CAPITOL0 59

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Arianna

"Chi è?", chiedo. Nella mia mente faccio una piccola lista di chi potrebbe essere: Siria, Marta, Andrea? Non voglio vedere nessuno dei tre, e spero segretamente che sia lui.
La porta della stanza si apre piano producendo un fastidiosissimo cigolio che mi urta il sistema nervoso.
Il mio cuore manca un colpo. Non può essere davvero lui. Rocco. Oh mio Dio. Il mio lato di fangirl sta esplodendo, ma il mio lato di ragazza innamorata spera ancora che mi ami.
"Devo parlarti" dice, senza nemmeno salutare, e con un'espressione seria in volto. "È molto importante".
"Cosa?", chiedo. Ci sediamo accanto alla finestra e lui inizia a guardare fuori, serio. Poi improvvisamente sorride.
"Ce l'abbiamo fatta" dice. "Abbiamo salvato tutti, principessa".
"Cosa?", esclamo. Allora non era un sogno?
Mi abbraccia, e restiamo così per un tempo lunghissimo, ma che dura comunque troppo poco per me. Poi mi racconta tutto: dopo il vuoto, si è ritrovato per strada, con un gran maldi testa e senza ricordare coe fosse arrivato lì. Poi però ha iniziato a mettere assieme i pezzi, finché ha capito. È arrivato qui e ha parlato coi miei genitori, che hanno detto di avermi trovata svenuta sul letto, mentre ascoltavo la musica. Così ha aspettato che mi svegliassi per potermi parlare.
"Davvero? Ce l'abbiamo fatta?", chiedo di nuovo.
"Sì" dice lui, baciandomi. Quanto mi erano mancate le sue labbra. Finalmente potremo ricominciare da zero, dimenticando ciò che tutti gli altri hanno già rimosso.

Qualche giorno dopo vengo dimessa, e torno a casa con Rocco. Ai miei genitori abbiamo spiegato che vuole assicurarsi che io stia bene, e che rimarrà da noi per un po'.
Ci sediamo in giardino, entrambi a gambe incrociate sul prato. È ancora dicembre, e solo ora ricordo che dovrò ancora fare gli esami. Però ora, nel mio vecchio Napapijri troppo leggero, penso solo che d'ora in poi andrà tutto bene, solo io e Rocco.
"Non hai freddo?", chiede lui.
"Sì" ammetto, ma non voglio rientrare: il sole rende sopportabile il freddo. E restiamo così, senza dire nulla per ore, le cose che potremmo fare sono così tante, ma decidiamo di restare semplicemente così, nella nostra calma.
Poco dopo decido di recuperare i compiti, e Rocco si offre di aiutarmi. Prendo il libro di storia e inizio a ripetere, e quando sbaglio lui ride, perché dice che sono divertente quando sbaglio. Non capisco cosa voglia dire.
Arrivati ad algebra iniziano i problemi: io sono negata, e Rocco pure, ma alla fine riusciamo a completare cinque equazioni su venti. Mi sento un genio. Finito anche il disegno di arte ci rendiamo conto che è ora di fare merenda, quindi rientriamo e troviamo la cioccolata calda, preparata da mia madre. Prendiamo anche i biscotti, quelli con gli smiley, e guardiamo un film, tutti e quattro assieme, ridendo in diversi punti, con un nodo in gola in altri. E, come sempre, va a finire che Rocco si addormenta.

Il giorno dopo decido di andare a scuola, quindi preparo velocemente lo zaino e metto i primi abiti che trovo: pantaloni della tuta neri, una felpa rosa e le mie vecchie Nike. Lascio i capelli sciolti e passo un filo di mascara sulle ciglia. Quando ho finito realizzo che sono in ritardo e chiedo a Rocco di accompagnarmi, dato che ho già perso il pullman.
Arrivati, vedo il cortile vuoto, sono già tutti in classe, e mi accompagna in aula per firmare la giustifica per l'entrata in ritardo. Appena entro, le mie amiche mi corrono incontro, abbracciandomi e chiedendomi se sto bene. Rocco se ne va, dandomi un bacio sulla fronte, e vado a sedermi. Hanno cambiato i posti, ora sono vicina a... Christian. È un mio amico, è molto simpatico, e gioca a Minecraft, come me. Dietro di noi ci sono Siria e Andrea, e noto nel suo sguardo una certa gelosia. Questa volta non ci cadrò, mi ha già fatto del male.
Controllo che il mio vecchio S2 sia spento e rimpiango il mio bellissimo A5, ma credo che mi accontenterò.
"Buongiorno" dice la professoressa. "Arianna! Vedo che stai di nuovo bene!", esclama.
"Sì, prof" dico semplicemente.
"Bene, oggi iniziamo i solidi. Chi sa dirmi cosa sono?", inizia la lezione.
"I solidi sono delle cose", scherza Christian, e per quanto la battuta faccia schifo, mi viene da ridere. I suoi occhi verdi brillano, e mi rend0 conto solo ora di quanto siano grandi.
"Christian e Arianna, capisco che non vi vedete da tanto, ma ora non è il momento delle chiacchiere" ci rimprovera la prof, facendo però mezzo sorriso. Ricomincia a spiegare e io disegno: la trovo un'attività più interessante.
All'una suona la campanella: siamo finalmente liberi! Saluto Christian esco di corsa dalla scuola. Cerco Rocco con lo sguardo, ma non lo vedo.
Sento dietro di me la voce del mio compagno di classe, che mi chiede se va tutto bene. Mi arriva accanto e per sbaglio mi tocca la mano, così ridiamo. Solo ora vedo Rocco. E ha un'espressione arrabbiata. Perché?
"Ehi" lo saluto, arrivando vicino a lui.
"Vedo che hai un nuovo amico" dice lui. "Ora sali in macchina".
"Non sarai geloso di Christian?", chiedo.
"E se anche fosse?", risponde.
"Ma andiamo, è solo mio amico", lo rassicuro.
"Lo spero" dice, stringendomi la mano.

Qualcosa Di Strano || Rocco HuntDove le storie prendono vita. Scoprilo ora