Sorprese Inaspettate

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La sua espressione preoccupata mise in allarme anche me; non capivo il motivo della sua visita.
«Che ci fai qui?» gli chiesi. Dal mio sguardo e dal tono della mia vice, trapelò un velo di confusione.
«Mi hai scritto quel messaggio e... volevo sapere come stai.» Subito abbassò lo sguardo, sentendosi probabilmente colpevole; un leggero sorriso mi solcò le labbra: era venuto per me. Mi spostai dalla porta per farlo entrare e con una mano mi tirai il lembo del pigiama; non mi piaceva farmi vedere in quello stato, ma almeno non indossavo il pigiama imbarazzante che avevo da adolescente. Chiusi la porta alle mie spalle e lo condussi sul divano, dove però, alla rinfusa, giacevano ancora le mie coperte; mi affrettai a sistemarle, quando una fitta allo stomaco mi fece immobilizzare emettendo un verso strozzato di dolore. In meno di un secondo sentii le sue mani sorreggermi, mentre mi sedevo senza smettere di prendere respiri profondi.
«Grazie.» La mia voce risultava ancora strozzata.
«Hey, come ti senti? Ti serve qualcosa?» La sua premura non smetteva mai di sorprendermi; gli sorrisi, scuotendo piano la testa in segno di negazione.
«Grazie, sei davvero gentile Luke, ma hai lasciato le lezioni per venire qui?» chiesi storcendo leggermente il naso; non solo per il rimprovero, ma poiché il dolore non accennava a diminuire.
«Sì e no, diciamo che non erano molte e neanche interessanti.» Sorrise a trentadue denti e un altro sintomo prese il sopravvento sul mio stomaco, ma non era dolore o fastidio, era come una scossa, quasi piacevole.
«Beh, ma le hai comunque saltate...» Lo guardai leggermente accigliata. «Per me» aggiunsi, sentendo un'ondata di calore salirmi alle guance.
«Dovevo assicurarmi che non stessi morendo, non puoi abbandonarmi così.» Le sue parole mi fecero ridacchiare, ma nel contempo mi fecero provare una sorta di malinconia.
«Ovviamente...» Sorrisi debolmente, distogliendo lo sguardo da lui per cambiare canale sulla televisione, che era rimasto ancora su uno stupido programma di cucina.
«E poi ero preoccupato...» Ed ecco come riuscire a farmi sentire importante con una sola e insignificante frase. Una melodia fermò la mia frenesia nel cercare un programma e mi decisi a guardarlo.
«Ora che hai constatato che sto bene, potresti anche andare allora.» Lo dissi soprattutto per non fargli perdere lezioni per colpa mia, ma appena i suoi lineamenti divennero tesi e cupi, capii che non doveva aver compreso la mia affermazione in modo corretto.
«Se non mi volevi potevi anche dirlo subito» mormorò mentre si alzava, ma io lo bloccai, afferrandogli la mano e alzandomi con lui.
«No Luke, non era ciò che intendevo!» mi affrettai a dire, con il cuore che prese a battere sempre più intensamente, ma forse era solo colpa del mio stato di salute. Mi guardò con un mezzo sorriso sulle labbra e sentii la sua mano stringere la mia.
«Allora posso restare?» La sua voce calda e profonda mi colpì, tanto che ci misi qualche secondo prima di riuscire a formulare una frase di senso compiuto.
«Non voglio che tu perda delle lezioni per colpa mia...» Riuscii a sussurrare, mentre lo vedevo farsi sempre più vicino a me; dovetti alzare di poco il viso per continuare ad incrociare i suoi occhi.
«Matematica e Storia dell'arte possono aspettare, non credi?» Ancora quella voce profonda; ma cosa gli era preso? Perché parlava in quel modo?
Sentivo tutto il mio corpo vibrare di una strana tranquillità e istintivamente chiusi gli occhi quando percepii le sue mani prendermi per i fianchi.
«Dovresti...» Le sue mani presero a salire lungo il mio corpo e non riuscivo a concentrarmi su nient'altro se non su quel movimento rilassante.
«Dovrei?» chiese, sempre con lo stesso tono e un leggero mugolio mi uscii dalle labbra: involontario, innocente, mentre le sue mani ancora vagavano su di me. Non sarei in grado di descriverlo davvero, ma non era niente di compromettente, erano solo le sue carezze su di me. «Come ti senti?» sussurrò al mio orecchio e di colpo aprii gli occhi, non essendomi resa conto della sua estrema vicinanza.
«Meglio.» Avevo il respiro affannato e il cuore mi era letteralmente esploso nel petto, non capivo il motivo di tutta quell'agitazione e non riuscii a tranquillizzarmi finché non si staccò da me, per tornare a guardarmi negli occhi. Per qualche strano motivo si mise a ridere e non lo compresi fin quando mi chiese perché stessi facendo quella strana espressione, solo allora mi accorsi di essermi incantata a guardarlo.
«Scusa.» Tossicchiai lievemente, sentendo le guance in fiamme. Mi sedetti di nuovo, coprendomi, anche se sentivo come se ci fossero cento gradi; era stata una situazione talmente surreale che non riuscivo a capire se fosse solo l'effetto del mio malessere, oppure ci fosse davvero dell'altro. Gli feci segno di sedersi accanto a me e dopo avermi scrutata per qualche secondo, mi si mise di fianco. Presi anche l'altra coperta, quella accanto a lui, e lo coprii per poi spostare lo sguardo nel suo; il suo sorriso andava da un orecchio all'altro e seguiva ogni mio movimento con attenzione.
«Che succede?» gli chiesi titubante, mentre finivo di sistemargli la coperta sulle gambe.
«Sembri una mamma premurosa.» Mantenne il suo sorriso che però non era beffardo o malizioso, era semplicemente la sua naturale curvatura delle labbra e mi stava mandando in tilt. Quelle sue labbra perfette, i suoi denti bianchi, drittissimi e infine la lingua che si passò lentamente sul labbro inferiore, gesto che mi fece fremere da capo a piedi.
Ero sicura di essermi incantata su quella bocca perfetta perché la vidi improvvisamente troppo vicino. Alzai lo sguardo nei suoi occhi e anche lì mi incantai nuovamente, il che era davvero strano poiché anch'io avevo gli occhi del medesimo colore - anche se con sfumature leggermente diverse - eppure i suoi occhi mi stavano mandando in pappa il cervello.
«Amanda, sei sicura di star bene?» chiese e io seguii ogni movimento delle sue labbra. Dovevo smetterla, in quel preciso istante.
«Sì, sì sto bene.» Mi ripresi, guardando verso la televisione che trasmetteva una canzone lenta e melodica; presi subito il telecomando per cambiare canale, ma Luke mi blocco il polso.
«Ti va se ci esercitiamo per domani?» Voltai il viso nella sua direzione, un po' spiazzata da quella strana proposta. Voleva ballare con me, in quel momento, in quel contesto, mentre ero in pigiama e il mio stomaco giocava brutti scherzi? Forse era pazzo, ma, in fondo, non aveva tutti i torti: dovevamo provare per evitare di fare brutte figure. Annuii in risposta e il suo viso sembrò illuminarsi; balzò in piedi porgendomi la mano che afferrai, anche se con riluttanza, facendomi alzare con delicatezza.
«Però andiamo con calma perché il mio stomaco potrebbe ribellarsi.» Sorrisi, sentendo già delle strane sensazioni dentro di me che si intensificarono quando mi circondò la schiena con le mani per avvicinarmi a sé. Lo guardai per poco negli occhi e poi, lentamente, feci scivolare le mie mani lungo il suo petto, fino alle spalle, dove lo strinsi saldamente e iniziammo a muoverci a ritmo della musica.
Non me la sono mai cavata troppo male a ballare, ma non credevo che sarebbe stato così semplice trovare una sintonia tra di noi; ci pestammo i piedi a vicenda solo un paio di volte e fu talmente divertente che mi venne mal di pancia dal ridere, mentre sembrava che il vero male fosse passato definitivamente. Era come se stare con lui mi facesse passare ogni cosa.
«Dai, non siamo maluccio» commentò ridendo, mentre mi seguiva in cucina, dopo una buona ora e mezza passata a ballare, ridere e chiacchierare.
«No, infatti.» Ridacchiai in risposta, prendendo del pane e dell'affettato, dato che era già ora di cena.
Non mi ero resa conto che il tempo fosse passato così in fretta: mi ero divertita moltissimo; era come se fossi tornata di nuovo ragazzina e sorridevo, come poche volte avevo davvero fatto.
La sintonia che si era creata tra noi non era solo una questione mentale, un legame che lentamente stava entrando a far parte di me, ma era anche fisico; c'era qualcosa che ci accomunava, ci teneva sulla stessa lunghezza d'onda e non potevo negare che con lui stavo più che bene.
Ero me stessa.
«Che cazzo succede qui?!» D'improvviso mi si chiuse lo stomaco e il panino che stavo preparando subì una feroce stretta da parte mia, udendo quella voce; mi voltai di scatto, sperando fino all'ultimo che fosse solo un brutto scherzo della mia mente, ma dovetti ricredermi appena incrociai lo sguardo di James.
«Che ci fai qui?» Domanda più stupida non poteva uscire dalle mie labbra.
«Fino a prova contraria ci vivo e sono ancora il tuo ragazzo.» Incrociò le braccia al petto, scrutando Luke; deglutii e diedi una veloce occhiata al mio ospite, anch'egli teso. «Tu chi cazzo saresti?» Alzò di poco la voce e intravidi i pugni di Luke stringersi talmente tanto che le nocche gli stavano sbiancando.
«Lo aiuto a scuola, frequenta il mio stesso college» dissi, allo stremo delle forze. Quella situazione mi stava addossando tutta la stanchezza del pomeriggio; mi sentivo stanca e, improvvisamente, avrei solo voluto accasciarmi a terra e dormire per una quantità indefinita di tempo.
«E tu pensi che io ci creda?» Il tono pungente di James fece scattare Luke.
«È così!» rispose lui, duro e fermo; non l'avevo mai visto così deciso. Mi appoggiai un attimo al bancone della cucina, socchiudendo gli occhi; mi sembrava tutto così innaturale e sbagliato. Non riuscivo a reggere quella conversazione, le voci mi sembravano lontane e confuse.
«Mi tradisci addirittura con un ragazzino, incredibile!» Sentii uno sbuffo sconnesso e vidi la testa di James scuotersi.
«Tu non sei proprio nella posizione di parlare!» Anche Luke alzò il tono di voce mentre lo vedevo puntare il dito contro il mio ragazzo.
«Come ti permetti, ragazzino?!» Ormai James stava urlando e sentivo rimbombare le loro voci nelle mie orecchie come se fossi stata in discoteca. Volevo farli smettere, volevo solo urlare ad entrambi di troncare la conversazione, ma la mia bocca non voleva saperne di pronunciare una sola sillaba.
«Sei solo un traditore schifoso, come ti permetti tu di parlarle in questo modo!» Non avevo mai sentito quel vocione di Luke, così duro e sprezzante, e lo stava usando per difendere me. Solo per me.
James si avvicinò a lui così rapidamente che ebbi paura potesse fargli del male, così, finalmente, riuscii a scattare anche io.
«Basta...» Avrei voluto urlare, ma mi uscii solo un sibilo; si girarono entrambi verso di me, nervosi. Feci un passo per avvicinarmi a loro, ma in un secondo sentii la terra mancare sotto i piedi, il corpo non rispondeva più ai miei comandi e prima che il buio si impossessasse completamente di me, percepii due mani forti prendermi saldamente, ma non avrei saputo distinguere chi dei due mi afferrò.


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Povera la mia Amanda 🙈
Chissà chi dei due l'avrà afferrata.
Io tifo per Luke e voi? 💪😍

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Un bacio :*
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*revisionato*

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