Capitolo 7

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LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE
BUONA LETTURA.

15 Gennaio

15 Gennaio.
Auguri Leila.

Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi in un posto del genere il giorno del suo compleanno. Prima di scoprire questa cosa aveva comunque deciso di non festeggiarlo, avrebbe compiuto 29 anni. Una vecchia insomma.

Per il 15 gennaio la sua dottoressa fissò l'intervento per interrompere quello che stava crescendo dentro di lei, decisione presa da lei stessa, ma in parte una scelta un po' influenzata da persone che non volevano grandi impegni. Era comunque decisa a farlo, e sapeva dei rischi che poteva correre, ovvero che c'era una grande probabilità di non avere più bambini.

Venne distratta dai suoi pensieri quando un'infermiera la chiamò dalla sala d'attesa e la portò in una stanza. "Stai bene Leila?" Le domandò la ragazza, alzai le spalle, "Si, credo di star bene." Rispose la rossa un po' assente. "Adesso ti devo fare un prelievo di sangue che dovrò portare alla tua dottoressa, va bene?" Annuì e in due minuti le fece un piccolo buchino all'interno del braccio. Quando l'infermiera uscì vide sul letto un camice e una cuffia, capì che avrebbe dovuto indossarle per la sala sala operatoria. Si sedette sul letto e cercò di rilassarsi, anche se quel momento non durò molto perché Giacomo e gli altri due pazzi fecero la loro entrata in stanza. "Non te l'aspettavi eh?" Disse il mio migliore amico, "Per niente. Siete fuori di testa tutti e tre." Replicò la ragazza, "Per tirarti su il morale ti abbiamo portato una cosa." le porse un mazzo di fiori colorati, cosa che rese Leila molto contenta. A volte riusciva ad essere felice anche con poco. "Come ti senti in questo momento?" Le domandò Bianca, "Abbastanza bene, sto cercando di non pensarci, ma non ci riesco." Confessò, "Ti stai tirando indietro?" Ma Leila scosse la testa, "No, voglio farlo per tornare alla normalità." Disse convinta lei, "Sai dove trovarci se dovessi ripensarci." Disse Giacomo. Ci fu un lungo abbraccio di gruppo, che dopo poco si sciolse perché la dottoressa entrò nella stanza.

"Mi dispiace interrompere questo momento dolcissimo, ma dovrei rubarvi Leila. Dovresti venire con me in sala operatoria, è ora." Si rivolse alla ragazza, annuii, si alzò e prese quello che avrebbe dovuto mettere per l'intervento. "Voi ragazzi potete rimanere qui per aspettare la vostra amica." Si rivolse ai suoi amici, loro accettarono e si misero comodi per aspettare il ritorno della loro amica.

Leila seguì la dottoressa ed entrò nella sala operatoria. Il suo cuore iniziò a battere come non mai, come per la prima ecografia. "Ecco qui puoi cambiarti, avvisami quando hai finito." la lasciò da sola e la rossa cominciò a spogliarsi e ad indossare il camice. Poi raccolse i suoi capelli lunghi in una coda disordinata e li schiacciò dentro la cuffia. Uscì e trovò la dottoressa che l'aspettava, "Pronta?" Leila annuì, percorse quel lungo corridoio freddo e senza emozione ed entrò in una sala molto illuminata, "Sdraiati su quel lettino, arrivo subito." si coricò e contò i minuti, guardò il soffitto e si fece quasi ipnotizzare dalle luci accecanti.
La ginecologa rientrò nella sala accompagnata da due infermiere, si avvicinò a Leila facendole un'ultima domanda prima di iniziare: "Allora, io per sicurezza devo farti un ultima domanda Leila, è una domanda decisiva: Sei sicura al cento per cento di fare questo intervento?"

Leila era veramente sicura di fare l'intervento? Aveva il coraggio di compiere quel gesto? Stava per togliere la vita a quello che sarebbe diventato suo figlio? Pensò, si sforzò di trovare una ragione per non farlo, e le vennero in mente le parole dei suoi amici, ma sopratutto si ricordò la frase del suo capo, che aveva sicuramente più esperienza di lei:
"Se la tua voglia di diventare mamma è altissima, non avere paura, affronta la realtà e non compiere un gesto di cui in futuro potresti pentirtene."
E quelle parole le fecero capire che forse, la cosa migliore da fare era portare avanti la vita dentro di lei e fregarsene del giudizio degli altri. "No!! Voglio uscire per favore." Chiese lei spaventata, "Va bene, tranquilla. Vai a cambiarti." si alzò e, presa dalla disperazione e dalla paura, si cambiò in fretta per abbandonare quel posto. Per finire, si mise il suo giubbotto nero di pelle e uscì in fretta da quella sala.

La sua corsa venne placata nella sala d'attesa, quando vide una persona seduta, col capo rivolto verso il basso. Riconobbe all'istante la persona, anzi, il ragazzo. Si avvicinai da lui, che si accorse della presenza della ragazza. "Sono un coglione, lo so - Iniziò lui - Ma volevo dirti che tutte quelle parole che ti ho detto una settimana fa non volevo dirle. Io voglio avere una famiglia, voglio diventare padre, e mi dispiace se in un certo senso ti ho obbligato a fare questa cosa. È colpa mia, nei tuoi occhi ho visto che stavi male, anche tu lo volevi questo bambino. Ci si vede." Prese la sua giacca e andò verso l'uscita, però Leila prese in tempo una sua mano e lo fece girare verso di lei, "Si, sei un po' coglione, vorrei prenderti a schiaffi anche adesso, giuro. Però là dentro stavo male, volevo scappare e così ho fatto. Non ho abortito, il bambino è ancora con me." Disse lei, Alberto sorrise leggermente, "Voglio che tu sappia che ci sarò per lui, o per lei. Al suo fianco avrà un padre presente, questo è sicuro. Non dobbiamo per forza amarci o sposarci, dobbiamo essere uniti solo per lui." Disse mentre guardava il ventre della ragazza sorridente. Leila senza un perché, in quel momento pianse, non sapeva se fossero gli ormoni o altro; per quelli forse era troppo presto. "Perché piangi piccola?" Le asciugò una lacrima con un dito, "Non lo so, è solo che ho avuto veramente paura in quella stanza, non volevo perdere il bambino." Rispose lei, e in quel momento Alberto l'abbracciò, la strinse forte tra le sue braccia e Leila si sentii protetta con lui, la fece sentire al caldo e tutta la sua paura sparì. "Andiamo a casa mia?" Le chiese prendendole le mani, "Aspetta, devo venire a casa tua? E i miei amici? Devo avvisare a loro." Gli indicò la sua stanza, "Ci ho parlato prima con loro, e si, vieni a casa mia. Devo farmi perdonare, ma sopratutto dobbiamo festeggiare." Lei lo guardò confusa, "Ti sei dimenticata che oggi è il tuo compleanno?" Ridacchiò, e la rosse sorrise , "Che stupida che sono." le baciò la fronte, "Auguri testona." Disse Alberto, "Grazie stronzetto" Rispose Leila, mentre usciva dall'ospedale con il sorriso sulle labbra e il padre di suo figlio a fianco a se.

Forse dopo quell'episodio sarebbe stata più felice.

SPAZIO AUTRICE
Helloooo!! Spero che il capitolo 7 vi sia piaciuto, se è così, lasciate una stellina e un commento con la vostra opinione.
SCRIVETEMI COSA NE PENSATE.

Avete visto?? Alberto è tornato da Leila. Cosa succederà nel prossimo capitolo secondo voi??
Praparatevi:)

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Bene, ora mi dileguo, al prossimo capitolo!!

Un bacio e alla prossima.
Roberta.




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