"Cosa è successo?"

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Dopo essere svenuta, mi risvegliai sentendo il morbido materasso sotto la mia schiena. Mi alzai, non vedendo nulla e tastai il muro per qualche passo per poi arrivare alla finestra, percorsi il breve tratto che mi separava dalla porta e abbassai la maniglia, aprendola.
Trovai l'interruttore del corridioio e accesi la luce che mi fece strizzare gli occhi per la forza con cui mi aveva investita; arrancai qualche passo per poi stabilizzare la mia posizione e scendere le scale verso la cucina. Entrai guardando l'ora sul display dell'orologio digitale affisso al muro e sospirai, constatando che era notte fonda. Non avevo idea di cosa fosse successo tra i due e la cosa mi spaventava molto, soprattutto perché sembrava non esserci traccia di entrambi.


Passai il resto della nottata a rigirarmi nel letto, pensando a cosa potesse essere successo. Avevo chiamato James e Luke almeno una decina di volte, ma nessuno dei due mi aveva risposto e la mia ansia non accennava a diminuire, con il risultato che il mio stomaco aveva riniziato ad attorcigliarsi su se stesso. Fui costretta ad appostarmi in bagno per evitare spiacevoli sorprese e dopo qualche altra ora, finalmente, ripresi sonno e mi addormentai.
Il freddo delle mattonelle del bagno mi era entrato nelle ossa e avevo un gran mal di schiena; mi alzai a fatica tenendomi al water e arrivai davanti allo specchio, osservando i solchi scuri sotto i miei occhi. Ero stanca e preoccupata; uscii dal bagno notando il posto di James nel letto ancora vuoto e ciò non fece che alimentare la mia ansia.
Presi il telefono per controllare se uno dei due si fosse fatto vivo, ma nulla, nessun messaggio, nessuna chiamata. Mi decisi a lasciar perdere, in quanto pensarci non avrebbe cambiato nulla, e scesi in cucina dove c'era ancora il pane e l'affettato sul bancone; mi feci un panino veloce, cercando di mangiare, altrimenti sarei crollata di nuovo, dato che non avevo ingerito nulla per tutto il giorno precedente.
In salotto c'erano ancora le coperte alla rinfusa sul divano e il solo ricordo di me e Luke mi scombussolava completamente.
Non capivo cosa mi fosse successo.
Mi ero incantata a guardarlo; ma per quale motivo? Che fosse un bel ragazzo non c'era dubbio, ma io non lo avrei mai guardato da quel punto di vista; aveva diciannove anni e io ventinove.
No, era sbagliatissimo.
Il suono del campanello mi fece risvegliare dai miei pensieri, corsi subito alla porta pensando fosse James, ma appena vidi mia sorella e Yuri, la mia espressione cambiò totalmente.
«Sorpresa!» gridò entusiasta mia sorella, ma per me sembrava solo un incubo, un bruttissimo incubo. Mi limitai a sorridere e farmi da parte per farli entrare, anche se vedere di nuovo Yuri, nonostante fossero passate due settimane abbondanti, mi fece tornare in mente ogni singola piega orribile di quella domenica. Chiusi la porta, conducendoli in cucina.
«Vado a vestirmi e arrivo, voi sedetevi pure.» Cercai di usare un tono più tranquillo possibile ed evitai di guardare mio cognato; uscii dalla cucina per andare nella mia stanza, frugando svogliatamente tra i miei vestiti. Una vagonata di pensieri mi investii, portandomi a sospirare pesantemente e mi sedetti sul letto per qualche minuto.
Non riuscivo a comprendere ancora bene ciò che fosse successo e la preoccupazione per i due, mista all'ansia di rivedere mio cognato, non faceva altro che peggiorare la situazione. Sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontarlo, rivederlo, averci a che fare, ma non credevo così presto e sopratutto non dopo il casino del giorno prima.
Alla fine, dopo essermi convinta che potevo farcela, optai per dei leggins neri e una maglia grigia abbastanza pesante; passai anche dal bagno per darmi una sistemata e rendermi presentabile.
Diedi un'altra occhiata al telefono: ancora nulla.
Tornai giù sentendo la vocina di Jennifer rimbombare nella stanza, entrai sorridendole e mi sedetti accanto a lei, il più possibile lontano da suo marito.
«Come sta la mia piccola Carly?» chiesi, accarezzandole dolcemente la pancia.
«Non vede l'ora di nascere.» Rise, appoggiando una mano sulla mia. Alzai gli occhi incrociando i suoi e notando una piccola punta di malinconia; decisi di sorvolare, dato che immaginavo fin troppo bene il motivo della sua visita.
«Bene, allora noi non vedremo l'ora di vederla.» Sorrisi, tenendo lo sguardo su di lei.
«Tu come stai?» Ed ecco la fatidica domanda che aspettava di farmi da quando aveva messo piede nella mia casa.
«Sto bene.» Mentii spudoratamente, ma dato che uno dei motivi del mio malessere era seduto a poco meno di due metri da me, era meglio fingere che andasse tutto bene, anche perché nell'ultimo periodo avevo affinato ancora di più le mie abilità.
«Sicura?» La sua insistenza la apprezzavo, a volte, ma in quel contesto era del tutto inopportuna.
«Sì, Jenni, davvero, sto bene.» Sfoderai il mio sorriso migliore e notai i suoi lineamenti rilassarsi, come se le avessi tolto un grande peso.
«Bene, sono contenta.» Sorrise ampiamente e mi resi conto di avere ancora la mano sulla sua pancia; la tolsi, sistemandomi meglio sulla sedia e il mio sguardo incrociò quello di Yuri. Il sangue mi si gelò nelle vene, mentre le immagini di quel giorno mi scorrevano nella mente, facendomi tornare la nausea.
«Volete qualcosa da bere?» Mi affrettai a dire, nascondendo il respiro affannoso che mi stava assalendo mentre mi alzavo, andando verso il frigorifero.
«No, no, io sono a posto.» Diedi un'occhiata dentro per vedere cosa potessi offrire loro, aspettando la risposta di Yuri.
«No, grazie.» Quel tono basso e profondo mi provocò un brivido lungo la schiena; provai in tutti i modi ad autoconvincermi che andava tutto bene, di togliermi dalla mente le sue mani sul mio corpo, il suo alito puzzolente e le sue labbra umide che tentavano di baciarmi, ma non ce la feci: un conato di vomito mi salì per l'esofago e fui costretta a correre in bagno.
Mi sentivo completamente vuota, come se mi avessero tolto perfino l'anima.
«Hey, tutto bene?» La voce di mia sorella si manifestò sulla porta e mi sforzai di stare tranquilla.
«Sì, sì, sto bene. È da ieri che sto un po' male di stomaco.» Il che era del tutto vero, anche se sapevo benissimo che ormai era tutto passato, ma l'ansia di sicuro non aiutava.
«Amanda, senti...» iniziò, con tono di rimprovero, ma non ne volevo sapere di ricevere altre prediche, quindi la interruppi.
«Jenni, tranquilla, va tutto bene.» Dovevo resistere, non potevo e non volevo sfogarmi con lei.
«A me non sembra.» Mi guardò con compassione anche se mi sembrava più che altro che le facessi pena.
«Jennifer, sto bene, davvero, non devi preoccuparti, davvero.» Mi avvicinai a lei per farla uscire dal bagno e ricondurla in cucina, ma mi bloccò quando fummo in salotto.
«Amanda, cosa è successo con James?» Cercai di guardare tutto tranne lei, se avessi incontrato il suo sguardo sarei esplosa, me lo sentivo.
«Abbiamo parlato e chiarito, nulla di che, ci amiamo.» Sentii l'amaro in bocca al pronunciare di quelle parole: io lo amavo, ma lui no e quello faceva un male atroce.
«Non si direbbe dal tuo viso.» Tentò di accarezzarmi, ma scansai il volto.
«Sono solo stanca, tutto qui.» Mi allontanai leggermente da lei e quando stava per ribattere, suo marito comparve sulla soglia guardando la moglie.
«Amore, dobbiamo andare ora.» Sorrise cautamente, senza guardarmi, il che mi fece decisamente stare meglio.
Jennifer annuì debolmente per poi tornare a guardarmi.
«Non finisce qui, sorella.» Sorrise e anche la mia espressione si addolcì di poco.
«Va bene.» Uscì più come un sussurro e lei sorrise, andando verso Yuri; li accompagnai alla porta salutandoli con la mano. Quando chiusi la porta tirai un sospiro di sollievo, ma subito sentii dei tocchi. Riaprii la porta, trovando Yuri a pochi passi da me e istintivamente retrocessi.
«Senti Amanda, ho poco tempo, ti prego fammi parlare...» Mi guardava supplichevole e sentivo già il mio stomaco contorcersi ancora.
«C-cosa vuoi?» balbettai insicura e lui si avvicinò a me di qualche passo.
«Mi dispiace per quel giorno, davvero, scusami.» Percepii il suo corpo sempre più vicino al mio e indietreggiai con decisione.
«Vai via!» Non mi resi nemmeno conto di averlo detto davvero e quando finalmente scomparve dalla mia vista, mi affrettai a chiudere la porta per poi lasciarmi scivolare sul pavimento, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

Il telefono segnava le quattro di pomeriggio, sarei dovuta andare da Luke verso le sei e speravo tanto che stesse bene, ma soprattutto che fosse nella sua stanza. Troppe emozioni negative presero il sopravvento sul mio stato d'animo e immagini orribili scorrevano nella mia mente. Cosa era successo? Perché non mi rispondeva nessuno dei due?
L'ansia sembrava essere l'unico sentimento che riuscivo a provare e ogni azione che compivo mi sembrava più lenta, il cuore mi batteva talmente forte che sentivo il sangue scorrermi nelle vene, il respiro era affannoso e osservai le mani tremare; presi il vestito azzurro che avevo trovato per il ballo e lo ripiegai con cautela nella sua custodia. Scelsi le scarpe e i trucchi e li misi accanto al vestito, per essere sicura di non dimenticarmi nulla, ma mancavano ancora due ore e stare lì a far nulla non faceva che alimentare l'angoscia.
Mi sdraiai sul letto, continuando a rigirarmi e presto una stanchezza incontrollabile mi fece sprofondare in un sonno rigeneratore.




Aprii un occhio, notando il cielo più scuro, mi feci forza alzandomi con i gomiti per controllare l'ora sul mio telefono: erano quasi le sei e sarei dovuta essere da Luke proprio a quell'ora. Mi alzai cautamente per evitare giramenti di testa e raccolsi le cose, scendendo da basso e notando ancora l'assenza di James; sospirai affranta e sconsolata: ormai era inutile spendere ancora tempo dietro a lui, presto avrei incontrato Luke.
Mi decisi ad uscire, dirigendomi alla macchina. Speravo con tutto il cuore che una volta lì sarei riuscita a farmi dare qualche spiegazione. Entrai in macchina, accendendola per dirigermi al college e nel tragitto decisi di ascoltare la radio; cominciavo ad odiare il silenzio, mi portava a pensare troppo.
Una volta arrivata davanti alla porta del ragazzo tirai un respiro profondo per cercare di distendere i nervi; mi feci coraggio e diedi un paio di forti pugni sulla porta. Aspettai con impazienza che mi aprisse e dopo diversi secondi, che a me parvero minuti, finalmente mi aprì e quello che trovai mi fece fermare il cuore per un istante. Non potevo crederci.


~
Cosa avrà visto la nostra Amanda?
Un mostro cattivo!! 😱😱
😂😂😂
No, dai, scherzo!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Non esitate a farmi sapere cosa ne pensate!

Un bacio :*
~

*revisionato*

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