» dissi.
Si portò la bottiglia di birra alla bocca e ne bevve un sorso.
« Possiamo parlare?» chiesi.
« Lo stiamo già facendo.» rispose freddo.
« Non intendo questo e lo sai.» sbuffai.
Non mi rispose di nuovo.
« Voglio solo delle spiegazioni e poi concluderai la tua pausa di riflessione con una rottura.» dissi usando il suo stesso tono di voce.
« Sarai tu a lasciarmi.» disse.
Scossi la testa. Ancora con questa storia? Era dal primo giorno in cui stavamo assieme che mi diceva che sarei stata io a lasciarlo, ma era stato lui a decidere della pausa.
« Andiamo.» disse alzandosi.
Esultai mentalmente e lo seguii.
Finalmente avrei ottenuto delle risposte e, speravo con tutto il cuore, ci saremmo riappacificati.
Uscimmo fuori e mi condusse nel cortile della scuola. Ci fermammo nel posto in cui, per la prima volta, avevamo parlato civilmente, dove lui mi aveva vista piangere.
« Non mi sopportavi.» disse dopo un momento di silenzio.
Lo guardai e vidi un leggero ghigno sul suo volto.
« Ti divertivi a farmi innervosire, non potevi aspettarti altro.» risposi sorridendo e tornando a fissare le mie scarpe.
« Mi dispiace. Per tutto, dico davvero. Da quando ti conosco non faccio altro che ferirti. Scusami.» disse tornando serio.
Mi alzai velocemente, non doveva neanche pensarla una cosa così. Mi misi davanti a lui e appoggiai le mie mani sulle sue spalle anche se ero abbastanza preoccupata della sua reazione.
« Non provare a ripeterlo. Tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. Non mi hai mai fatto del male, hai riportato la voglia di vivere in me e, se solo penso a quante volte grazie a te ho sorriso invece che pianto, devo chiederti scusa per averti ringraziato poche volte.» dissi determinata.
« Ti ho lasciata sola e me ne sono andato con Sarah quando avevamo un appuntamento, ti ho obbligata a raccontarmi del tuo passato e nonostante tutto il dolore che hai provato continuò a ferirti con questa storia della "pausa"» disse mimando le virgolette.
« Siamo qua per chiarire questo adesso. E preferisco che tu abbia deciso di prenderti spazio invece che continuare a mentirmi. Forse 2 mesi sono tanti, ma spero siano bastati.» gli risposi sorridendo.
Fece una faccia strana e quando parlò sembrava avesse perso tutta la speranza.
« Quando ti avrò spiegato le mie ragioni, sarai tu ad andartene.»
« Mi hai tradita?» chiesi.
« Certo che no.» si difese.
« Usata?» domandai ancora.
« Mai.»
« Hai mentito riguardo ciò che provi per me?» continuai.
« Mai, tutto ciò che abbiamo fatto è vero e sincero.» mi rispose guardandomi negli occhi per farmi capire quanto fosse vero ciò che aveva appena detto.
Presi un lungo respiro, era giunto il momento e glielo avrei detto.
« Beh, allora sappi che non me ne andrò. Ho capito che senza di te io non sono nulla, tu non mi hai fatto niente di male, me lo hai appena confermato, e altri mesi senza di te sarebbero la mia rovina. Non pensare mai più che tu mi abbia ferita perché, fino a prova contraria, tu sei quello che le mie ferite le ha curate non colui che le ha procurate. Io non me ne andrò dopo aver sentito le tue ragione perché mi sono innamorata di te.» accennai un sorriso alla fine e continuai a guardarlo negli occhi.
Lui non rispose, si limitò a guardarmi e, dentro di me, la paura che non ricambiasse diventò sempre più grande.

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