CAPITOLO 47

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Arianna

"Togli le mani da lei" dice Andrea, con gli occhi ridotti a due fessure e i pugni stretti lungo i fianchi. Se non sapessi che non mi farebbe mai del male avrei paura del suo sguardo che va da me, a Rocco, e poi di nuovo a me.
"Come, scusa?", chiede Rocco", cercando di essere educato, ma so che in realtà è arrabbiato e potrebbe uccidere questo idiota.
"Hai capito benissimo" dice lui, fissando dritto negli occhi il mio ragazzo. Poi inizia a guardare me, e il suo sguardo si addolcisce, ma quando Rocco risponde: "Ringrazia che lei ci tenga ancora a te, se no ti ucciderei".
"Ah sì? Provaci" lo sfida, allargando le braccia e stampandosi un sorrisetto malefico sulle labbra. Lui sta per attaccarlo, ma io lo trattengo e con lo sguardo lo prego di lasciar perdere e ce ne andiamo.
Saliamo in macchina e ce ne andiamo: prima di lasciare la scuola guardo un'ultima volta quel ragazzo che non smette mai di sorprendermi. Mi sta guardando fisso, con gli occhi pieni di lacrime. Una gli riga la guancia, ma distolgo lo sguardo, prima che i sensi di colpa inizino a farsi largo nel mio cervello già incasinato.
"Ma mi spieghi perché era lì con te quello?", chiede Rocco, con un po' di gelosia nella voce.
Così gli racconto tutto, e quando ho finito leggo una nota di disappunto nel suo sguardo.
"Quel maledetto non ha cuore. Ha appena lasciato Marta, e già torna da te...".
"Lo so" commento. "Lo odio, e odio Marta per quanto è stata stupida!".
Prendo il cellulare e le cuffiette, e metto Stella Cadente. Rocco mi prende una mano e non diciamo più niente, non gli chiedo nemmeno dove mi sta portando.

Rocco

Si mette a ascoltare la musica e io le prendo una mano: la guardo di sfuggita, e vedo che muove leggermente la testa a ritmo e picchietta le dita dell'altra mano sulla gamba. Sembra quasi un angelo, e io non riesco a smettere di amarla. Non so come dirle che dovrò partire in tour, e non ci potremo vedere per molto... a meno che lei venga con me, ma so che i suoi genitori glielo impediranno.
"Siamo arrivati" le dico, scuotendole leggermente la mano.
"Ehi... oh, dove siamo?", chiede, come se si fosse appena svegliata.
"Siamo sul lago" la informo.
"Ah, già, si vede" dice lei, ancora un po' intontita.
"Ti va di mangiare qualcosa?", chiedo.
"Sì, ho molta fame" dice lei, tornando in sé.
Prendo dall'auto uno zainetto e sistemo il tutto sulla riva: metto una coperta, e sistemo i piatti e i bicchierini di plastica. Prendo i panini e una bottiglia di Coca, poi mi siedo e le faccio segno di sedersi accanto a me. Si siete e prende un panino: inizia a mangiare mentre io le verso un po' di bibita nel bicchierino. Lei estrae il cellulare e apre Retrica, seleziona un effetto e mi invita a fare una foto: ci mettiamo in posa e scatta.
"Oddio, ma è uscita benissimo!", esclama, e la posta su Instagram.
"Vero" affermo, e poi inizio a guardare il panorama. "Il lago è stupendo...", dico sognante.
"Come te" dice lei, arrossendo leggermente. Come è carina quando ha le guance arrossate...
"Perché mi fissi?", chiede lei, arrossendo ancora un po'. Non mi ero nemmeno reso conto che la stavo fissando.
"Perché sei meravigliosa" dico, sorridendo. "Soprattutto quando arrossisci".
Socchiude le labbra e si avvicina pian pianino, inizio anche io, finché le nostre labbra si incontrano. Ci baciamo dolcemente, e lei mi mette una mano sulla guancia. Vorrei durasse per sempre questo momento, in cui lei è tutta per me, e io sono tutto suo.
Ma veniamo interrotti dallo squillo del suo cellulare: come suoneria ha messo il pezzo che abbiamo cantato insieme.
"Pronto?", risponde lei, interrompendo il bacio.
Sento solo dei tratti di conversazione, e credo che sia sua madre. Per fortuna le ho detto prima che avevo intenzione di fare una sorpresa a sua figlia, e non le dice nulla su dove la voglio portare dopo.
"Ciao, mamma", la saluta, e chiude la chiamata, per poi riporre il telefono in tasca. "Dove eravamo rimasti?", riprende.
"A questo" le ricordo, ricominciando a baciarla.
"Ah, ecco" dice lei, senza staccarsi da me.
"Dobbiamo andare, la sorpresa non è finita" dico, questa volta interrompo io il bacio, purtroppo.
"Cosa?", chiede lei, dubbiosa.
La prendo per mano e la invito ad alzarsi: recupero tutto e saliamo in macchina.
"Dove mi porti, ora?", chiede lei.
"Vedrai".
Dopo un quarto d'ora di viaggio arriviamo alla mia meta: una gioielleria.
"Cosa ci facciamo qui?", chiede lei, sempre più curiosa.
Entriamo e le dico tutto: "Scegli la collana che ti piace di più, ci incideremo sopra le nostre iniziali".
"Cosa?", chiede lei sorpresa, sorridendo. Inizia a guardare tutto, e alla fine sceglie una semplice catenina argentata con un cuore che si divide in due, su cui facciamo incidere la lettera A e la lettera R.
"Sono bellissime!", dice lei, e la aiuto a mettersela. Lei terrà quella con la mia iniziale, mentre io quella con la sua.
"In confronto a te non sono niente" le dico, prendendole la mano. Guardo l'ora: sono le quindici, e credo che Ary debba tornare a casa, quindi entriamo in macchina e la riporto a casa: dopo pochi minuti di viaggio lei già dorme, così abbasso la musica e la lascio ai suoi sogni.

Qualcosa Di Strano || Rocco HuntDove le storie prendono vita. Scoprilo ora