CAPITOLO 49

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Arianna

La mattina mi sveglio, scaldo un po' di latte, al quale aggiungo del cacao. Andrea ancora dorme: deve aver bevuto molto, per essere ridotto così. Prendo la coperta e mi metto sul divano a guardare un film, bevendo a a piccoli sorsi. Ad un certo punto mi sento osservata, e guardando verso la porta lo vedo, con gli occhi assonnati e i capelli scompigliati. Non ha più la maglietta, e questo non mi aiuta certo.
"Buongiorno" dico, cercando di distogliere lo sguardo.
"'Giorno" saluta lui, squadrandomi. Non mi chiede nemmeno il permesso e viene a sedersi accanto a me: deve essere andato in palestra in questi giorni. Passiamo l'ora successiva guardando il film: in certi punti devo raccontargli cosa è successo prima, e quando lui confonde gli eventi ridiamo. Per fortuna i miei se ne sono andati prima che mi svegliassi, perché se no non potremmo divertirci così. Gli offro un pezzo di coperta e lui la accetta, ma per scaldarsi si avvicina troppo a me, e sento sulle sue braccia la pelle d'oca.
"Cosa fai?", chiedo, nascondendo male la voce tremante e allontanandomi leggermente. Devo eliminare qualsiasi contatto.
"Niente..." minimizza lui, con lo sguardo triste. I suoi occhi da verdi diventano neri, ferito dal mio rifiuto. Si alza e va in camera mia, e ne riemerge con la maglietta e i capelli leggermente sistemati.
"Devo andare" dice lui, con indifferenza nella voce.
"E allora vai" replico, imitando il suo tono. Apre la porta e, dopo avermi lanciato uno sguardo terribile, se ne va. Mi lascia qui sola e spaventata: cosa farà ora?

Andrea

Esco da casa sua con aria indifferente, ma appena varco pa soglia mi appoggio al muro e una lacrima mi scende sulla guancia. Il suo rifiuto mi ha ferito più di quanto avrei mai immaginato. Ma questa volta non mi rifugeró nell'alcol: questa volta prenderò le mie cose e me ne andrò lontano da tutto, lontano da lei.
Arrivo a casa e prendo lo zaino, pieno di libri. Li butto sul letto e lo riempo di cose utili per il mio viaggio. Metto dentro il mio nuovo pacchetto di sigarette, ma quando sto per mettere dentro anche la sua foto, mi costringo a lasciarla lì. Non devo portare con me nulla che me la ricordi.
"Sono pronto" mi dico, e me ne vado. Saluto per l'ultima volta il mio cane e lascio un biglietto alla mia famiglia: 'Addio, sappiate che vi voglio bene'.
Compro un biglietto del treno: destinazione? Milano, per ora. Salgo sul treno e trovo un posto abbastanza isolato e prendo le cuffiette e le collego al cellulare: cerco nella playlist qualcosa da ascoltare, ma alla fine mi arrendo e metto la riproduzione casuale. Parte una canzone di Rocco Hunt che lei mi aveva mandato. Cazzo. E meno male che dovevo dimenticare. La ascolto, e scopro che è Ho Scelto Me. Sembra la canzone perfetta per come mi sento ora. Mi ritrovo a canticchiare il ritornello: "Ho scelto me, tanto non capirà nessuno, ed il migliore amico sarà il fumo, ho scelto me. E la mia vita già va meglio, da quando sono sveglio ed ho capito lei chi è, parla di me. E non sputare dove mangiavi, ora che sei esattamente ciò che odiavi...". Mi rendo conto che le parole mi descrivono perfettamente. Rocco inizia quasi a starmi simpatico, tranne per il fatto che si è preso la ragione della mia vita.

Rocco

"Buongiorno" la saluto, presentandomi davanti a casa sua con una rosa in mano.
"Ehi, e questo bel fiore per chi è?", mi risponde, alzandosi in punta di piedi per darmi un bacio sull'angolo della bocca. Indossa un paio di leggings blu e la maglietta di Wake Up, alla fine l'ha comprata.
"Per un fiore ancora più bello" le rispondo, sorridendo. Mi invita a entrare e iniziamo a guardare un film su Netflix abbracciati. Quando finisce lei prende il telefono e facciamo una foto insieme: mette i miei occhiali e io le do un bacio sulla guancia.
"Stai benissimo" le dico. "Cosa facciamo ora?".
"Io dovrei fare i compiti... mi aiuti?", mi chiede.
Prende lo zaino e iniziamo a fare geometria: è brava, nonostante lo neghi sempre.
Passiamo le due ore seguenti a fare compiti, finché a mezzogiorno non ci prepariamo un po' di pasta.
"Quindi sai pure cucinare..." le dico, mangiando la prina forchettata.
"Non molto" dice modesta.

Andrea

Arrivato a Milano, la prima cosa che cerco è un posto per stare. Non mi posso certo permettere un albergo, quindi cerco qualcuno che mi affitti una stanza a poco.
Dopo poco mi contatta qualcuno: "Pronto?".
"Sì, salve. Ho letto l'annuncio... io ho affittato un appartamento, e ho pensato che potremmo dividere i costi" dice una voce che ho già sentito.
"Va bene, via?", chiedo. Mi dice la via e poco dopo mi trovo davanti a un condominio, e suono all'appartamento che mi è stato indicato.
"Vieni pure su" dice.
Arrivo e mi trovo davanti un ragazzo che ho già visto: Clementino, uno dei miei cantanti preferiti.
"Clementino?", chiedo.
"Oh, mi hai sgamato" ride lui. "Bene, questo è l'appartamento... ma quanti anni hai?".
"Quattordici" dico.
"Ah... va bene".
Qui inizia la mia nuova vita, col mio nuovo coinquilino, con l'affitto e ora devo cercarmi un lavoretto part-time per poter pagare.
"Ti va di fare un giro?", mi chiede.
"Ok. Ma cosa ci fai qui a Milano?".
"Devo incontare un amico" risponde, e decido di non approfondire il discorso.

Qualcosa Di Strano || Rocco HuntDove le storie prendono vita. Scoprilo ora