Amicizia

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Un buonissimo profumo mi invase le narici.
Era completamente diverso da tutto ciò che conoscevo, era come se fossi in un ambiente nuovo. Delle braccia mi tenevano strette e un soffio caldo mi arrivava nei capelli; sorrisi muovendomi leggermente e scoprendo che avevo il viso premuto contro una superficie soffice che si alzava e si abbassava con un ritmo lento e calmo. Un mugolo uscì dalle labbra della persona accanto a me e io mi mossi di poco per accoccolarmi meglio; stavo così bene e avevo dormito benissimo, ma forse era anche merito dell'alcol.
Dita morbide mi accarezzarono il fianco per poi levarsi da sopra il mio corpo, protestai con un verso acuto e stridulo, mentre il mio viso continuava a strofinarsi contro quello che doveva essere il suo pigiama.
«Amanda...» Non capivo se era una lamentela o solo un accertamento che fossi davvero io.
«Sì?» Strofinai ancora la mia guancia sorridendo.
«Buongiorno» bofonchiò lui, assonnato.
«Buongiorno, amore.» Sorrisi, ancora mezza addormentata. La superficie su cui ero appoggiata smise di alzarsi e abbassarsi e io staccai il viso, lentamente, aprendo gli occhi. Alzai lo sguardo su Luke che mi fissava serio.
«Che c'è?» Mi accigliai, guardandolo e cercando di collegare quell'espressione a qualche evento accaduto. Un lampo mi attraversò il cervello. «Oddio, scusa!» Mi allontanai in fretta, rendendomi conto di averlo chiamato amore, anche se in realtà non era riferito a lui. «Non volevo chiamarti così, scusami, credevo fossi...» Distolsi lo sguardo, stringendomi la sua felpa al corpo.
«Lo so. James. Lo so.» Sembrava quasi scocciato; avrebbe preferito che fosse diretto a lui?
«Che ore sono?» Tenni lo sguardo altrove, cercando di smorzare la tensione che si era creata.
«Le sette e mezza.» La sua voce era ancora impastata dal sonno e solo allora realizzai davvero che avevo dormito con lui. Mi alzai in fretta dal letto, andando verso il bagno; dovevo prepararmi per andare al lavoro, anche se, non essendo venuta in macchina, avrei dovuto prendere un taxi. Sbuffai, fermandomi sulla soglia del bagno, quando una presenza mi sorpassò, entrando al posto mio.
«Hey! Stavo per andarci io!» Alzai la voce di fronte alla porta che mi era stata sbattuta in faccia.
«Sei lenta!» Rise da dentro il bagno.
«Ti odio» mormorai, rassegnata, mentre tornavo sul letto.
Sbuffai di nuovo; ero nervosa e agitata e non ne capivo la causa. Mi guardai attorno e, curiosa com'ero, non potei trattenermi dal frugare in qualche cassetto della sua stanza; aprii il comodino accanto al letto e, con mia grande sorpresa, ci trovai una ventina di bustine colorate.
Preservativi.
Chiusi il cassetto di botto, sentendomi accaldata; mi ero quasi dimenticata che aveva perso la verginità con quella Rachel.
«Ora ho la conferma che porti una terza abbondante.» La sua voce si manifestò nella stanza, seguita da un ghigno.
«Che?» Lo guardai incerta, non essendo neanche del tutto sicura di aver capito correttamente.
«Ma sotto sei nuda?» La sua schiettezza mi fece arrossire di colpo.
«Sì» ammisi, cercando di mantenere lo sguardo su di lui.
«Oh... wow.» Mi fissò per qualche secondo, mentre mi alzavo per andare in bagno; gli passai accanto, approfittando della sua distrazione, per poi chiudermi nella stanzetta e iniziare a prepararmi.




Alle otto e un quarto mi stavo infilando la scarpa destra, prima di avviarmi alla porta.
«Amanda ti serve un passaggio?» Mi voltai verso di lui che stava raccattando i suoi libri.
«No, no, prendo un taxi e grazie ancora per ieri.» Sorrisi prendendo la mia borsa, ma quando stavo per afferrare la maniglia della porta, mi sentii trascinare indietro. Mi trovai intrappolata tra le sue braccia che mi cingevano da dietro.
«Come stai?» Appoggiò il mento sulla mia testa mentre sentivo la stretta farsi più forte.
«Meglio.» Sorrisi, anche se non poteva vederlo.
«Tutto merito mio.» Ridacchiò leggermente, ma era davvero così. Riusciva davvero a farmi stare bene.
«Sì» risposi, secca, e forse anche fin troppo sincera. Non replicò, limitandosi a stringermi a sé per qualche secondo.
«Oggi torni qua?» mi chiese, allentando la presa per lasciarmi andare.
«Ho la giornata libera al pomeriggio, quindi se vuoi posso passare.» Mi voltai per incontrare i suoi occhi e, quando accadde, non riuscii a non perdermici dentro. L'azzurro cristallino e puro mi catturò come in una morsa mortale e letale.
«Ho lezione fino alle quattro, ma dopo puoi venire, così sistemiamo delle faccende e mi aiuti con Rachel, va bene?» Mantenni un sorriso sincero mentre lo ascoltavo, ma quando pronunciò il nome di quella ragazza, ogni curvatura scomparve dalle mie labbra, facendomi tornare seria. Cercai di non farglielo notare e annuii in segno affermativo.
«Allora a dopo.» Sospirai appena, voltandomi per uscire dalla sua stanza.



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