Dettagli Importanti

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Mi avvicinai, focalizzando l'attenzione sul ragazzo che scoprii essere di colore, con un paio di occhi scuri e delle labbra davvero molto carnose.
Mi ritrovai a fare pensieri fin troppo osceni, ammirando i muscoli che s'intravedevano da sotto la camicia bianca.
«Bionda, ciao» iniziò lui, attirando la mia attenzione, ma facendola spostare, ahimè, dal suo corpo.
«Ciao moro» risposi, ridacchiando per nessuna ragione in particolare, ma che mi fece guadagnare un suo sorriso.
«Ti piace il nero, eh? Non l'avrei mai detto.» Una voce al nostro fianco attirò il mio sguardo; mi voltai in cerca del responsabile di quella pessima battuta e mi ritrovai a fissare gli occhi scuri di Gregg.
«Che ci fai qui?» La voce mi uscì acuta e stridula, fastidiosa perfino a me stessa.
«Già tradisci Luke? Non si fa così.» Una risata gli abbandonò le labbra, guadagnandosi una mia occhiata furente; non volevo sentir nominare quel nome e soprattutto non volevo avere a che fare con quell'individuo.
Mi mossi senza neanche accorgermene, finendo per aggredirlo in modi tutt'altro che gentili.
«Tu, brutto stronzo, vedi di non rompermi le scatole, vai a tradire la tua vera ragazza che ne riparliamo poi, hai capito?!» Non ero conscia del volume che avessi usato per dirgli tutto ciò, ma quando la maggior parte delle persone si girò per fissarmi, capii di aver leggermente esagerato.
«Ma sei ubriaca? Amanda, porca troia... andiamo a casa.» Sembrava che ciò che gli avevo appena detto non lo avesse sfiorato minimamente; mi sentii trascinare con forza attraverso la folla e all'inizio mi dimenai inveendogli contro, ma, sentendomi fin troppo osservata, decisi di lasciar perdere e lasciare che mi conducesse all'esterno del bar.
«Si può sapere che fai qua?!» Il suo tono suonava molto come un rimprovero, ma quella adulta ero io, non potevo permettermi di farmi mettere i piedi in testa da un ragazzino.
«Fatti i cazzi tuoi!» sbraitai irritata, voltandomi per indossare il cappotto e dirigermi poi alla macchina; ci sarebbe voluto un po', giusto il tempo di farmi passare quel che avevo.
Mi sentii affiancare da qualcuno e, dopo lo spavento iniziale, mi accorsi essere Gregg.
«Torna al bar, non ti voglio parlare.» Sbuffai, cercando di focalizzarmi sulla strada.
«Infatti non dobbiamo parlare, ti accompagno.» Il suo tono ovvio mi mise addosso ancora più rabbia.
«Non serve» replicai a denti stretti, cercando di evitare di cadere per colpa di qualche buca o del mio equilibrio precario.
«Se non servisse, ora, fidati, me ne starei ancora al bar con mio cugino Josh, con cui volevi spudoratamente provarci.» Rise sonoramente mentre la mia espressione cambiava da indignata a confusa.
«Tuo cugino?» chiesi con la stessa vocina stridula di prima.
«Sì, mio cugino, ma stai tranquilla, ha trent'anni, quindi non avresti commesso nessun reato.» Mi guardò come se avesse letto nella mente i miei dubbi e sorrise, trasformando poi il gesto in una risata grottesca.
Mi limitai a sospirare, continuando a camminare al suo fianco; l'aria pungente della notte mi stava facendo riprendere dai quei due cocktails che mi ero concessa e riuscii a ritrovare la lucidità che avevo perso.
Continuammo a camminare per un'altra decina di minuti, finché non fummo alla mia macchina; mi fermai e, un po' in imbarazzo per l'accaduto, lo ringraziai per avermi accompagnata.
«Dovresti parlare con Luke» disse, prima che potessi salire in auto; mi girai a guardarlo confusa, non capendo la motivazione di quella frase.
«Perché?» Soprattutto mi chiedevo come facesse a sapere che non ci vedevamo da quasi un mese.
«Non posso spiegarti tutto, sappi solo che è da tre settimane che si comporta come un coglione, passa da una ragazza all'altra, beve, l'hanno anche sospeso dopo averlo trovato in bagno completamente fatto.» Sembrava sincero nel rivelarmi quei dettagli che mi fecero tremare più del dovuto, ma non potevo essere certa che fosse la verità; perché fornirmi queste informazioni se lo aveva preso a pugni? Cosa gli importava del suo stato?
«Perché dovrei crederti?»
«Non mi interessa se non mi credi, Amanda, non si tratta di me.»
«Si tratta sempre di te, Gregg.»
«Non mi conosci.»
«Mi è bastato quello che mi hai detto in Inghilterra.» Ridussi gli occhi a due fessure, fissandolo, ma lui non diede segni di rancore, rimase serio ed impassibile.
«Ripeto, non mi conosci e poi a cosa ti stai riferendo? A quello che ho fatto a Luke o a Stacy?» Tenne un tono tranquillo, alquanto strano per uno come lui.
«Ad entrambi.»
«Se vuoi sapere perché ho tirato un pugno a Luke te lo spiego subito, ma poi non dire che non prova nulla per te.» Mi accigliai osservando il suo volto; volevo capire a cosa si riferisse, così lo esortai a parlare.
«Era il giorno del ballo e io stavo parlando con dei miei amici in corridoio, commentando le ragazze che avevamo invitato; ad un certo punto comparve Luke con un'espressione terribile in viso... non arrabbiata, non furiosa, aveva una luce negli occhi...» Si fermò un secondo, cercando delle parole adatte. «Era al limite della sopportazione, avrebbe fatto decisamente follie, si vedeva... e noi, come al solito, lo schernimmo per il suo buffo modo di camminare.» Rise, fermandosi, e facendomi sbuffare per la sua solita insolenza.
«Dai Gregg!» mi lamentai, curiosa di sapere.
«Fatto sta che ci ha guardati tutti malissimo, cosa che ci fece ridere di più,» rise di nuovo «poi mi guardò in modo stranissimo e mi si avvicinò minacciosamente, per quanto poteva esserlo.» Si bloccò per un attimo, guardandomi in modo strano; scrollai la testa, accigliandomi.
«Che c'è? Quindi?» lo esortai, stanca di girare intorno alla questione.
«Vuoi davvero saperlo?» Si fece serio e deglutii annuendo: dovevo sapere per rendermi davvero conto che almeno James non c'entrasse nulla.
«Mi ha urlato contro che non dovevo osare comportarmi male con te, che non potevo definirti sexy, perché ero solo un coglione» sospirò, scuotendo la testa «e io non tollero che mi si parli in questo modo, soprattutto da uno come lui... così, quando ha cercato di aggredirmi, non mi ci è voluto molto per dargli un pugno e stenderlo per bene.» Ghignò infine, facendomi capire che non ne fosse per nulla dispiaciuto.
«Sei un coglione» sentenziai, pensando a quando Luke mi aveva raccontato di quel fatto; non voleva farmi sapere che si era beccato un pugno per difendermi da Gregg e io l'avevo aggredito.
«Non m'importa cosa pensi di me, ormai... ricorda solo ciò che ti ho detto.» Si allontanò in fretta, lasciandomi da sola con i miei pensieri e i miei dubbi.
L'idea di andare a parlare con Luke si fece strada nella mia mente, ma subito un altro pensiero sovrastò tutto: non era detto che, nonostante si stesse comportando come un idiota, stesse male; magari gli piaceva essere così, sperimentare la droga e le donne, e io dovevo semplicemente starne fuori.


Con l'inizio di febbraio, le temperature si alzarono di poco, ma non abbastanza da farmi tornare ad indossare i miei vestitini eleganti. Odiavo andare a lavorare vestita come una sciattona, ma l'unica alternativa era morire congelata e in effetti non ci tenevo.
Tutto procedeva a rilento, avevo sperimentato una seconda uscita ed era andata malissimo, quindi lo interpretai come un segno che forse sarei dovuta rimanere da sola per sempre, o magari che dovessi tornare da James.
Scartai subito l'idea, l'universo non poteva davvero dirmi che dovevo tornare dal mio ex che mi aveva tradita.
Mentre meditavo su tutto ciò, gustandomi la mia buona cena, il campanello trillò, facendomi sobbalzare; non ero abituata a nessun tipo di visite, quindi non avevo idea di chi potesse essere.
Dato che mi ero già infilata il pigiama, premeditando una serata assai ricca di lettura, urlai un "arrivo", correndo in camera per infilarmi velocemente degli abiti presentabili.
Scesi sistemandomi i capelli con la mano ed andai ad aprire la porta.
Una ragazza bionda con due occhi di un verde scintillante mi osservava con aria cupa.
«Ciao, tu saresti?» chiesi, accennando un lieve sorriso.
«Sei Amanda, giusto?» La sua voce risultava molto bassa e profonda per essere una ragazza, molto matura.
«Sì, ma tu chi saresti?» insistetti, accigliandomi.
«Sono Rachel... la ragazza di Luke, o meglio... ex ragazza.» Ridusse gli occhi a due fessure e il cuore mi si fermò di colpo.
La Rachel di cui tanto mi aveva parlato, la Rachel con cui aveva perso la verginità, la Rachel che aveva tradito con me.
Quella Rachel era proprio davanti a me e io avevo paura, lo ammetto, ero terrorizzata.
«Cosa ci fai qui?» Deglutii, stringendo la mano alla maniglia della porta, temevo che avesse scoperto tutto e fosse lì per vendicarsi.
«Posso entrare?» I suoi lineamenti si spianarono leggermente, lasciando spazio ad un'espressione più serena.
«S-sì.» Mi spostai di poco per farla passare e poi chiusi la porta alle mie spalle, la vidi muoversi verso il divano per poi sedercisi comodamente.
«So che ti avrà parlato di me, come so che eri al ballo, come so che è grazie a te se ci siamo messi insieme e come, purtroppo, sei tu la causa del suo stato attuale.» Mi avvicinai a lei mentre pronunciava quelle parole e mi bloccai sul finale, guardandola.
Ero io la causa del suo stato.
Quale stato? Che avesse avuto ragione Gregg?
«Cioè?» Mi sedetti accanto a lei in attesa di spiegazioni.
«Cioè che devi aiutarmi.» Mi rivolse uno sguardo disperato, ma io continuavo a non capire.
«Cosa dovrei fare?» Lei emise un sonoro sospiro per poi sorridermi tristemente.
«Parlagli, non so cosa sia successo tra voi, ma qualche giorno fa mi ha detto una cosa sul tuo conto che mi ha fatto capire quanto ci tiene a te.» Fece una pausa modificando il suo sorriso in una sottospecie di smorfia. «Io non so cosa siete, non so se mi ha tradita con te, non so cosa provate l'una per l'altro, ma sta male a causa tua e sappi che odio vederlo così, quindi va' da lui e aiutalo, ma non fargli altro male.» Vidi le sue iridi inumidirsi leggermente e una domanda mi sorse spontanea.
«Tu lo ami?» I suoi occhi brillarono per qualche secondo, serrò le labbra guardandomi per poi annuire flebilmente.
Non sapevo cosa replicare, come comportarmi, lei lo amava e l'aveva perso per causa mia.
La vidi alzarsi e muoversi velocemente verso la porta.
«Va' da lui e aiutalo, ti prego.» Sentii la sua voce incrinarsi e poi la porta chiudersi.
Rimasi da sola fissando il posto in cui era seduta poco prima e una miriade di pensieri mi invase la mente.
Andare da lui o no?

~
*revisionato*

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