Il Ballo

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Il fazzolettino azzurro spuntava dalla tasca della sua giacca; aveva il viso sorridente, ma allo stesso tempo malinconico.
«Scusami» disse, guardandomi dall'alto. Da una parte ero contenta che fosse venuto, ma improvvisamente le parole di Gregg non mi sembravano così sbagliate: non era il luogo adatto a me.
«Non fa niente» replicai, voltandomi nuovamente verso la folla; percepii le sue mani avvolgermi la vita da dietro e sussultai, sentendo il suo viso tra i miei capelli.
«Sei bellissima.» Ero sicura che lo facesse apposta ad usare quel tono. Brividi e ancora brividi mi attraversarono il corpo, facendomi venire la pelle d'oca; di colpo la musica la sentii lontana, come se fossi in una bolla: tutto era fuori e dentro c'eravamo solo noi due.
«Vuoi ballare?» mi chiese, risvegliandomi dai miei pensieri. Annuii mentre staccava piano le braccia dal mio corpo per poi prendermi la mano e iniziare a trascinarmi in mezzo alla folla. Per fortuna non c'era molta luce e speravo che non si notasse la mia reale età; soprattutto con la mia bassa statura speravo che nessuno si sarebbe fatto sorgere qualche dubbio. Ci imboscammo in mezzo alla folla e ci mettemmo una di fronte all'altro, i nostri sguardi si incrociarono e poi percepii le sue mani posizionarsi sulla mia vita, mentre mi attraeva a sé. Il livido sulla sua guancia si notava pochissimo e il suo nuovo piercing gli dava un'aria molto diversa.
«Perché te lo sei fatto?» gli chiesi, accennando con il capo al suo anellino di metallo.
«Avevo voglia di fare qualcosa di diverso, dopo quello che è...» Si bloccò guardando altrove, si riferiva forse a James?
«Dopo cosa?» chiesi, corrugando la fronte.
«Niente, lascia stare.» Prese l'anellino tra i denti e il mio sguardo si posò proprio su quel movimento insistente e frenetico. Il mio stomaco esplose in un vortice di emozioni indescrivibili, mi sembrava di avere in corso una guerra senza esclusione di colpi. Non insistetti, anche perché in quel momento la voce non voleva saperne di uscire dalle mie labbra, mi limitai a seguire i suoi movimenti mentre ballavamo a ritmo di una canzone lenta.
Ballammo due o tre canzoni mentre la folla iniziava a stancarsi e andare verso il buffet; piano piano ci eravamo avvicinati e in quel momento eravamo quasi appiccicati, il che era molto piacevole, mi sentivo a mio agio insieme a lui. I nostri movimenti erano sorprendentemente sincronizzati, il che non lo credevo possibile, anche se avevamo provato il giorno prima.
«Ti va di bere qualcosa?» La sua voce calda vicino al mio orecchio mi fece trasalire. Annuii per poi staccarmi da lui, dirigendomi verso l'enorme tavolo sul quale erano esposti diversi vassoi, il cui contenuto era già diminuito parecchio, e altri contenitori nei quali c'erano diversi tipi di cocktails.
«Quale vuoi?» mi chiese, indicando la varietà delle bevande disponibili.
«La cosa più forte che c'è.» Risi guardandolo e lui annuì, chiedendo al ragazzo dietro al tavolo quello che volevo.
Mi girai verso la pista, ormai quasi vuota, osservando l'atmosfera tranquilla dell'ambiente. Vidi un bicchiere pieno di un fluido rossiccio dondolare davanti al mio viso, lo presi guardando Luke che aveva nel bicchiere qualcosa dal colorito verdognolo.
«Cos'è?» gli chiesi, osservando il contenuto del mio bicchiere.
«Non lo so, si chiama "La passione di Giuda".» Sorrise mentre scrutavo il bicchiere.
«Non ha molto senso.» Risi lievemente, dando un sorso; il sapore era buono, leggermente dolciastro con una vaga nota di lampone.
«Lo so, il mio si chiama "Jet Viola".» Rise, coinvolgendo anche me, poi mi prese per un braccio, spostandomi, dato che altri ragazzi richiedevano i cocktails.
«Beh, sono nomi davvero strani» constatai, mentre andavo verso una panchina disposta accanto alla parete della stanza, mi sedetti accavallando le gambe e subito dopo Luke mi si mise accanto, bevendo.
«Oddio, ma fa schifo!» Fece un'espressione disgustata, facendomi ridere.
«Dai, fammi provare.» Gli porsi il mio bicchiere, aspettando che mi desse il suo, ma l'unica cosa che ottenni fu un suo sguardo interrogativo.
«Non ti fa schifo?» Si accigliò, guardando i bicchieri.
«Schifo? E perché mai?» Accennai una risata naturale, guardandolo mentre gli porgevo il bicchiere.
«Beh è come se mi... baciassi.» Si fece improvvisamente serio e anche io smisi di ridere.
Ci eravamo già baciati, pensai.
Anche se non in modo approfondito, ma era comunque un bacio.
«Non mi fa schifo» replicai seria, guardandolo negli occhi. Mi passò il suo bicchiere e prese il mio, mentre i nostri sguardi erano ancora incrociati. Appoggiai il contenitore alle labbra e lo sentii umido, era lo stesso punto in cui aveva bevuto lui. Iniziai a sorseggiare il liquido, constatando che quel cocktail faceva davvero schifo, era amaro e frizzantino; feci una smorfia di disgusto e allontanai il bicchiere dalle mie labbra, ridandoglielo, mentre lui aveva quasi finito il mio.
«Hey!» Alzai la voce, in segno di rimprovero e lui mi guardò innocentemente.
«Che ho fatto?» Sorrise e appoggiai il suo bicchiere accanto a me per potergli dare due colpi al petto con entrambe le mani.
«Stronzo, il mio drink!» Alzavo sempre di più la voce e lui, con un sorso, finì completamente il contenuto del bicchiere. Mi alzai indignata, puntandogli un dito contro. «Ti odio!» continuai, mentre lui mi guardava ridendo.
«Scusami, Amy.» Rise di gusto e io mi immobilizzai. Quel soprannome lo usavano al college. Francisco lo usava; mi aveva chiamata così anche a letto, dopo che gli avevo concesso una cosa importante e lui mi aveva solo usata. Indietreggiai, sentendo la gola in fiamme; all'improvviso ogni ricordo mi investii la mente, facendo crollare ogni certezza riguardo la mia scelta di essere lì.
Intravidi Luke alzarsi come un fulmine e venirmi accanto. «Hey, hey, ti senti bene?» Le sue mani strinsero il mio viso e mi costrinsi a guardarlo: aveva le pupille dilatate e nell'aria aleggiava un odore di muschio bianco.
«Sì, sì, sto bene.» Misi le mani sulle sue e le tolsi lentamente. «Torno subito...» Presi il bicchiere che conteneva il disgustoso liquido verdognolo e lo scolai tutto d'un fiato, prima di dirigermi all'enorme tavolo.
«La passione di Giuda» esordii, guardando il ragazzo che doveva avere pressoché ventidue anni; mi squadrò un attimo, forse in cerca di capire la mia età e poi mi diede ciò che gli avevo chiesto. Presi il bicchiere e mi diressi verso la porta rossa da cui ero entrata, uscii andando verso i bagni che conoscevo a memoria, mentre a grandi sorsi finii il mio drink. Entrai in bagno trovandolo vuoto, buttai il bicchiere e mi guardai allo specchio.
Ero bella, lo sapevo, ero bella e forte, dovevo soltanto eliminare tutte le mie insicurezze.
Sentii una porta aprirsi e ne uscì quella che doveva essere Stacy, i capelli neri e lucenti le arrivavano alla fine della schiena; mi guardò per qualche secondo e poi si avvicinò al lavandino per lavarsi le mani. Seguii i suoi movimenti come se da ciò dipendesse la mia vita; ci credevo che a Luke piacesse quella ragazza, come minimo sarebbe diventata una modella.
«Qualche problema?» La stanza si riempì del suo tono acuto e capii di averla fissata per troppo tempo.
«No, no.» Mi rigirai verso lo specchio, squadrando la mia figura.
«Dovresti stare lontano da Gregg.» Mi voltai immediatamente a guardarla.
«Come scusa?» Corrugai la fronte.
«Ti ho vista con lui all'inizio della festa, sei grande, si vede, quindi stagli lontano, ci siamo intese?» La sua voce si alzò di qualche ottava e iniziavo a sentirmi a disagio.
Gregg? Che cosa poteva importarmi di lui? Era solo uno stupido ragazzino.
Non le risposi e mi incamminai uscendo dal bagno, dirigendomi verso la sala da ballo. Una figura maschile si aggirava irrequieta per il corridoio e quando mi avvicinai, constatai che si trattava proprio di Luke; appena mi vide si precipitò verso di me, preoccupato.
«Che fine avevi fatto? Non ti ho più vista.» Sorrisi per la sua premura, sembrava realmente interessato a me.
«Ero in bagno.» All'improvviso guardò un punto alle mie spalle, fissandosi su di esso; mi voltai vedendo Stacy avvicinarsi con passo deciso.
«Ciao Stacy» disse lui, quando fu accanto a noi; lei lo liquidò con un gesto della mano, entrando in sala. Il corridoio tornò silenzioso e guardai Luke che stava fissando la porta in cui era scomparsa la ragazza.
«Non te la meriti, è solo una stronza» sentenziai e subito i suoi occhi si posarono nei miei, colmi di rabbia.
«Non dirlo mai più!» Alzò la voce, facendomi compiere un passo indietro: odiavo quei toni bruschi.
«È la verità!» replicai a denti stretti.
«No!» Incrociò le braccia al petto, corrugando la fronte; ci mancava solo che sbattesse i piedi a terra per sembrare un bambino capriccioso.
«Ok, come ti pare.» Emisi una risata sarcastica, avvicinandomi di nuovo alla porta, ma lui mi prese la mano, fermandomi.
«Ok, forse hai ragione, ma mi piace...» Lo sentii sbuffare e gli strinsi la mano, girandomi verso di lui.
«Allora falle vedere cosa si perde.» Sorrisi e il suo sguardo divenne confuso. Lo tirai per fargli capire di seguirmi e lui lo fece senza obbiettare; entrammo nella stanza e lo condussi di nuovo sulla pista che si stava ripopolando; individuai Gregg e la strega, andando a posizionarmi poco lontano da loro, presi le mani di Luke e le appoggiai sotto i fianchi, quasi a fargli sfiorare le mie natiche, lo guardai avvicinandomi per poi circondargli il collo con le mani.
«Che stai facendo?» mi chiese, facendo una leggerla pressione sul mio corpo con le dita.
«Balliamo» risposi ridacchiando, mentre iniziavo a muovermi a ritmo della musica; vidi la sua espressione confusa farsi spazio sul suo volto, ma dopo poco si mise a seguire i miei movimenti. Come poco prima, dopo un po', finimmo per ritrovarci appiccicati: avevo la testa appoggiata al suo petto e le sue braccia mi cingevano in un dolce abbraccio mentre continuavamo a ballare. Poco distante intravidi qualcuno che ci stava fissando, da troppo, troppo tempo, ma non ero sicura guardasse noi, bensì solo Luke.
«Credo che tu abbia un'ammiratrice» dissi, staccandomi da lui per guardarlo.
«Che?» Rise, guardandomi come se fossi ubriaca. Gli indicai la ragazza alle sue spalle, tutta sola, in un angolo, che ci stava fissando, anche se quando lui si girò, lei fece finta di nulla. «Quella? No, dai... no.» Mi guardò di nuovo come in cerca di approvazione.
«Vai a parlarle, Luke.» Gli sorrisi e lo sentii teso.
«Non so se sono in grado...» Tolse le mani dal mio corpo per passarsele sul viso.
«Vai» lo incoraggiai, accarezzandogli il petto; mi guardò per poco con un'espressione indecifrabile e poi, come se avesse avuto un lampo di genio, si mosse in direzione della ragazza.
Il mio lavoro stava dando i suoi frutti, anche se ero rimasta sola.





~
Salve!
Cosa ve ne pare di questo ballo?
Secondo voi chi è la ragazza misteriosa? u.u
Lo scopriremo presto 😌

Vi invito inoltre a passare da -daphnes e leggere la sua storia: Freedom
È bellissima.

Un bacio :*
~

*revisionato*

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