Segreti Svelati

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Mia sorella mi accolse con un sorriso smagliante; nonostante avesse cinque anni più di me, era comunque una donna bellissima e giovanile, con due occhi chiari arzilli e splendenti e i capelli sempre curati, di un biondo cenere.
«Amanda cara, come stai?» mi chiese, abbracciandomi per quanto poteva, dato che il pancione impediva un perfetto contatto.
«Bene, tu piuttosto?» La lasciai libera dall'abbraccio, sorridendole.
«Tutto benissimo, vieni.» Si spostò di poco per farmi passare; entrai e mi resi conto che era da parecchio tempo che non andavo a trovarla. Tutto l'arredamento era cambiato, da moderno e piatto com'era, si era trasformato in rustico e accogliente, con pareti color verde pastello e mobili antichi.
«Wow, avete sistemato bene» commentai, dando una rapida occhiata anche alle altre stanze, «Yuri non c'è?» le chiesi poi, voltandomi verso di lei.
«No, è ancora al lavoro.» Sorrise, ma notai una punta di malinconia nella sua voce.
«Sicura di stare bene?» le chiesi, avvicinandomi a lei.
«Sì, sto bene, tu piuttosto, stai davvero bene?» Mi guardò preoccupata e corrugai leggermente la fronte; in effetti non stavo proprio bene, ma non mi sembrava di averglielo fatto capire in nessun modo. Cercavo sempre di essere normale con lei.
«Certo che sono sicura» pronunciai decisa, mentre il suo sguardo si addolciva.
«Vieni.» Mi condusse in cucina, facendomi sedere; a quel punto ero davvero confusa e turbata: quando si comportava così non prometteva nulla di buono.
«Cosa succede?» La mia voce uscì tesa e non nascosi molto la mia preoccupazione; lei si sedette a lato del tavolo, stando alla mia destra, mentre si massaggiava la pancia.
«Amanda...» Fece una pausa, emettendo un sospiro. «Si tratta di James.» Il panico s'impossessò del mio corpo nella frazione di un secondo.
«Cosa è successo a James?» Iniziai a torturarmi le mani come ero solita fare quando qualcosa non andava bene. Cosa poteva sapere lei del mio fidanzato di cui io non ero a conoscenza?
«Sai quando mi dicesti che tornava tardi dal lavoro?» Immediatamente rilasciai tutta l'aria che mi si era bloccata nei polmoni, rilassando tutti i muscoli; mi era tutto chiaro: aveva scoperto che era stato licenziato e pensava non me lo avesse detto.
«No, ma guarda che me lo ha già detto.» Accennai un sorriso e lei cambiò espressione, divenendo molto perplessa.
«Te lo ha... detto? E la prendi così bene?» chiese, sgranando di poco gli occhi.
«Dai, non è così grave... ne troverà uno nuovo.» Non capivo perché dovesse fare tutto quel casino per un posto di lavoro.
«Amanda... ma di cosa stai parlando?» La sua espressione era davvero confusa e io stavo iniziando a non capire più nulla.
«Del lavoro... che è stato licenziato e... tu cosa intendevi?» Mi accigliai, passando una mano sulla fronte per la confusione. La sua espressione passò da smarrita a preoccupata e, infine, triste.
«Ti ha detto che è stato licenziato...» pronunciò, per poi sospirare pesantemente, mentre si appoggiava completamente allo schienale della sedia; iniziavo ad allarmarmi per davvero.
«Cosa intendi, Jennifer?» La guardai attentamente, sbattendo le palpebre più volte.
«Da quando mi hai detto che tornava a casa tardi, l'ho visto aggirarsi da queste parti...» Si fermò un secondo. Deglutii, ma in fondo non ci vedevo nulla di strano; probabilmente stava cercando lavoro in quella zona. «Con delle donne...» concluse e mi sentì crollare il mondo sotto i piedi.
«C-co... come?!» Il mio tono stridulo la mise in allarme e subito mi prese la mano, stringendola forte.
«Tesoro, mi sembrava giusto avvisarti.» Mi strinse la mano talmente forte che quasi non la sentivo più, ma non mi importava; il mio ragazzo mi tradiva e quello faceva decisamente più male. «Amanda, ci sei? Tesoro, rispondimi.» Non riuscivo a pronunciare una parola, le mie corde vocali non rispondevano ai comandi, quindi mi limitai ad alzarmi, uscendo da quella casa per cercare di schiarirmi le idee e stare sola.
Mia sorella abitava a circa due ore di macchina da me, quindi non ci sarebbe stato pericolo di incontrare nessuno che conoscevo.
Passeggiavo, pensando a quanto tutta quella situazione fosse surreale e dolorosa; sentivo un groppo in gola che quasi mi impediva di respirare e lo stomaco sottosopra. Gli unici posti in cui potevo andare per sentirmi meglio erano casa mia o il college, ma in entrambi i casi non volevo vedere nessuno dei due. Né Luke, né James.
Tutto nella mia vita iniziava a frantumarsi lentamente.
Come ero passata dal fare l'amore con il mio ragazzo, allo scoprire che andava in giro con altre donne? Come ero passata dall'aiutare un ragazzo a cambiare, a essere baciata proprio da lui?
Il cellulare prese a squillarmi nella tasca; sussultai e frugai nei pantaloni, con le mani tremanti. Quando lessi il nome di James, mi venne quasi un mancamento; avrei voluto non rispondere, avrei voluto declinare la chiamata e non sentire mai più la sua voce, ma come avrei spiegato questa mia improvvisa avversione nei suoi confronti? Risposi, cercando di rimanere il più calma possibile.
«Amore che fine hai fatto?» mi chiese, quasi preoccupato.
«Hem... sono da mia sorella... aveva bisogno di me e sono venuta.» Non sapevo come mi fosse uscita quella balla colossale.
«Ah, ok e quando torni?» "Mai più", avrei voluto rispondergli.
«Credo rimarrò da lei stanotte, è davvero triste, ti spiace?» Cercai di essere più naturale possibile, ma dentro di me stavo esplodendo di rabbia.
«No, no va bene, mi sembra giusto che stia con lei se ne ha bisogno.» Immaginai stesse sorridendo dal tono con cui lo disse.
«Ora vado, ha bisogno di me, ciao.» Stavo per riattaccare quando sentii un suo "ti amo"; mi irrigidii, pensando che fossero solo un sacco di bugie, ma nonostante tutto risposi "anche io", perché in fondo io lo amavo, davvero.





Tornata a casa di mia sorella, dopo una buona ora passata a girovagare, il suo sguardo era terrorizzato.
«Dove sei stata?!» mi aggredì, trascinandomi dentro.
«In giro» risposi piatta, sedendomi sul divano; lei venne accanto a me, accarezzandomi il ginocchio.
«Come stai?» Che domanda stupida da porre a una ragazza che ha appena scoperto che l'uomo che ama probabilmente la tradisce.
«Bene» risposi con tranquillità, guardando lo schermo nero della televisione di fronte a me. Cosa avrei potuto dirle?
«Amanda...» Sapevo già che mi avrebbe fatto la ramanzina sul fatto di esternare i miei sentimenti quando stavo male, di sfogarmi, ma non ci riuscivo, ormai da tempo, quindi la precedetti, cambiando argomento.
«Posso stare qui, stasera?» chiesi, guardandola, e le sue labbra si incresparono in un sorriso malinconico.
«Certo tesoro, farò dormire Yuri sul divano quando torna.» Sorrise per poi alzarsi dal divano, tenendosi con una mano la pancia e con l'altra la schiena. Mancavano meno di due mesi al parto e non vedevo l'ora di vedere la mia bellissima nipotina, che, tra l'altro, era l'unica cosa buona che mi era rimasta. «E domani andremo a fare shopping sfrenato, va bene?»
Quando stavo male la sua soluzione era quella di prendere qualche vestito nuovo per il guardaroba; me lo proponeva ogni volta che mi vedeva giù e io non le avevo mai detto di no, sapevo che quello serviva più a lei che a me, dato che alla fine lei tornava a casa con trecento buste e io neanche con una.
«Va bene» acconsentii sorridendo e lei ricambiò il gesto, andando verso la cucina.
«Hai fame?» mi chiese e io guardai l'ora sul telefono; erano le otto passate, ma non avevo la minima voglia di mangiare, troppe emozioni in una sola giornata.
«No, vado a dormire, sono esausta.» Mi alzai anche io dal divano, salendo le scale che mi condussero nell'enorme camera da letto; entrai notando l'ordine con cui era tenuta, a differenza della mia, in cui c'erano vestiti sparsi ovunque.
«Puoi prendere un mio pigiama, se vuoi.» La voce di mia sorella si materializzò dietro di me e mi portai una mano sul petto dallo spavento.
«Sì, sì va bene.» Sbuffai una mezza risata per lo spavento presomi e vidi l'espressione malinconica di Jennifer; tornai seria, sapendo che voleva abbracciarmi, ma aveva paura di farlo, così lo feci io per lei. Mi strinse forte a sé e, con mia grande sorpresa, iniziò a piangere; rimasi un attimo stupefatta e le accarezzai la schiena.
«Jennifer, cosa succede?» Avrei dovuto capire che qualcosa non andava dalla sua proposta per andare a fare shopping. Sapevo che lo faceva per me, per farmi stare meglio, ma alla fine era lei quella che più stava male.
«È tutto così complicato, Amanda... tra la bambina e Yuri... non so se ce la farò.» La sua voce rotta dal pianto mi fece andare il cuore in mille pezzi. Non potevo vedere la mia sorellona ridotta ad uno straccio.
«Sei una donna forte, puoi fare tutto. Ce la farai e vedrai che quando nascerà questa bellissima bambina, sarà tutto meraviglioso.» La strinsi leggermente, evitando di farle male, e la sentii tirare su col naso per poi staccarsi da me, sorridendo.
«Alla fine sei sempre tu quella che aiuta me, io non riesco mai a fare nulla.» Le lacrime ripresero a scorrerle giù per le guance e gliele asciugai con un enorme sorriso sulle labbra.
«Non è vero, tu sei il mio punto di riferimento, sei la sorella migliore del mondo.» Lo pensavo davvero; non importava se non era una delle migliori a consolare le persone, le volevo un mondo di bene così e senza di lei non avrei avuto altro posto in cui andare.
«Non so come farei senza di te.» Sorrise con gli occhi gonfi e, per consolarla, le accarezzai la guancia delicatamente.
«No, sono io che non so cosa farei senza di te.» Sembrava essersi calmata e scese di nuovo in cucina a preparare la cena per quando sarebbe tornato Yuri.
Io ero esausta, volevo solo dimenticare quella giornata orribile, così presi un pigiama di mia sorella e lo indossai, per poi infilarmi nel letto.



Passai la nottata peggiore della mia vita; ogni volta che mi addormentavo sognavo James che rideva e scherzava con un sacco di ragazze diverse, baciandole e divertendosi a prendermi in giro.
Mi svegliai in piena notte, tutta sudata; mi passai varie volte le mani sul viso, mentre accanto a me c'era mia sorella che dormiva profondamente. Prima o poi sarei dovuta tornare a casa, ma non avevo idea di come comportarmi. Non sapevo se sarei riuscita ad essere naturale, ma non volevo nemmeno avere un confronto diretto con James; non volevo sapesse che ero al corrente delle sue scappatelle.
Ripensai alle parole di Jennifer e mi venne in mente un particolare: mi aveva detto che l'aveva visto con delle donne, ma magari erano solo delle ragazze con cui faceva i colloqui, quindi non era sicuro mi tradisse.
In sostanza, ai miei dubbi precedenti se ne stavano aggiungendo altri.
Affondai la testa sul cuscino, chiudendo gli occhi e cercando di riaddormentarmi.
Anche se non ero sicura che sarei riuscita a sopportare tutto ciò ancora a lungo.



~
Ahi, ahi.
Secondo voi come stanno le cose? La tradisce davvero o dice la verità e sta cercando un lavoro?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Un bacio :*
~

*revisionato*

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