Dei passi risuonarono nella cucina e mi decisi a staccarmi da quella sottospecie di abbraccio; mi voltai e percepii la mano di Luke riafferrarmi.
«Ma che succede qui?! Ti ho chiamata ottocento volte!» James alternava lo sguardo da me a Luke; strinse i pugni appena si accorse della presa che aveva su di me.
«E io le ho ignorate per tutto il tempo.» Ero decisa a concludere quella faccenda una volta per tutte.
«Che cazzo ci fa il coglioncello qua?!» Spostò lo sguardo su Luke che mi avvicinò a sé, facendo entrare in contatto i nostri corpi.
«No, che cazzo fai tu qua! Vattene, brutto pezzo di merda! Non vuole più avere nulla a che fare con te!» Il vocione di Luke mi batté sul tempo nel rispondere, ma non era così che mi ero immaginata la situazione.
«Basta!» Mi staccai velocemente dalla presa del ragazzo, avvicinandomi a James. «Voglio che tu te ne vada dalla mia casa, ci siamo intesi?! E non provare a far finta di darmi spiegazioni, quello che ho visto mi è bastato, ti voglio fuori di qui entro lunedì, hai capito?!» Alzai la voce durante tutto il discorso, fino ad urlare. Quando finii c'era il silenzio più totale, riuscivo solo a sentire il mio cuore battere e i nostri respiri quasi sincronizzati.
«Amanda, ti prego...» iniziò James, ma Luke lo interruppe, mettendosi tra di noi.
«Hai sentito cos'ha detto? O devo ripeterlo con le cattive maniere?!» La sua figura mi impediva di vedere James, ma sapevo che se non avessero smesso, sarebbero partiti i pugni e non volevo che nessuno dei due si facesse male.
«Ragazzino, ma tu che cosa vuoi? Chi ti credi di essere?! Lei è grande per te, lo capisci che non ti vorrà mai?! È inutile che fai il finto duro, posso spezzarti le ossa quando voglio!» E poteva farlo davvero, lo aveva già fatto in passato, ma non volevo ricordarlo né farlo accadere nuovamente.
«Basta, per favore, nessuno spaccherà nulla a nessuno, va bene? Mi sembrate due bambini!» Ero al limite della sopportazione.
«Ma lui è un bambino, Amanda!» replicò James, spingendo di poco Luke. Brutto segno.
«Meglio bambino che traditore!» replicai a mia volta, guardandolo. I loro sguardi si puntarono su di me e mi mossi verso la porta che dava sul salotto. «Vi voglio fuori di qui, entrambi» sentenziai decisa.
«Amanda, lasciami restare.» Luke era comparso sulla soglia della porta mentre mi guardava speranzoso; avrei tanto voluto stare assieme a lui, ma non mi sembrava proprio il caso.
«No, via, entrambi.» Sbuffai, scorgendo anche James.
«Giuro che se ti metti con lui io gli spacco la faccia! Cazzo, Amanda, hai quasi trent'anni, vuoi davvero passare per una pedofila malata?!» Batté i pugni sul muro.
«Eh no, ora basta! Io ti amo James, va bene?! Ti amo, ma mi hai tradita, mi hai spezzato il cuore, due volte! Non ti era bastata la prima, no? Dovevi per forza farmi del male ancora! Nonostante mi avessi detto che mi amavi, che eri pentito! E poi ti trovo qua, sul divano di casa mia in procinto di scoparti una che tra l'altro conosco anche fin troppo bene! Mi fai schifo, schifo e ancora schifo! E ora esci da casa mia!» Urlavo come un'isterica, ma non riuscivo più a trattenermi, come del resto anche le mie lacrime, che sgoragarono fuori come un fiume in piena. Senza dare il tempo a nessuno dei due di fare un solo passo, corsi nella mia stanza, chiudendomi dentro.
Dovevo calmarmi, dovevo cercare di ripristinare il mio stato mentale ad un livello accettabile per poter andare avanti, per poter almeno arrivare a fine giornata.
Poi sentii un tonfo, due tonfi.
Aprii di corsa la porta, fregandomene del trucco che colava e quando arrivai dove mi trovavo poco prima, James era disteso per terra e Luke stava in piedi di fianco a lui con i pugni serrati.
«Luke...» Si girò verso di me e potei scorgere tutta la rabbia che gli scorreva nel corpo, la vena sul collo pulsava ritmica e una piccola macchia di sangue si stava espandendo sul pavimento.
«Luke che ti salta in mente?» Mi misi le mani nei capelli, alternando lo sguardo da James, apparentemente svenuto sul pavimento, a Luke che si stava avvicinando a me.
«Ti ha fatto del male e io... dovevo farlo.» Vidi i suoi occhi leggermente umidi, mentre cercava di avvicinarsi, titubante.
«Non toccarmi...» Mi allontanai di qualche passo, spaventata; sapevo che non mi avrebbe mai fatto male, ma non credevo fosse capace di tanto. Non credevo fosse capace di picchiare qualcuno.
Quel dolce e docile ragazzo che avevo conosciuto aveva appena steso un uomo di dodici anni più grande di lui.
«Amanda, scusami, ti prego...» Iniziò a mordersi il labbro con insistenza mentre si era bloccato sul posto.
«Io... dobbiamo...» Sospirai esasperata; non sapevo come affrontare quella cosa. Luke era stato davvero premuroso a volermi difendere, ma quando James si sarebbe svegliato lo avrebbe massacrato e non volevo neanche pensare che Luke potesse farsi un solo graffio; mi veniva la pelle d'oca. E lui era lì, che cercava il mio sguardo, un qualcosa che potesse rassicurarlo facendogli capire che non ero arrabbiata; ma io non ero arrabbiata o delusa, ero preoccupata delle conseguenze che avrebbe portato quel gesto.
«Scusa.» La sua voce risultava molto più vicina di prima e altrettanto bassa, mi resi conto che mentre riflettevo si era avvicinato e mi guardava con quelle iridi limpide che mi trafiggevano il cuore.
«Dobbiamo portarlo via.» Portai per un attimo lo sguardo su James, ancora riverso per terra e ancora una cosa mi sfuggiva. «Come hai fatto a stendere un uomo di trentadue anni?» Doveva essere solo una domanda interiore, ma le mie labbra erano partite senza il mio consenso.
Alzò la mano destra, mostrando degli evidenti segni scuri, proprio sulle nocche.
«Ero arrabbiato, molto... ti ho vista piangere e quando sei corsa via non ce l'ho fatta a resistere.» Lasciò cadere il braccio lungo il corpo e io mi avvicinai; nessuno aveva mai fatto nulla del genere per me. Cercai il suo sguardo, desiderosa di perdermici dentro e quando lo incontrai, mi sembrò di essere sulle giostre: il mio stomaco faceva i salti mortali e le mie mani si erano mosse, prendendogli le sue. Lui si limitava a guardarmi senza dire nulla e intrecciammo le nostre dita, mentre mi avvicinavo lentamente al suo viso; anche lui si mosse, come se fosse un riflesso, diminuendo sempre di più la distanza tra di noi. Sentivo tutta l'elettricità del momento, una forza strana che mi faceva sentire in un altro mondo; poi un mugolio, che non era uscito dalle nostre labbra. Con uno scatto felino mi allontanai, giusto in tempo per vedere James rialzarsi, toccandosi il naso grondante di sangue.
In quell'esatto frangente temetti il peggio; a me non avrebbe fatto nulla, ma sapevo che non avrebbe esitato a buttarsi su Luke e a quel punto preferivo ferisse me.
«Io ti ammazzo» biascicò, mentre tentava di pulirsi.
«Vattene, James.» Cercai di assumere un tono il più perentorio possibile, ma mi tremava la voce. Qualcosa mi sfiorò la mano, stringendola; mi voltai appena, incrociando il sorriso di Luke che mi diede conforto.
«Io ti ammazzo» ripeté, scandendo bene ogni parola. Strinsi la mano di Luke, deglutendo e tirando fuori tutto il coraggio che avevo in corpo.
«Ti ho detto di andartene, James!» Fui molto più decisa di prima, guardandolo con fermezza. Mi aspettavo che si scagliasse contro Luke per prenderlo a pugni, ma quando girò i tacchi per uscire sbattendo la porta, ripresi a respirare. Due braccia familiari mi circondarono il corpo da dietro e sorrisi, girandomi verso di lui; gli avvolsi le braccia attorno al collo, stringendolo a me.
Avevo bisogno di lui, in quel momento più che mai.Dopo quell'evento abbastanza scioccante, Luke era rimasto con me tutto il resto del tempo, aiutandomi a togliere la macchia di sangue dal pavimento e a fare la valigia per il giorno seguente.
«Ma quanta roba è?» Ridacchiò, commentando la quantità immensa di capi che avevo buttato in valigia, anche se dovevo star via solo pochi giorni.
«Che c'è? È già poca roba per i miei standard.» Accennai una risata mentre tentavo di chiudere la valigia stracolma.
«Con quella mi vesto per tre settimane» mi schernì, facendo un gesto con la mano.
«Che barbone!» Ridacchiai, girandomi per chiudere l'armadio, quando qualcosa mi colpì la schiena: il cuscino. «Oh, ma che fai?!» Lo raccolsi, rilanciandoglielo, ma lui lo evitò con agilità, ridendo.
«Sei una schiappa.» Mi fece la linguaccia mentre il mio viso assumeva un'espressione indignata.
«Brutto...» La vibrazione del mio telefono interruppe il mio insulto, sbuffai andando al comodino per leggere il messaggio ricevuto.- Me la pagherà, sappilo. E anche tu non la scampi. Domani passo a prendere la mia roba così potrete scopare quanto volete -
«Fanculo!» urlai, buttando il telefono sul letto, che finì proprio accanto a Luke.
«Che succede?»
«Io davvero non capisco perché tutti pensano che io e te...» Mi bloccai, emettendo un verso di frustrazione e nervoso; mi sedetti sul letto portandomi le mani nei capelli.
«Vuole davvero morire questo, perfetto» disse lui, dopo qualche minuto. Probabilmente aveva letto il messaggio.
«No, Luke, potresti farti male e io non voglio.» Sospirai, sentendo la sua presenza dietro di me; vidi la sua mano poggiarsi sul mio ginocchio, ma c'era qualcosa che non andava. Gliela presi, accarezzandola con dolcezza e lo sentii rabbrividire, senza staccare gli occhi da quel gonfiore sul dorso. «Ti fa male?» gli chiesi, girando il viso per guardarlo negli occhi.
«Un po'.» Mi fissava con un mezzo sorriso e il chiarore della luna colpì il suo piercing, facendolo risaltare sulle sue labbra piene. Avrei tanto voluto giocare con quel piccolo anellino, prenderlo tra i denti e tirarlo, per poi baciarlo, ma baciarlo per davvero e mentre pensavo a tutto ciò il mio respiro si fece più intenso. La distanza era talmente poca che avrei potuto realizzare quello che avevo in testa, ma c'era qualcosa che me lo impediva e sapevo fin troppo bene cosa: avevo quasi trent'anni e lui diciannove.
«Che succede?» Sembrò deluso quando mi alzai di scatto per aumentare le distanze di sicurezza, quello che ancora non capivo era perché avevo tanta voglia di baciarlo; non era naturale, non era normale provare tutto ciò.
«Nulla.» Misi la valigia in un angolo della stanza, pronta per la partenza, anche se io lo ero molto meno.
Una cosa positiva in quel viaggio però c'era: avrei avuto del tempo per riflettere su tutto ciò che stava cambiando nella mia vita. Mi avrebbe fatto bene staccare un po', o almeno lo speravo.~
Capitolo incasinatissimo, direi!
Beh, direi che finalmente ci siamo liberati di James... Forse.
E chissà se Amanda farà chiarimenti su ciò che prova.Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Un bacio :*
~*revisionato*
STAI LEGGENDO
Changes.
Fanfiction|Completa| A ventinove anni, Amanda stava riuscendo a costruirsi una vita lontana dal passato solitario della sua adolescenza. Eppure, quel giorno, tutto cambiò. Lì, nello stesso college in cui non era mai riuscita ad adattarsi, si riconobbe nello s...