Appuntamento

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Mercoledì arrivò quasi subito, il che era solo un bene per il mio umore instabile.

- Come ci organizziamo? -

Gli scrissi quella mattina, per sapere se sarei dovuta andare da lui o viceversa.

- Ti vengo a prendere in moto e poi andiamo, va bene? -

- Va bene -

Mi preparai per andare al lavoro, anche se ancora non mi convinceva quel pomeriggio libero che mi aveva concesso Victor.
Certo, ne avevo approfittato per andare dall'estetista e rilassarmi, oltre che eliminare i problemi da donne, eppure non mi convinceva; Victor non era uno che lasciava a casa i suoi dipendenti solo perché gli andava, ci doveva essere per forza qualcos'altro sotto.


Salii nel mio ufficio, in cui neanche Denise era già arrivata.
«Ma buongiorno.» Mi voltai di scatto e, incontrando la figura di Gregg, sgranai gli occhi: possibile che dovesse essere dappertutto?
«Ciao... che ci fai qui?» Mi tolsi il cappotto appoggiandolo alla sedia, sotto il suo sguardo attento.
«Ti ricordi che ci siamo conosciuti proprio qui?» Mi accigliai, guardandolo.
«Cosa c'entra?»
«Bho, mi è venuto in mente.» Sorrise, passandosi una mano nei capelli; sembrava quasi imbarazzato. Gregg Henkins imbarazzato? Impossibile.
«Cosa succede?» chiesi, mentre mi muovevo per andargli accanto.
«Niente, perchè?» Mi guardò per un secondo negli occhi e intravidi qualcosa di diverso.
«Sei strano...» Mi scrutò per qualche secondo e poi fece una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi abbracciò. Rimasi pietrificata mentre mi stringeva a sé e riuscii solo ad appoggiargli le mani sulla schiena.
«Amanda... è succ...» Qualcuno alle sue spalle si schiarì la voce, facendolo fermare e contemporaneamente staccare da me; quando l'individuo fu visibile anche a me, quasi mi venne istintivo buttarmi giù dalla finestra. Proprio suo padre doveva trovarci abbracciati?
«Che succede qui?» chiese Victor, posando il suo sguardo pesante su di me, ancora paralizzata.
«Niente pa'... andiamo nel tuo ufficio.» Stranamente Gregg non disse nient'altro, limitandosi a trascinare suo padre nella stanza, lasciandomi lì da sola. Sperai che Victor non avesse pensato nulla di male o la mia situazione già in bilico sarebbe precipitata.


Per tutta la mattina né Victor né Gregg uscirono dall'ufficio, quindi svolsi in pace il mio lavoro e arrivata l'ora di uscire, salutai Denise e mi avviai alla macchina per poi tornare a casa.
Trovai un messaggio di Luke.

- Vengo da te alle due e poi andiamo o vengo prima e mangiamo insieme? -

- Mangiamo insieme, dai -

- Arrivo -

Era strano che, nonostante stessimo provando a stare insieme, nei messaggi eravamo così freddi e distaccati; pensai che fosse solo una mia impressione e mi diressi a casa.
Arrivata davanti alla porta, un rombo mi fece voltare e vidi Luke scendere dalla moto, venendo verso di me.
«Hey.» Mi sorrise per poi lasciarmi un bacio sulle labbra.
«Hey.» Gli sorrisi di rimando, entrammo e chiusi la porta andando verso la cucina. «Non ho molto da offrirti» continuai; improvvisamente mi prese, facendomi voltare.
«Mi basti tu.» Sorrise maliziosamente, avvicinandomi a lui.
«Dovresti smetterla di usare queste frasi d'effetto, sai? Non funzionano.» Ridacchiai, appoggiando le mani sul suo petto, mentre mi faceva il verso per poi baciarmi con più passione. Avvolsi le braccia al suo collo, alzandomi anche in punta di piedi, poi mi sentii afferrare per le cosce e mi ritrovai seduta sul tavolo con lui in mezzo alle mie gambe. Nessuno dei due accennava a staccarsi e, sinceramente, non avevo la minima voglia di allontanarmi dalle sue labbra: stavo così bene; ma quando cercò di infilare una mano sotto la mia maglietta, lo allontanai di scatto.
«Dovremmo mangiare.» Sbuffò togliendosi da me e sospirai, passandomi le mani sul viso; ero riuscita a scamparla di nuovo.


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