Pace

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Nei giorni seguenti io non scrissi a Luke e lui non scrisse a me. Forse era meglio così; non avevo ancora fatto pace con James e volevo concentrarmi solo su quello.
Quando ero tornata a casa, quel giorno, ero troppo sconvolta per provare a fare qualcosa di carino nei suoi confronti, continuavo a pensare a ciò che sarebbe successo con Luke se non mi fosse arrivato quel messaggio.
Oltretutto non capivo perché mia sorella volesse vedere solo me; temevo che fosse successo qualcosa di grave, solo che non sapevo chi riguardasse e la questione mi lasciava solo una terribile ansia.
«Mi serve che stasera stia qua per qualche altra ora» mi informò il mio capo, uscendo dall'ufficio e comunicandomi, inoltre, che sarebbe uscito per svolgere delle commissioni; quella settimana era stata difficile, avevamo perso un nostro grande cliente e quindi il patrimonio dell'azienda avrebbe subito un calo drastico.
Stavo finendo di scrivere una mail ad una ditta, quando mi vibrò il telefono; d'istinto pensai a Luke, invece era James che mi chiedeva che fine avessi fatto.

- Il mio capo mi vuole qui per un altro paio d'ore -

Risposi, riprendendo a scrivere la mail.

- Sì... il tuo capo... cos'è, mi tradisci? -

Sgranai gli occhi alla vista di quel messaggio.

- Ma sei impazzito? Come potrei tradirti?! -

Improvvisamente ero fuori di me; se stava lui al lavoro fino a tardi andava bene e non dovevo preoccuparmi, ma se una volta toccava a me, allora faceva quelle stupide supposizioni.

- Amanda, smettila di mentire -

- James, tu sei pazzo!! -

Spensi il telefono, non volendo leggere più nulla. Non concepivo il motivo di quelle accuse; forse non stavo quasi mai al lavoro oltre l'orario, ma lui lo faceva di continuo e non mi diceva mai nulla. Continuai a fare il mio lavoro finché non fu l'ora di uscire, presi tutto e mi diressi alla macchina.
Ero troppo nervosa, però, per tornare a casa; non riuscivo a concepire come potesse anche solo pensare che fossi in grado di tradirlo. L'istinto e la necessità di calmarmi, mi portarono, quindi, al parco del college.
Quel luogo riusciva sempre a trasmettermi tranquillità, anche se ancora non ne capivo il motivo.
Qualche studente passeggiava per la zona e riuscii a sorridere; osservare quella spensieratezza, in qualche modo, mi risollevò l'umore: ero pronta per tornare a casa.
Mi alzai e prendendo la borsa, mi scontrai con qualcuno, un ragazzo, presunsi, dal petto scolpito. Mi voltai a guardarlo e nonostante il buio riconobbi un paio di occhi scuri.
James.
«Che ci fai qui?!» chiesi, sconcertata dal fatto che fosse in un college, luogo decisamente insolito per lui.
«No, che ci fai tu qua!» Si accigliò, scrutandomi.
«Io... vengo spesso qui... per... rilassarmi» ammisi, a testa bassa. Lui non sapeva niente di questo mio piccolo segreto, non mi ero mai sentita pronta a rivelargli questo particolare. Sentii la sua risata echeggiare nel parchetto.
«Scherzi?! No, ma sei seria? Dai, inventa una scusa migliore.» Si allontanò da me, incrociando le braccia al petto.
«Sono seria, James.» Cercai di non fargli notare i miei occhi lucidi, evitando il suo sguardo.
«Sì, va beh, vaffanculo Amanda.» Cambiò direzione, allontanandosi da me. Avrei voluto seguirlo e spiegargli, ma anche lui era lì, quindi non aveva nessun diritto di comportarsi in quel modo.
«Amanda...» Una voce alle mie spalle mi risvegliò dai miei pensieri; mi voltai, trovando Luke, in piedi, che mi guardava. «Cosa succede?» chiese, avvicinandosi.
«N-Niente... sto bene.» La mia voce si incrinò di poco, ma riuscii a non fargli vedere i miei occhi.
«Non ti credo» proferì lui, avvicinandosi ancora, fino a trovarmelo a pochi passi.
«Devo andare...» Credetti mi avrebbe fermata per sapere altro e invece nulla, mi lasciò andare per la mia strada. Arrivai alla macchina e ci rimasi qualche minuto, osservando il cielo puntellato di stelle per calmarmi. Quella situazione non mi piaceva per niente.




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