CAPITOLO 5

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Quando all'una usciamo da scuola, Siria è agitata all'idea di dover cercare una casa. Come faremo? Abbiamo 13 anni!
"Ehi, ciao!", dice una voce alle mie spalle. Mi giro e mi trovo davanti Rocco. "Volevo chiederti se... volessi venire con me... a pochi minuti da qui ho costruito una casa sull'albero e c'è un panorama fantastico... può venire anche la tua amica, ovviamente. Silvia, giusto?", dice con un po' di tensione della voce.
"Siria" lo corregge lei, alzando gli occhi al cielo.
"Em, sì sì. Venite?".
Gli sorrido annuendo e lo seguo verso una stradina dietro la scuola.
"Che fame!" esclama Siria ad un certo punto, portandosi una mano alla pancia.
"Siete invitare a casa mia, mi sembra ovvio" risponde lui, guardando però me.
"Ma non vorremmo dis..." inizio.
"No, non disturbate" mi rassicura.
Dopo pochi minuti arriviamo ad una casa, non troppo grande ma molto carina. Ci invita ad entrare e nel salotto ben arredato c'è una bella donna, che dice di chiamarsi Alfonsina. Ci presentiamo e il nostro nuovo amico ci invita a sedere nella sala da pranzo. Sua madre entra e dice: "Vi fermate qui, vero?".
"Non vorremmo..." inizio, ma lei inizia a apparecchiare e non mi lascia il tempo di finire.

Dopo aver mangiato, Rocco ci porta alla sua casa sull'albero. Rimango senza fiato quando vedo che è veramente bella. Si arrampica agilmente sull'albero e arriva alla casetta, e ci fa cenno di salire: ci arrampichiamo e quando arriviamo in cima rimaniamo senza fiato: il panorama è mille volte meglio di quello che immaginavo. Si vede tutta Salerno, e quella città da lontano è così bella. "Tutto è più bello, visto da lontano" dice lui, sovrappensiero. È la frase di Città di Carta.
Sembra imbarazzato, come se dovesse far qualcosa e non riesce a farla. Ad un tratto mi prende la mano e la stringe piano.
"Eh-ehm" Siria si schiarisce la voce.
A disagio, mi lascia la mano e evita il mio sguardo, come tra l'altro evito io. Rimaniamo a guardare il panorama per un'ora, che sembra un'eternità, e lui dice: "Vi va di fare una passeggiata qua attorno?".
Annuiamo convinte e scendiamo. Quando arrivo in fondo, manco il ramo e scivolo: Rocco mi prende al volo evitandomi una caduta. Mi tiene in braccio, il viso a pochi centimetri dal mio. Schiude le labbra e si avvicina piano a me. Schiudo le labbra e...
"Andiamo?" dice Siria, spazientita.
"Siri, non potresti essere più rompi palle di così" la prendo in giro, mentre Rocco mi mette delicatamente per terra.
"Scusa" mi sussurra. "Non so cosa mi sta prendendo, cazzo".
Gli strizzo leggermente il braccio e lo tiro. Lui si lascia tirare e andiamo a fare la nostra passeggiata, ridendo e scherzando.

Qualcosa Di Strano || Rocco HuntDove le storie prendono vita. Scoprilo ora